Agata era stata solo una volta alla stazione centrale delle diligenze, quando il primo anno di università aveva partecipato a una gita didattica nell'entroterra.
Da lì partiva una quantità smisurata di diligenze private e l'obiettivo dei due ragazzi era trovarne una che andasse nella loro direzione.
L'Ascendente fu immediatamente colpita dalla quantità di persone in abiti formali, doveva esserci un qualche convegno in città. Si rivolse al primo conducente che incrociarono per chiedere spiegazioni.
«Sono tutti della FSI, hanno l'incontro annuale a Levante tra qualche giorno. È un delirio» rispose lui in modo sbrigativo. Molte persone avevano notato l'aspetto esotico di Tseren e lo indicavano curiose.
«Ragazzo, come mai hai questi occhi particolari? Da dove vieni?» era un vecchio scienziato, lo si capiva chiaramente dalla coccarda con il simbolo della Fondazione Scientifica Internazionale appuntata al petto. Conteneva un motto in levantese, che tradotto significava "la prossima scoperta scientifica prima di tutto", racchiuso dai contorni dei due continenti; una linea magenta li attraversava esattamente in corrispondenza della catena montuosa, interrompendosi al centro per far spazio alla frase, come a voler rappresentare che quelle montagne non dovevano costituire un ostacolo per la FSI.
Gli occhi di Tseren erano troppo insoliti e Agata non si sentiva a proprio agio in mezzo a tutti quegli studiosi. Da un angolo remoto della sua mente emerse il ricordo allarmante delle voci che circolavano sulla Fondazione Scientifica Internazionale, molti giornalisti sostenevano infatti di avere fonti all'interno pronte a testimoniare centinaia di esperimenti su esseri umani. Agata rabbrividì e biascicando un 'abbiamo fretta' trascinò via Tseren.
Lo condusse all'interno del bazar della stazione, un'accozzaglia di negozi di vario tipo, ai piani superiori quelli di lusso, ai piani inferiori quelli economici e di seconda mano.
«Cosa succede?» chiese il levantino, frastornato da tutti quei colori, rumori e odori.
«Dobbiamo nascondere i tuoi occhi, queste sono persone che conoscono il mondo meglio delle loro tasche. E i tuoi occhi decisamente non sono di questo mondo...» spiegò lei entrando in un negozio che esponeva in vetrina un cumulo di occhiali di svariate forme e tinte. Agata ne prese un paio e senza dare a Tseren il tempo di obiettare glieli pose sul naso. La scelta non fu per niente facile, la ragazza cercava il paio perfetto, che mascherasse il colore degli occhi, ma al tempo stesso non risultasse sospetto. Voleva evitare che la gente pensasse che Tseren avesse qualcosa da nascondere.
Dopo circa un quarto d'ora Agata annuì soddisfatta. Tseren era terribilmente agitato perché mentre scendevano al piano inferiore, c'era stato un momento in cui aveva perso di vista la sua Ascendente. Era stata una frazione di secondo, ma uno dei momenti più terrificanti della sua vita. Trasformarsi in drago in un luogo pubblico, brulicante di gente, avrebbe significato una strage certa. Agata pagò gli occhiali e lui scosse il capo quando lei gli chiese se volesse guardarsi allo specchio. Quello che voleva era uscire da lì e al più presto.
Non appena furono fuori dal negozio afferrò la mano della ragazza, lei si voltò a guardarlo sorpresa, ma capì immediatamente quale fosse il problema e così strinse la presa guidando il levantino tra la folla. Continuarono a tenersi per mano anche all'esterno, perché c'era altrettanta confusione. Agata guardò soddisfatta l'aspetto di Tseren, aveva scelto delle lenti blu scure, in modo che il colore dell'iride sembrasse un riflesso causato dagli occhiali. Avevano una forma tondeggiante e gli stavano particolarmente bene, quindi poteva passare per una scelta di stile.
La ragazza aveva studiato con attenzione la mappa di Ponente e aveva soppesato a lungo le varie opzioni, l'idea migliore le sembrava dirigersi verso uno dei centri nevralgici principali, il più a est possibile, da lì avrebbero cercato un passaggio per le montagne. Non aveva tantissimi soldi, però non vedeva altre soluzioni per il momento. Qualora fossero rimasti al verde, avrebbero potuto prendere una nave, di certo il tempo aveva tutto un altro valore da quando aveva scoperto di avere cinquecento anni davanti a sé.
Tseren era talmente spaesato che non aveva modo di partecipare alle decisioni. Sarebbe stato in grado di ripercorrere al contrario il percorso fatto per arrivare, ma in più di un punto era riuscito a proseguire solo grazie alle sue capacità fuori dal comune, non era sicuro che con Agata al seguito sarebbe stato possibile.
Dopo aver chiesto informazioni a una dozzina di conducenti, i due trovarono finalmente una diligenza diretta a est con dei posti ancora disponibili. Gli altri viaggiatori erano due scienziati della FSI, un uomo e una donna, i quali squadrano dall'alto in basso la strana coppia di ragazzi con cui avrebbero dovuto condividere il mezzo di trasporto per qualche giorno.
Tseren si arrampicò sulla diligenza e prese posto accanto al finestrino, senza proferire parola. Aveva lasciato la mano di Agata con la stessa facilità con cui l'aveva stretta. Per quanto non avesse la minima idea di cosa fosse la FSI e non era in grado di valutare se costituisse un rischio viaggiare con loro, era stato educato ad avere il minimo contatto possibile con gli esseri umani, soprattutto quelli curiosi. E quei due davano l'impressione di essere piuttosto impiccioni.
«Siamo lontani parenti, sto andando a trovare la parte della famiglia che vive a Levante, no lui non parla ponentese...» stava spiegando Agata. «Voi invece dove andate?» chiese la ragazza.
Aveva imparato che il modo migliore per interrompere un interrogatorio era controbattere con una raffica di domande della stessa portata. Sono più le persone che amano parlare di se stesse che quelle interessate ad ascoltare, e la sua speranza era proprio che i due fossero abbastanza narcisisti da abboccare. Quando la diligenza partì, la donna stava ancora raccontando come fosse un gran privilegio essere invitati all'incontro annuale della FSI nella capitale di Levante. Solo il dieci percento degli impiegati di Ponente riceveva la convocazione.
Stavano per attraversare il cancello di uscita dalla stazione, incolonnati dietro a un serpente di diligenze, quando qualcuno bussò vigorosamente alla portiera.
«Avete ancora un posto?» esclamò un vocione con un accento marcato. Ricevette evidentemente conferma dal conducente perché la porta si aprì subito dopo. Il robusto levantino posò un piede sul primo gradino, facendo quasi inclinare il mezzo. Era un uomo sulla cinquantina, folti baffi grigi e occhi a mandorla miopi che si strinsero in una fessura per valutare se i compagni di viaggio fossero di suo gradimento.
«A quanto pare è impossibile evitare di prendere una diligenza con gentaglia della FSI oggi!» sbottò rude. «Almeno in questa ce ne sono solo un paio!» e salì a bordo.
I due scienziati rimasero allibiti dal commento schietto e maleducato, ma si strinsero per far posto al nuovo passeggero. Lui scelse però di sedersi accanto ad Agata, che scivolò più vicina a Tseren.
«Voglio vederle in faccia queste due canaglie!» disse lui, sempre in ponentese. Parlava correttamente, ma aveva una cadenza che rendeva abbastanza difficoltosa la comprensione.
«Le abbiamo fatto qualcosa in particolare?» disse acidamente la donna. Aveva i capelli raccolti in due trecce sottili, gli occhi a palla e le labbra carnose. Sembrava una quarantenne ma Agata ebbe l'impressione che portasse male la propria età. Lo scienziato al suo fianco grugnì, come per ricalcare l'affermazione della collega. Era completamente pelato, ma una barbetta castana gli colorava il volto. Aveva parlato poco fino a quel momento, in quanto la donna aveva cicalato ininterrottamente da quando si erano seduti, ma i pochi commenti che aveva fatto erano stati più acuti del chiacchiericcio della compagna.
«Dici a parte cercare di avvelenare il mondo?! Lo sanno tutti che siete in combutta con la Setta degli Audaci!» rispose secco il levantino mentre la diligenza si metteva in moto.
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L'ultimo dei Draghi [completata]
Fantasía{PRIMO LIBRO} Agata, studentessa modello con la testa perennemente tra i libri, è cresciuta a Ponente, il sonnolento continente dove la pace è legge. Da sempre sogna però di visitare Levante, la terra selvaggia al di là delle montagne. L'arrivo di...