Mi dispiace

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Andare alla Scala era da sempre stato il mio sogno. Era qualcosa di irraggiungibile, seppur vicino. Mi sono impegnata anni e anni per raggiungerlo, e dopo essere stati a Cortona, poi a Roma, poi a Londra, finalmente ci hanno dato l'annuncio della tappa successiva del tour.
«Jennifer non parte» mi disse Daniel quando eravamo da soli in camera.
«Cosa?!»
«La Scala è classico, lei ha deciso un'altra tappa»
«Quale?»
«Un'Accademia strana in Francia, non ci ho capito molto»
Una strana sensazione mi attraversò, poi si fece spazio nel mio petto con il nome Gabriel.
«Quindi neanche Gabriel parte?»
Le lacrime minacciarono di uscire dal mio lacrimogeno, e il naso iniziò a pizzicarmi.
Le labbra tremavano e mi coprii gli occhi prima di emettere alcun suono.
«Mi dispiace» mi disse venendo verso di me.
Mi accolse tra le sue braccia e caddi sulle sue spalle poco più alte del mio campo visivo.
«Come facciamo, adesso?» gli chiesi dopo un minuto buono.
«Andiamo a lezione, poi vedremo»
Il tono di voce di Daniel mi rassicurò, e mi precipitai in bagno per togliere ogni traccia di pianto.
Mi guardai allo specchio e vidi un fiore appassito, un vetro distrutto.
Non ti confondere, non hai tempo per l'amore... Mi dissi quando arrivai a Roma. Figurati, a Roma.
Cercai di scacciare il pensiero pensando a qualche soluzione.
Sarebbe potuto venire a stare in Italia, sarei potuta non partire...
No. Era tutto ridicolo, e tutto mi cadde addosso quando lo vidi nella Sala, con Jennifer, in lacrime.
«Sofia!» esclamò appena mi vide.
Mi corse incontro e mi gettai tra le sue braccia.
In quel preciso momento entrò anche Daniel, che subito abbassò lo sguardo alla vista di me e Gabriel insieme.
Cosa stavo facendo? Stavo rinunciando al ballerino che mi ha fatto arrivare fino a qui? Avevo mai pensato a cosa pensasse Daniel sulla nostra avventura?
«Allora ragazzi? Siamo pronti per l'Italia?» esclamò Laurette facendo la sua entrata nella Sala.
Gabriel e io la fulminammo con lo sguardo bagnato di lacrime e Jennifer annuì.
«Cosa succede, ragazzi?»
«La nostra avventura finisce qui» ammise Gabriel.
«No Gabriel!» ribattei scoppiando a piangere. «Ci rivedremo, faremo altre cose insieme!»
«Ma non possiamo più ballare»
«Lo so» dissi abbassando il tono.
«Sofia» mi chiamò Laurette. «Tranquilla, se non te la senti di andare alla Scala puoi rimanere qui»
«No» risposi singhiozzando «Io ci voglio andare, è il mio sogno da sempre... Ma non quello di Gabriel».
***
Il giorno della partenza arrivò, e io non avevo ancora trovato un modo per portarmi via Gabriel da Londra.
Sarebbe rimasto lì, a esibirsi, con altre ragazze. Senza di me. E io senza di lui.
Non riuscivo a sciogliermi dalle sue braccia. Lo baciai a lungo, mentre mi ripetevo che sarebbe venuto da me in Italia.
Non potevo stare lontano da Gabriel. E me l'ero detta. Non ti innamorare! Ripensai a tutti i momenti che avevo passato con lui. Le prese, le ferite, le scivolate, il sudore, il fiatone, i baci sotto il cielo di Londra...
Come potevo liberamene così facilmente?
«Sofia...» mi chiamò il tassista.
«No!» urlai singhiozzando.
Daniel mi guardò. Anche lui stava lasciando un probabile amore. Ed era reciproco. Jennifer si era innamorata di Daniel, ma Daniel lo era già di me.
Osservai a lungo i riccioli di Gabriel che riflettevano la luce, e che appena avrei varcato la porta, sarebbero rigirati verso la Sala e io non li avrei più visti.
Non ce la facevo. Voglio continuare a vedere il mio Arcangelo degli X-Men.
«Basta. Andiamo» dissi con non so quale coraggio.
Decisi di tenere gli occhi chiusi.
Jennifer baciò Daniel senza esitare, consapevole che sarebbe stata la sua ultima possibilità, e lui ne rimase sorpreso ma soddisfatto.
Baciai a lungo Gabriel tenendo gli occhi chiusi e mantenendoli, mi diressi verso il taxi. Il taxi che mi avrebbe separato dal mio partner, e non solo in fatto di danza.
«La nostra avventura finisce qui» mi disse sottovoce.
Non risposi, così che la sua prima parola e l'ultima si mantengano uguali.
Qui.
"Qui è dove balleremo"
"La nostra avvenuta tra finisce qui"

Raggiunsi il taxi ad occhi chiusi e mi sedetti accanto a Daniel. Laurette si sedette davanti.
Quando il motore iniziò a ruggire, aprii gli occhi, e davanti a me non c'era Gabriel.
C'era soltanto Londra. Londra che se ne andava. Londra che scappava da me dietro il finestrino di un taxi.
Tutto stava finendo.
Appoggiai la testa sulla spalla di Daniel, cullata dalle sue lacrime.
Ricominciai a piangere anch'io, disperata.
Forse era davvero la fine.
Ma soprattutto; Avevo veramente amato Gabriel?

È soltanto successo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora