Son sudata dappertutto!

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«...Sei, sette, otto!»
«Bene così...»
«Testa alta...!»
«Ottimo»
Ci fermammo nella posa finale sotto i comandi dell'insegnante della Scuola di Roma sudati fradici.
La nuova Sala era enorme, forse il quadruplo della nostra in provincia di Arezzo. Gli specchi erano immacolati ed era completamente vuota. Il parquet era lucido e si sentiva quell'odore di nuovo in ogni millimetro, in più il profumo di Daniel.
Ci trovammo subito in quella Sala perché essendo molto ampia, per eseguire il nostro pezzo di ammissione, ci prendemmo quanto più spazio possibile.
Forse solo il fatto che eravamo due invece che undici rendeva la Sala più grande.
Forse era solo più vuota. Forse ero io più vuota, senza le altre mie nove compagne.
Virginia...Chissà cosa starà facendo... Sarà andata a danza in questi giorni ad aiutare Stella? No., mi risposi da sola. Danza non c'è d'estate.
«Bravissimi, ragazzi, pausa!» disse infine Claudia, questo era il suo nome.
«Bello, no?» mi rivolsi a Daniel sorseggiando dalla mia bottiglia e asciugandomi la fronte con un asciugamano nella mano libera.
«Bellissimo» disse lui col fiatone.
«Son sudata dappertutto!» continuai allargando le braccia.
«Non oso pensare sotto i polsini! È una settimana che siamo qua e già abbiamo provato tre prese, tra cui una sottosopra. Vogliono uccidermi!»
«Son troppo pesante?» dissi oscillando in preda al fiatone e alla strana sensazione in gola.
«Si» sospirò lui stanco della solita domanda che gli profilavo ogni volta che faceva un commento sulle prese.
Sorrisi mentre mi aggiustavo la coda e mi tirai verso il ginocchio i panta-collant trasudanti di sudore.
Addentai una barretta alla frutta e la lasciai ricadere sulla borsa.
«La riproviamo un attimo?» mi chiese Daniel roteando i polsini sul braccio.
«Va bene» dissi ingoiando l'ultimo boccone.
Mi posizionai accanto a lui e lo guardai negli occhi, nei suoi grandi occhi scuri. Incrociammo le braccia per fare la presa e portai il mio piede sulla sua coscia, poi l'altro sulla spalla opposta. Lui mi tirò su senza problemi, e quando sentì che stavo per cadere mi afferrò in un batter d'occhio.
Già avevo visto la mia faccia spiaccicata sul parquet, invece vidi i suoi occhi a pochi centimetri dai miei. Forse in un altro momento avrei trovato scomoda questa posizione, però aspettai che fosse lui a lasciarmi, e non lo fece.
«Io non ti farò mai cadere» mi sussurrò.
«Mi piace!» esclamò Claudia entrando. «Come siete finiti in questa posizione?»
«Stavo cadendo e mi ha afferrata al volo» spiegò poggiando una mano in terra per divincolarmi.
«No, no, ferma! È perfetta! Daniel ti fa male?»
«Per niente» disse allungando gli angoli della bocca in giù.
Io essendo ancora sottosopra buttai la testa indietro per guardare Claudia negli occhi, mentre mi spostava i piedi e le braccia per rendere tutto esteticamente più bello.
«Siete bellissimi. Musica al pianoforte e balletto con significato. Donna e uomo. La lotta sul comando e la vittoria maschile e una posa come la Pietà di Canova è perfetta come finale. Ottimo ragazzi, da capo. Poi prima di fare questa fermatevi e la riguardiamo»
Non si è fermata un secondo da quando ha iniziato. Claudia è così. È iperattiva e ha sempre voglia di fare cose spericolate e che lasciano col fiato sospeso anche noi ballerini.
«Sì o no?» ruggì con la sua voce rassicurante.
«Sì!» esclamammo io e Daniel scendendo dalla Pietà.
Ripensai un attimo a come mi sentii quando avevo il viso accanto a quello di Daniel, ma rifiutai di arrivare a quella conclusione perché avrei dovuto passare quattro mesi nella solita Sala, stanza d'albergo e letto, e innamorarmici non era nei miei piani.

È soltanto successo Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora