Quello che pensavo.

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L'aeroporto era fitto di gente, ma a me pareva vuoto. Presto avrei lasciato tutto alle mie spalle.
Sarei salita di livello, avrei esaudito il mio sogno.
Ma perché mi era confusa con l'amore?
Sperai che da qualche angolo spuntasse Gabriel con sulla bocca la frase "sorpresa", ma non fu così.
Mi alzai sulle punte per scorgere qualcosa o qualcuno intorno a me oscillando il manico della valigia, e Laurette se ne accorse.
Daniel continuava a guardare il telefono, forse aspettava un messaggio di Jennifer.

•Vabbè, comunque ne riparliamo domani.
•Va bene, a domani Sofi

Io e Gabriel non parlavamo sul cellulare da due sere prima. Non abbiamo parlato tanto sui social. Ci vedevamo ogni giorno a tutte le ore, lo abbiamo ritenuto inutile.
Adesso però, avrà senso scrivergli qualche volta in più. Non riusciremo a sostenere una relazione a distanza... Così distante.
L'aereo partì. Mi sentivo vuota, molto vuota. Come se avessi lasciato qualcosa in quella città e sentissi di dover scendere a prenderla.
Mi misi le cuffie e osservai Daniel nel seggiolino davanti al mio.
L'aereo era completamente bianco.
Bianco...
«Daniel...» dissi togliendomi una cuffia aspettando che rispondesse.
«Dimmi» rispose abbassando il volume della musica senza guardare.
«Non lo so» dissi, -non lo sapevo davvero- «Solo che... Ho sempre voluto ballare alla Scala, però ora mi sembra come se non volessi...»
«Vieni qui accanto a me»
Ubbidii e continuò guardandomi negli occhi «Non so cosa mi stesse passando per la testa il giorno in cui mi sono fidanzato con Jennifer. E non so cosa mi spinga a voler continuare la relazione. Non ho mai creduto nelle relazioni a distanza. Mai. E tu lo sai benissimo. In ogni modo, ora siamo qui. Ho lasciato tutto alle spalle, e non parlo di Jen. Parlo del Teatro di Cortona. Quante probabilità c'erano che saremmo arrivati a ballare alla Scala?»
Ci guardammo negli occhi finché non mi sorrise.
«Quello che pensavo»
Mi rimisi l'auricolare e mi addormentai senza preavviso.
Mi svegliò la mano di Laurette sulla coscia.
Dopo poche ore, eravamo nel nostro appartamento che ci avrebbe fatto da casa per diversi anni.
Appena, però, entrammo nel Teatro della Scala, non mi sorprese tanto la vista di un teatro così prestigioso, famoso o l'odore di teatro che solo gli artisti sentono...

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