Aspettavo con molta ansia il suono della campanella che avrebbe segnato l'inizio dell'intervallo: guardai l'orologio e ancora non era passato che il primo quarto d'ora di lezione. -Che palle- sussurrai piano e intanto mi allungai sul banco per stiracchiarmi. Noto che la lezione non deve essere apprezzata da molti: ogni tanto si notano alcuni che sbadigliano annoiati, altri (come nel mio caso) fingono di essere interessati e di aver seguito tutta la lezione: talvolta annuiscono e sorridono quando il professore prende a fissarli, ma lo fanno solo per evitare seccature; infine vi sono quelli che, calando un libro davanti al banco continuano a messaggiare, incuranti di tutto e di tutti. Strane espressioni si dipingono sui loro volti: a volte, dopo aver visto il display del telefono illuminarsi sorridono trionfanti come se volessero dire: -Si, cazzo mi ha scritto!- ; oppure altri afferrano svogliatamente l'I-phone per mettere a tacere eventuali seccatori... Beh, io mi limitavo a guardare fuori dalla finestra e vedevo un cielo sereno, vedevo lievi nuvolette candide che si rincorronevano incessantemente spinte dal vento primaverile, e per un momento mi scordai di quello che stavo facendo, i miei pensieri vanno a confluire tutti nello stesso argomento: Lui. Sto pratiamente sognando, lui e io insieme che passeggiamo per le vie della città, le nostre mani talvolta si sfiorano per poi ritornare in fretta al loro posto, lui si ferma e mi afferra per la vita: i nostri occhi iniziano a fissarsi, sento il suo profumo che mi stordisce e mi ritrovo così tra le sue braccia muscolose. Increspa le labbra, segno che sta per dire qualcosa e facendo questo intanto si avvicina fino a quasi azzerare la distanza tra di noi: chiudo gli occhi...DRIIIN! La campanella suonò inconfondibile, per un momento rimasi a fissare la lavagna, dove in tutto quel tempo il professore non ha fatto altro che tracciare schemi e fare disegni. Venni risvegliata da una mano che mi toccò la spalla, mi voltai di scatto e mi ritrovai davanti la faccia inconfondibile di Evelin: la mia migliore amica. "Tu mi dovevi parlare, o sbaglio?" - mi sussurrò in un orecchio. "Vieni con me"- risposi mantenendo lo stesso tono di voce. Stando molto attente affinchè nessuno ci seguisse, la presi per un braccio e la trascinai dietro di me. Scendemmo le scale e ci andammo a rifugiare in un luogo apparentemente sicuro e libero da orecchie indiscrete.
"Evy...-cominciai- sai, io..."
"Parla"-incominciò lei.
"Veramente io...- feci una pausa, trassi un grande respiro- penso proprio di amarlo"
"Cosa?? ma a chi ti riferisci?"
Trattenni il respiro perchè in quel preciso istante il mio sguardo andò ad incontrarsi con quello di lui. Abbassai lo sguardo imbarazzata e ripresi a guardare Evelin, che mi fissava con un'occhiata interrogativa. Feci un cenno con la testa che spostò la sua attenzione sul ragazzo biondo che si trovava dall'altra parte del corridoio.
"No, Darcy (questo era il soprannome che mi aveva attribuito, estrapolato dal nostro libro preferito: Orgoglio e Pregiudizio), dimmi che stai scherzando!" Fissai prima lei, poi il mio sguardo si posò su di lui, girato di spalle. Pregai che lei potesse capirmi, ma intanto le dissi: " Ne riparliamo più tardi" e insieme ci avviammo a raggiungere le altre che erano in fila per la merenda. Un'ultima, fugace occhiata vide lui scomparire dietro l'angolo, affiancato dal suo migliore amico. Sospirai profondamente. Io semplicemente vivevo per quello: per incontrarlo all'intervallo e per guardarlo per pochi istanti dritto nei suoi occhi blu oceano, per incrociarmi "casualmente" con lui quando all'uscita andavamo al deposito-bici...Questo era il motivo per cui ancora non ero caduta in uno stato di depressione dovuta allo stress e agli affanni quotidiani. Lui era la mia ragione di vita e, anche se probabilmente non sapeva nemmeno della mia esistenza, tutto questo mi rendeva immensamente felice. Non potete nemmeno immaginare quanto.
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Grazie, Evelin
Chick-LitTutto quello che leggerete in questo libro è reale. Qui subentra la vita vera, quella che viviamo tutti noi. Quella che molti di noi non sopportano e quella che alcuni non riescono a cambiare. Come si fa ad andare avanti quando tutto il mondo sembra...