Pazzoidi part one

249 7 0
                                        

Una volta scesi dal pullman, ci guardammo intorno per ammirare il paesaggio: corsi fino alla balconata che dava sul mare e cominciai a scrutare l’orizzonte. Chiusi gli occhi abbandonandomi alla leggera brezza marina. Fu allora che per un attimo, per un millesimo di secondo provai nostalgia per l’Italia. Il nostro mare certamente non aveva nulla da invidiare a questo inglese che sembrava un’unica macchia uniforme e torbida. E d’un tratto quel mare mi mancava, mi mancava l’acqua verde smeraldo, le grotte inesplorate, gli scogli taglienti e scivolosi, mi mancavano persino le viscide meduse marroni, che ero solita accarezzare sulle cupole giallognole. Poi riaprii gli occhi e mi ritrovai a fissare quel mare che avevo davanti. Infine realizzai  che l’unica cosa che avrebbe reso quel posto sopportabile, era la sua presenza, nient’altro. Evelin mi trascinò per un gomito, dal momento che, come sempre, ero troppo immersa nei miei pensieri per notare che eravamo rimaste indietro dal gruppo. Così ci avviammo verso le cabine per cambiarci. Terminata l’operazione, uscimmo armate di occhiali da sole, crema solare, giornalino con i sudoku e una buona dose di pazzia. Una volta sotto l’ombrellone, io aprii il giornalino con i sudoku e presi la penna per mettere in moto i neuroni. Evelin, che non aveva pensato a portare con sé un passatempo, si ritrovò ben presto a sbadigliare e a disturbare la quiete pubblica, ovvero la mia… tipico. Quando si accorse che stava parlando al vento, mi tirò via dalle mani il giornalino e lo buttò dietro alle sue spalle. Quindi mi chiese di degnarla di un minimo di considerazione. Io la guardai con uno sguardo scettico e, senza dire niente, mi alzai dalla sdraio per recuperare i miei sudoku. Evelin, sdegnata si girò dall’altra parte e fece finta di interessarsi a raccogliere dei sassolini bianchi per poi fare delle scritte sulla sdraio. Molto divertente, devo dire, pensai ridacchiando. Poi Evelin tirò fuori dalla borsa la bottiglia d’acqua e di scatto si girò verso di me, facendomi una doccia e riducendo in poltiglia i miei sudoku. Mi voltai e la guardai come un gatto guarda un topo. Poi la presi per un braccio e la trascinai direttamente in mare, dove si fece un bellissimo tuffo. La guardai con aria soddisfatta, finchè non uscì dall’acqua e non venne a prendere pure me, per destinarmi alla stessa sorte. Una volta in acqua, facemmo la lotta per affogarci a vicenda (ovviamente per finta), quando mi accorsi che mezza spiaggia ci stava guardando. Quindi iniziai a nuotare in maniera molto snob, facendo finta di niente. Evelin mi raggiunse e disse:

-Perché non fai finta di affogare?-

-Perché sembro una stupida-

-No, intendo dire, perché non fingi di affogare realmente!-

-Perché dovrei?-

-Perché quando uno affoga, qualcuno deve pure tirarlo in salvo… e se lui viene a salvarti, dovrà per forza tenere alla tua incolumità-

-Scordatelo!-

-Immagina lui che si toglie la maglietta e che nuota verso di te con i suoi bicipiti contratti…-

-Tu sei pazza-

-E che ti porta a riva tutto gocciolante…-

-Smettila-

-Magari poi ti fa la respirazione bocca a bocca!-

-Evelin! Basta dire cazzate! Questa è la realtà, non un film!-

-Se non lo fai tu, lo faccio io-

-E per ottenere cosa? Chi ti dice che verrà proprio lui?-

-Al tre vado, tu coprimi-

-Tanto non lo farai, non sei così stupida-

-Tu mi sopravaluti, allora-

-Evelin, ti prego, se ne accorgeranno che è tutta una balla!-

-Non se tu mi aiuti-

-Non ci riesco, non ci riesco-

-Tre…-

-Non sono più tua amica-

-Due…-

-Cosa faccio io intanto?-

-Uno…-

-Me ne ricorderò-

-Un giorno mi ringrazierai- disse prima di scomparire sott’acqua

Allora era il mio turno, dovevo in un qualche modo stare al gioco e coprire le spalle alla mia amica.

-Aiuto! Aiuto!- gridai, e qualcuno dalla spiaggia balzò in piedi e prese ad esaminare il tratto di mare in cui ci trovavamo io e la mia amica. Intanto io dovevo cercare di aiutare Evelin affinché tutta la scena risultasse più credibile. Ed Evelin ci stava dando dentro, mi saranno arrivati come minimo due calci sulla pancia, ed in un’occasione aveva afferrato i miei capelli come se fossero una corda…neanche stesse affogando realmente. Intanto un tipo nuotava verso di noi, non riuscivo bene a capire chi fosse perché, per venirci incontro più velocemente, si immergeva spesso sott’acqua. Intanto la mia amica scema continuava a divincolarsi come un’anguilla, anche perché di lì a qualche metro aveva notato un grosso pesce argentato. Quando notai quel bestione, per poco non svenni, perché bisogna ricordare che io ho sempre avuto paura degli animali marini, specialmente quelli che non conosco. Così al povero malcapitato toccò salvare non una, ma due ragazze in pericolo che più o meno volontariamente stavano mettendo in atto quel teatrino. Intanto dalla spiaggia numerose persone si erano levate in piedi e osservavano la scena con le mani a schermo davanti agli occhi per ripararsi dal sole. Finalmente il ragazzo ci raggiunse e solo allora potei sollevare lo sguardo, cercando di assumere un’espressione spaventata, ma nello stesso tempo di ammirazione e sollievo per il soccorso. Quindi sbattendo sensualmente le ciglia, sollevai il mento e chi mi ritrovai ovviamente davanti??

Il bagnino…

Non voglio neanche lontanamente immaginare quale sia stata la mia faccia in quel momento perché, non appena mi guardò, scoppiò in una fragorosa risata e mi chiese:

-Are you ok?-

-Yes… more or less- Perfetto, ora mi lasciavo anche sfottere dal bagnino…

Quello, che, come sapevo, si chiamava Adrian, si immerse nuovamente, questa volta tirando fuori Evelin, che per tutto il resto del tempo rimase beatamente sdraiata sulla sua schiena, circondandogli il collo con le braccia. E intanto quello nuotava veloce come un razzo, tant’è che presto rimasi indietro di una quindicina di metri. Sola in un mare inglese pieno di pescioni enormi… e intanto la mia migliore amica stava tenendo occupato l’unico bagnino della spiaggia. Ma come ha potuto non pensare che sarebbe stato il bagnino a venirla a soccorrere, insomma, era lì sulla sua torretta che scrutava il mare mentre giù sulla sabbia quattro ragazze smorfiose lo stavano importunando. Non mi era ancora chiaro il piano di Evelin, anche se mi consolava il fatto che ella, dopo aver realizzato che Adrian era arrivato, mi aveva rivolto un occhiolino come se volesse dire che tutto stava andando come previsto… ma se pochi minuti prima mi aveva detto che Mario sarebbe venuto a salvarmi!? Boh ormai non riuscivo a capirci più niente, cercavo solo di nuotare velocemente, senza pensare ai pesci. Guardai Adrian davanti a me che stava ormai raggiungendo la riva e pensai a tutte le ragazze che lo avrebbero ampollosamente elogiato oltre misura per la sua tempestività e per il suo coraggio. Egli infatti, come tutti i bagnini d’altra parte, era corteggiato da mezza spiaggia e passava gran parte delle sue giornate a sbadigliare mentre un corteo di ragazze gli faceva la sfilata di fianco, sfoggiando i loro nuovi bikini e l’abbronzatura color  caramello. Infondo Adrian era una persona semplice e non si lasciava abbindolare da tutti quei fronzoli e da un bel sedere. Era di carnagione scura a causa dei tre mesi in cui rimaneva interamente esposto al sole, aveva una muscolatura possente e delle grandi spalle. Aveva gli occhi color verde smeraldo e i capelli color miele. Bastava coglierlo mentre rideva o mentre ti fissava con quegli occhi strepitosi e potevi ufficialmente dire di essere follemente pazza di lui

Grazie, EvelinDove le storie prendono vita. Scoprilo ora