Illusioni

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Ero stesa sul letto a pancia in giù e guardavo Evelin che si truccava davanti allo specchio. Era tutta in tiro per l’appuntamento con Adrian che avrebbe avuto luogo nel giro di un’ora. Valanghe di vestiti giacevano ovunque sparsi qua e là nella nostra stanza. L’armadio era stato letteralmente capovolto. Con Evelin va sempre a finire così: parte provandosi i vestiti più eleganti, poi mette insieme i completi più appariscenti, per poi scegliere l’ultima maglia che si trova in un angolo sperduto della valigia. Paradossalmente sono le cose semplici che in genere colpiscono. Comunque non si rinuncia mai ai particolari, i dettagli fanno la differenza: una collana verde smeraldo, per richiamare gli occhi, un filo di eyeliner argentato, dello stesso colore della maglia e uno spruzzo di profumo, hypnotic posion di Dior (provatelo perché è fantastico). I pantaloncini di pizzo neri le mettevano in risalto i fianchi e la vita sottile e i capelli erano raccolti in uno chignon praticamente perfetto, ma una ciocca di capelli era stata volutamente lasciata fuori dalla pettinatura, e le ricadeva di fianco al viso, riccia più che mai.

-Basta, sei troppo bella!- dissi

Evelin si alzò sulle punte per sistemarsi la spallina del top e infine fece un passo indietro guardandosi allo specchio nella sua intera figura e in tutto il suo splendore.

-Gli piacerò secondo te?- chiese preoccupata

-A chi non piaceresti?-

-A tutti!-

-Ma stai zitta, piuttosto vieni qui che ti allaccio i bottoni dietro-

Improvvisamente sentimmo un fruscio di foglie e subito dopo un tuono. Perfetto… ci mancava il diluvio universale. Evelin premette una mano contro la sua fronte, disperata, ma prima che potessimo dire qualcosa, sentimmo un piccolo colpo alla finestra e subito dopo un altro. Il tipico sassolino che richiama la bella ragazza ad affacciarsi alla finestra. Ci precipitammo nel salone e ci posizionammo ai lati della finestra, schiacchiate contro il muro, attente a non farci vedere. Poi ci guardammo a vicenda.

-Pronta?- esclamai

-Pronta!- e insieme ci affacciammo alla finestra.

Quello che vidi allora è in assoluto la cosa più dolce che io abbia mai visto in tutta la mia vita. Adrian era lì, con i capelli bagnati, fradicio come un pulcino e stava chinato a terra in cerca di un altro sassolino da lanciare. Non appena lo ebbe trovato, si rialzò in piedi e fece per gettarlo, ma poi, alla nostra vista rimase lì, paralizzato, con la bocca semi aperta. In mano aveva un giglio bianco, che risaltava nell’oscurità e i suoi occhi brillavano anche al buio.

-Quanto è carino…- incominciai

-Eh già- rispose Evelin ancora imbambolata per quella visione

Poi lui parlò con quella sua voce strepitosa e disse solo: “Hi, beautiful!”

Sentii le ginocchia di Evelin cedere, tant’è che dovette aggrapparsi a me per non cadere. Dopo una serie di pizzicotti, riuscii a riportare la mia amica alla realtà e guardammo Adrian arrampicarsi sull’albero vicino alla nostra casa.  Una volta arrivato all’altezza della finestra, afferrò un ramo con entrambe le mani e, con uno slancio, si dondolò fino al nostro balcone. Noi  due lo afferrammo per le braccia muscolose e quando fu sul davanzale, guardò prima me e mi sorrise, poi posò gli occhi su Evelin e sfoderò il miglior dei sorrisi.

-Che gran figo- sussurrai appena

-Puoi dirlo forte!-

-Vi lascio soli-

-No, non te ne andare, please-

-Evelin, fai a modo e ricordati perché lui è qui-

-A dopo, scema-

-A dopo, scema-

E me ne tornai in camera mia, stendendomi sul letto. E pensai. Pensai a quanto sarebbe stato bello essere come Evelin. Pensavo a cosa sesse facendo Mario in quel momento. E pensai a quanto mi sarebbe piaciuto sapere se la mia immagine era nei suoi  sogni, come la sua era nei miei... E’ dura essere innamorate, ragazze mie, quando pensiamo a lui, ci perdiamo in un mare di pensieri, formuliamo conversazioni immaginarie, immaginiamo scene perfette che probabilmente non accadranno mai, e infine spesso ci chiediamo il perché di tutto questo. Ci poniamo domande del tipo: “Perché su un miliardo e duecentomilioni di ragazzi che popolano questo mondo, ho scelto proprio lui?” , oppure “Perché mi impunto su questa persona che non fa altro che farmi soffrire e trascuro tutti gli altri, che mi fanno ridere e divertire?” , e alla fine l’unica ed emblematica domanda, rimane questa: “Perché lui non mi ama?”

Poi, dopo un’attento ed accurato elenco dei nostri difetti e delle motivazioni per cui potremmo non piacere a lui, ci fermiamo di scatto e pensiamo: “Ma alla fine chi ha mai detto che lui non mi ama? Quando mai ho sentito uscire quella frase dalla sua bocca?”. Poi però ci riscuotiamo e diciamo: “Se ti amasse realmente, verrebbe a prenderti, correrebbe da te il più presto possibile per evitare che altri prima di lui possano averti”. E qui abbiamo nuovamente la fase dei perché e dei cali di autostima. E poi finisce sempre così: mandiamo tutto il mondo a fanculo, buttiamo il telefono dall’altra parte della stanza, spegniamo la luce e ci infiliamo sotto alle coperte, pensando a quanto lo odiamo e a quanto vivremmo bene senza di lui. E la mattina, quando ci alziamo, la prima cosa che facciamo è pensare a quel nome che ci ha assillato tutta la notte e involontariamente ci compare un sorriso sulle labbra.

Conclusione di tutti i nostri viaggi mentali: COME DELLE CRETINE NOI RIMANIAMO LI’ AD ASPETTARLO, PER UN GIORNO IN PIU’.

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E ora ditemi quante di voi pensano a tutto questo prima di addormentarsi!

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 09, 2014 ⏰

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