Driin! Driin! Driiiiiin! Crash!
Un rumore profondo, come di vetri rotti mi fece sobbalzare dal cuscino. Avevo fatto cadere la sveglia nel tentativo di spegnerla tempestivamente. Imprecai a bassa voce sbadigliando sonoramente: era lunedì...partiamo bene!
Mi alzai dal letto cercando di non pestare i resti della defunta sveglia e aprii l'armadio: tirai fuori un paio di leggins a fiori, una canotta con il bordo pizzato beje e una maglietta verde scuro abbinata al motivo dei pantaloni. Scesi al piano di sotto per fare colazione e, dopo aver terminato una serie di necessarie operazioni, mi infilai gli stivaletti borchiati beje e uscii di casa sbattendo la porta alle mie spalle. Mentre pedalavo velocemente verso la scuola, il vento mi scompigliava i capelli, che fluttuavano in tutte le direzioni, mentre il freddo screpolava le mani e colorava le mie guance di rosso. -Sta arrivando l'inverno- pensai -Che due scatole!-. Arrivai al cancello e legai la mia bici al solito posto, poi mi incamminai verso l'entrata della scuola; davanti a me, proprio qualche metro più avanti, stava Filippo, che percorreva la mia stessa strada: non me ne iportava niente, quindi spostai la mia attenzione sull'auto appena parcheggiata della prof. Guidetti, l'insegnante di latino.- Buongiorno, professoressa- dissi sorridendo- lei ricambiò. Arrivai alla rampa, al culmine della quale si ergeva tutto l'edificio scolastico. Odiavo salire quella rampa, perchè facevo fatica a camminare lungo una linea retta, ma sbandavo qua e là a causa della pendenza,dando l'impressione di avere le gambe storte, o di avere bevuto vodka in prima mattina, e ciò non era assolutamente l'idea che volevo trasmettere agli altri di me. Comunque, mettiamo da parte i miei ragionamenti privi di un rigore logico del lunedì mattino. Il ragazzo davanti a me aveva appena varcato la soglia dell'entrata, quando ad un tratto si voltò nella mia direzione: ora ci stavamo guardando dritti negli occhi. Per un attimo il tempo sembrava essersi fermato: il mio cuore iniziò a battere alla velocità della luce, così forte che avevo paura che potesse essere udito da lui. Mi stava tenendo la porta aperta perchè altrimenti, se l'avesse lasciata di colpo, mi sarebbe finita sicuramente in faccia. L'unica cosa che riuscii a dire fu un debole -Grazie-. Mentre lui abbozzò una specie di sorriso che difficilmente poteva essere visto da chi si trovava più distante, ma non da me. Procedetti salendo le scale con la vista del suo di dietro per tutto il cammino, cosa che mi pareva alquanto imbarazzante, infine ci separammo. A questo punto la mia mente cominciò a vagare liberamente in un mare di pensieri.
Quanto è bello... e i suoi occhi erano così... e poi mi ha sorriso...
ma che cazzo sto dicendo?? Silvia, svegliati! Quello ti ha solo tenuta una porta aperta, chiunque l'avrebbe fatto! Smettila di illuderti inutilmente, tanto lui nemmeno ti guarda...
però quel sorriso è uno dei più meravigliosi e mozzafiatanti che io abbia mai visto, e la sua voce...
ma se non ti ha nemmeno parlato! Ti stai immaginando tutto! Questa non è la realtà, la realtà è che...
Buongiorno Silvy! Una mano si era poggiata sulla mia spalla e qualcuno aveva pronunciato il mio nome...il cuore incominciò a battere all'impazzata e per un momento mi trovai in uno stato di provvisoria alienazione mentale. Respirai profondamente e mi girai di scatto: Alice era in piedi di frontte a me con un sorrisetto smagliante stampato in faccia. -E' solo Alice- dissi piano- e nel mio tono di voce c'era l'evidente presenza di una certa nota di malinconia.

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Grazie, Evelin
ChickLitTutto quello che leggerete in questo libro è reale. Qui subentra la vita vera, quella che viviamo tutti noi. Quella che molti di noi non sopportano e quella che alcuni non riescono a cambiare. Come si fa ad andare avanti quando tutto il mondo sembra...