Ten.

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Sono sdraiata a letto con l'aria condizionata a manetta.
Sono passati otto giorni, otto giorni dall'ultima volta che ho sentito la voce di Christian.
Dirlo ai miei genitori non è stata per niente un'impresa facile, mia mamma sembrava che si stesse mettendo a piangere, peggio di me.
Mio papà, invece, è rimasto quasi contento dal fatto di avermi tutta per lui. Si, Chris gli piaceva, ma si sente comunque sollevato a sapere che sua figlia è libera.
"Evidentemente, se la tua storia con Chris è finita, significa che non è chi pensavi che fosse." Ha detto, e ha ragione, forse Chris non è chi pensavo che fosse, cioè il ragazzo che ho sempre desiderato di avere, e nell'ultima settimana mi ha dimostrato tutt'altro.
Sto valutando l'idea di andare a Madrid insieme a Travis, e ad Ame, ovviamente.
Il rapporto con Travis sta cambiando, è sempre il ragazzo egoista e presuntuoso di qualche settimana fa ma si è dimostrato anche premuroso e simpatico.
Una vacanza insieme a lui non mi farebbe male, non ho mai avuto amici maschi e mi piacerebbe averne uno.
Il problema, ovviamente, sarà convincere i miei genitori.
Non lasceranno mai che Travis mi accompagni a Madrid, neanche sapendo che oltre a noi ci sarà Ame.
Nel contempo, sono riuscita a essere assunta al District, faccio lo stesso turno pomeridiano di Ame, ma i miei genitori non sanno niente di tutto questo.

Mia mamma tamburella le dita sul cruscotto della macchina.
Stiamo andando a una cena a casa della responsabile di mia mamma e stasera dovranno discutere sul fatto di riuscire a far diventare responsabile anche mia mamma, una vice-responsabile, diciamo.
Questo, significherebbe prendere uno stipendio più allargato di quello che già prende, e qualche soldo in più ci farà comodo.
Mio papà innervosendo a vedere mia mamma così nervosa.
«Rilassati, Aislin.» Dice, mettedole una mano sulla coscia.
Lei sbuffa e sta zitta.

«Lei é Yasmine?» Chiede una signora con i capelli biondi legati in uno chignon, mi preme una mano sulla spalla e mi rivolge un sorriso smagliante, tanto da far sorridere anche me. «Che bella ragazza, io mi chiamo Karen.» Mi porge la mano e io faccio altrettanto. «Entrate pure.»
Mi faccio strada in salotto.
La tavola è a tema di rosso, il parquet di legno luccica e le pareti sono bianche.
Guardo le foto appese al muro e mi sorprendo a vedere una faccia conosciuta, mi avvicino meglio.
Travis?
Mi giro verso la donna. «Ma, Travis è suo figlio?»
«Già. Ciao, Yasmine.»
Mi giro verso le scale.
Indossa una maglietta bianca e dei pantaloni color cachi.
Non mi sarei mai aspettata di venire a sapere che il ragazzo che.. che Travis è il figlio della capa di mia mamma.
«Voi vi conoscete?» Chiede la signora alle mie spalle, annuisco senza distogliere lo sguardo da Travis.
Sono imbambolata, troppo impegnata a pensare come sia possibile che devo trovarmelo ovunque io vada.
Scende le scale e va a presentarsi ai miei genitori, mio padre non sembra guardarlo molto bene, forse lo spaventa il fatto che io e lui ci conosciamo.
Questa è una buona occasione per far conoscere Travis ai miei genitori, così che magari, tra qualche giorno potranno autorizzarmi a partire con lui e Ame.
«Portala a vedere la casa, Travis.»
Lui annuisce e mi fa strada.
Le scale sono fatte di un marmo macchiato, che va dal grigio al nero.
Tutte le pareti sono bianche a parte quelle della camera di Travis, che sono nere.
«Questo è tutto.» Dice. «Non avrei mai immaginato di trovarti qui, non conoscevo la collega di mia mamma, anche se mi parla spesso di lei.»
Alzo subito la testa. «Parli di.. di mia mamma?» lui annuisce. «E cosa ti dice, di lei?» Chiedo, pervasa dalla curiosità.
«Pff, che è una pessima lavoratrice.»
Gli do un colpetto sul braccio e lui sghignazza.
«Scherzo. Dice toltalmente il contrario, che è un'ottima lavoratrice e da quando ha iniziato a far parte della loro azienda, c'è molto più lavoro. Ai clienti piace.»
«Davvero?»
«Si! E ha detto che le piacerebbe farla diventare una vice capa.»
Mi si illuminano gli occhi. Sono così fiera di lei. «Che vantaggio conquisterebbe lei, diventando vice capa?»
«Non lo so, guadagnerà di più, sicuramente.» Si siede sul letto e allunga un braccio verso me. Mi siedo accanto a lui
«Dobbiamo parlare ai tuoi di Madrid.»
Scuoto la testa.
«Perché no? Non vuoi più andarci?» Chiede, con un accento triste nel suo tono.
«Certo che ci voglio andare, ma prima voglio aspettare il mio stipendio. So che con i soldi del District non riuscirò a pagarmi il viaggio, e devo trovare un modo per riuscire ad andarci lo stesso.»
«Ti darei io quello che ti manca, non ti fare problemi.»
Spalanco gli occhi. «No! Mai e poi mai.» Non lascerò mai che mi paghi il viaggio per Madrid, piuttosto sto in America.
«Ei, ti voglio solo aiutare.»
«No, Travis. Me lo pagherò io, il viaggio. Se ci riuscirò bene, se no pace. Troverò un altro modo.»
Lui sbuffa esasperato, vuole sempre avere ragione e questa è la parte peggiore di lui, quella che non sopporto, quella che mi fa innervosire.
Ma poi, si fa strada in lui la parte migliore, quella che mi fa divertire.
Si blocca, mi sta osservando -e giurerei che mi stesse guardando le labbra.-
«Ti manca, lui?» Chiede.
Annuisco. «Si.» Sibilo.
Il ricordo di Chris si smorza giorno dopo giorno, ma se penso ai bei momenti passati insieme, mi verrebbe voglia di prendere il primo aereo e di andare a Los Angeles, di raggiungerlo e abbracciarlo, avrei quella voglia di dimostrargli che nonostante lui mi abbia respinta io sono ancora qui, su un letto con un altro ragazzo attraente, molto più di lui, a pensarlo.
«Vai da lui, no?» Dice, a dentro stretti, come se non si capacita del fatto di aver detto quelle parole.
«Vorrei che per una volta fossero gli altri a cercare me.»
«Ma se lo ami dovresti andarci.»
Scuoto la testa. «E lui ama me?»
Fa spallucce e si alza, mi alzo con lui e vengo sorpresa dalle sue braccia intorno alla mia vita.
Mi sento rigida e lui lo percepisce, prende le mie braccia che cadono lungo la mia vita e se le allaccia intorno al suo collo, tutto d'un tratto mi lascio andare, sciolgo il ghiaccio in me e mi accuccio nell'incavo del suo collo.
È uno stronzo di prima categoria, si porta a letto le ragazze ogni volta che vuole sapendo che dall'altra parte del mondo c'è una ragazza che pensa di avere la sua dolce metà a molti km da lei.
Ma con la dolcezza, ci sa fare.
Si stacca da me, troppo in fretta per i miei gusti e si precipita alla porta.
«Cos'hai?» Gli chiedo.
«Dobbiamo scendere, sarà pronto e si chiederanno dove saremo finiti.»
Annuisco e lo seguo fino in cucina.

Noto l'assenza del padre di Travis, e non mi permetto di fare domande a riguardo, per evitare di fare gaffe orribili.
«Come vi siete conosciuti?» Chiede Karen.
«Nel bar dove lavora le...»
Lo interrompo. «Si! Nel bar dove lavora una mia amica.»
Gli do un calcio da sotto al tavolo e lui mugola.
«Oh, capisco.» Risponde la donna.
«E siete solo amici, giusto?» Chiede mio padre, protettivo come sempre. «Insomma, lei è appena uscita da una storia durata due anni e...»
Lo incenerisco con lo sguardo. «Si, papà. Siamo solo amici.»
Lui arrossisce e inforchetta una polpetta.
«Bene. Parliamo di lavoro, cara.» Annuncia Karen e mia mamma sussulta.
È stata presa alla sprovvista e vedo la preoccupazione nei suoi occhi.
«Insomma, è da un bel po' di tempo che lavoriamo assieme e tu sei l'unica di cui io possa fidarmi, li dentro.»
Mia mamma sorride, non sapendo cosa dire.
«Vorrei assegnarti il ruolo di vice responsabile, saresti una mia sostituta, e in mia assenza tutti i collaboratori dovranno dare riferimento a te.»
I suoi occhi si illuminano, e mugugna un «non so come ringraziarti.»
«Il tuo stipendio crescerà di 300€, ora che siamo all'inizio. Vedremo come andrà, se mi piacersi arriverò a un aumento di 500€/600€.»
«Grazie, Karen. Non so davvero come...»
«Non ringraziarmi, ho bisogno di un grande aiuto e tu sei la persona più affidabile.»
Mia mamma si tocca le guance fumanti e i suoi occhi sono lucidi di gioia.
Ha sempre voluto ottenere un posto di responsabile, in qualsiasi lavoro. E ora che ce l'ha fatta non oso immaginare la sua felicità.
Ripeto, sono molto fiera di lei.
Travis mi tocca un braccio e io lo guardo.
«Che c'è?»
«Chiedo a mia mamma di Madrid.» Bisbiglia, sgrano gli occhi e scuoto la testa, ma é troppo tardi perché...
«Mamma.»
«Dimmi.» Dice Karen dopo aver bevuto un sorso d'acqua.
«Vorrei andare a Madrid, quest'estate. Vorrei andare a trovare i nonni e Chelsea.» Dice.
«A Madrid? Oh, a Madrid ci vive mio figlio.»
Ecco.
Grandioso.
«Beh, hai diciannove anni, non potrei fermarti.» Dice lei, e in questo momento sto desiderando di avere diciannove anni.
«Anche Yasmine vorrebbe andare a Madrid, da suo fratello. Ma non mi fido.» Dice mia mamma, roteo gli occhi.
«Mandala con Travis, non c'è niente di cui preoccuparsi. Lui ha la testa sulle spalle, e il biglietto se lo prenoti adesso non lo trovi a molto.»
I miei sembrano pensarci, si fissano ma poi scuotono la testa, e io alzo di nuovo gli occhi al cielo.
Quando mai.
Maledico Travis per aver preso l'argomento.
Sono sensibile sull'argomento "Theo", e non ho per niente voglia di rovinare questo momento di felicità a mia mamma.
Per niente al mondo.
Quindi taccio, e faccio finta che tutte le cose che stanno dicendo non mi diano fastidio.

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