Thirteen.

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«Vorrei che tu sappia che tutto quello che facciamo, lo facciamo a fin di bene.» Mio padre viene a sedersi accanto a me sul divano, mi guarda e io continuo a fissare la televisione spenta. «Sappiamo che sei grande, ma non abbastanza per questo viaggio. Non ci fidiamo, Yasmine. Che genitori saremmo se tu avessi tutta la libertà di questo mondo?»
Chiudo gli occhi e sospiro, una lacrima scivola sulla mia guancia e l'asciugo.
«La mamma voleva mandarti, ma poi ci ha pensato, ed è d'accordo con me.»
Decido di aprire bocca. «Sei tu che le hai fatto cambiare idea, se fosse per lei io a quest'ora sarei già su quell'aereo.» Dico.
«Lei non è sottomessa da me, Yasmine. L'ho fatta solo ragionare, è pericoloso. Non hai mai preso un aereo!»
«Ma non lo prendo da sola!» Sbraito, perdo la pazienza ogni volta che parlo con mio papà.
Il citofono suona e io non mi muovo, rimango seduta a fissare il vuoto.
Travis piomba in caso dopo che mio padre ha aperto la porta.
Lo fissa, si fissano.
«Salve, signore.»
Mio padre aggrotta le sopracciglia. «Ciao, se cerchi mia figlia è sul divano.»
Travis si gira e mi sorride, per poi tornare a guardare mio padre. «Sono qui per lei, e per sua moglie.» Dice, guardandosi intorno.
«Aislin è a casa della vicina, in questo momento.»
«Allora parlerò con lei.» Si gratta la testa imbarazzato, io resto seduta sul divano ad ascoltare cos'ha da dire, sicuramente riguardo a Madrid. «Io capisco che lei abbia molti dubbi sul mio conto, ma vorrei spiegarle, gentilmente, che io e sua figlia siamo solo amici, che la sto solo aiutando a fare quello che la rende felice e soprattutto che io, nonostante possa sembrare un ragazzo stupido, ho la testa sulle spalle, cosa che molti altri ragazzi non hanno» fa una piccola pausa per riprendere fiato, «mia mamma è la capa di una grande azienda, l'azienda dove lavora sua moglie, si è fatta, scusi la parola, il culo, per riuscire a crescermi da sola, e mi dà fastidio che il suo lavoro venga sminuito così.»
Vorrei chiedergli dov'è suo padre, che fine ha fatto, ma non è il momento, se vorrà me ne parlerà lui.
«Io non ho sminuito niente.»
«Non volete mandarla a Madrid con me, non vi fidate?»
Mio padre scuote la testa e appoggia una mano sulla spalla di Travis. «Non è questo, forse si, anche, ma non solo. Yasmine è piccola...»
«Ha diciassette anni, io ne ho diciannove!»
«Senti, ragazzo, sono le 21.00 di sera, ti sembra il caso di piombare in casa mia in questo modo? Io ho detto una cosa, e così sarà. Non cambierò idea solo perché un ragazzino viene a farmi la predica.»
Mi alzo in piedi e mi avvicino a loro.
«Non sto facendo la predica a nessuno, ma lei non vuole capire che a sua figlia manca suo fratello! Se non volete mandarla da sola, perché non andate voi con lei? Perché non volete farla felice?» Il tono della sua voce si fa più duro, e io chiudo gli occhi pregando che non succeda niente tra i due.
«Chi sei tu per dirmi queste cose? So io come fare felice mia figlia, non sei suo padre, non sei nessuno!»
Travis alza un braccio ma io glielo afferrò prima che possa commettere qualche errore.
«Volevo solo renderla felice, al contrario di lei e sua moglie messi assieme.»
Guardo Travis e lo prego con gli occhi di smetterla ma lui non mi degna di uno sguardo.
Non so perché si focalizza così tanto sul fatto di aiutarmi.
Mio padre stringe talmente forte i pugni che le sue nocche sono diventate bianche, serra le labbra e indica la porta. «Fuori di qui» sibila.
Travis si avvicina e io gli metto una mano sulla spalla per fermare qualsiasi cosa lui stia per fare. «Stia attento, signore. Se dai questa poca libertà a sua figlia, non appena farà diciott'anni, non la rivedrai mai più.»
Sgrano gli occhi e tolgo subito la mano dalla spalla di Travis, come se la sua pelle mi avesse scottata.
Lui esce di casa e io lo seguo sbattendo la porta d'ingresso.
«Sei impazzito?» urlo.
Travis continua a camminare facendo finta di non sapere che io lo sto seguendo, appena gli prendo un braccio lui si blocca, si gira e si avventa su di me.
Le sue labbra si muovono sulle mie, chiede accesso alla mia bocca ma io lo spingo via.
«Cosa ti prende?» sbraito.
«Pensavo che...»
«Pensi troppo, Travis. Non ho nessuna intenzione di mettermi con te!»
Mi guarda storto. «Di metterti con me? Nemmeno io ho intenzione di mettermi con te. Era solo un bacio. Un bacio senza alcun significato.»
Ma cos...
«Scusa, ripeti?» chiedo.
«Era un bacio senza significato. Non mi piaci, Yasmine. Perché mai dovrei mettermi insieme a te? Lo sai che a me piace divertirmi.»
Sbatto le palpebre. «Oddio, mi hai solo presa per il culo?»
«A cosa ti riferisci? Io e te non siamo mai stati insieme.»
«Non intendo quello. Tutte le cose che mi hai detto al mare? Che per te sono diversa dalle altre? Che pensavi non ti piacessero le ragazze acqua e sapone come me? Che... dio, quante cose che mi hai detto. Io stupida che ci ho pure creduto.»
«Gioco così, con le ragazze. Le conosco, le dico cose dolci, le bacio, le scopo e poi le lascio. Sono sempre stato così, con le ragazze. Cosa pensavi di avere, di così tanto diverso da tutte le altre?» Chiede, e io spalanco la bocca, sgrano gli occhi. «Te l'ho detto, di stare attenta a me.»
«Mi hai pure detto che ti sei sempre e solo scopato ragazze che la danno a tutti, brutto bastardo.»
Lui sorride, con gli occhi ludici dalla felicità di non so cosa, e io sono lì, con le gambe che stanno per cedermi, e con gli occhi gonfi.
Mi sento una stupida.
«Hai fatto quella sceneggiata per farmi vedere il dolce ragazzo che c'è in te. Mi volevi baciare per poi portarmi a letto, stronzo!»
«Non fare così. Non sei bella quando ti arrabbi.» Fa l'occhiolino, scuoto la testa e mi prometto di non mettermi a piangere davanti a lui, sarebbe un'umiliazione più grande di questa.
«Sei solo un cretino! Hai preso i biglietti, e cosa ci volevi fare? Una volta arrivati a Madrid? Cosa volevi ottenere prenotando il mio biglietto?»
Non sa cosa rispondere, ci pensa su per poi dire: «avresti pensato che dolce e bravo ragazzo fossi, ma ora si è smontato tutto. Tutti i progressi che stavo facendo.»
La mia faccia è inorridita, gli giro le spalle e corro verso casa, vado nella mia stanza e mi butto nel letto.
Guardo il soffitto, piccole gocce di lacrime scendono sul mio viso, mi porto la mano alla bocca e mi pulisco da quel bacio, quell'orrendo bacio, se così si più chiamare.
Ancora non ci credo.
Voleva usarmi per poi buttarmi via.
Mi asciugo le lacrime e mi appoggio alla testiera del letto.
Penso a quando ci siamo conosciuti; era seduto sullo sgabello dietro al bancone del District, stava parlando con Ame e io non l'ho notato, non fino a quando ho portato i bicchierini colmi di vodka al loro tavolo, non fino a quando Paul l'aveva presentato. Lui stava zitto, con il bicchierino in mano e lo sguardo basso.
Chissà a cosa pensava, in quel momento.
Ricordo le prime parole che mi ha rivolto. "Sono Travis, vengo da New York, ho 19 anni, sono stato bocciato due volte, ma mi sono ritirato da scuola e.. piacere."
Le ricordo come fossero ieri, e ricordo che mi scappava una risatina dal suo modo goffo di presentarsi.
Ricordo quando avevo il sospetto che tra lui e Ame ci fosse qualcosa per poi scoprire che avevo pienamente ragione.
Ricordo quando mi ha fatto litigate con Christian.
Ricordo quando ha proposto di andare al mare e io non ci volevo assolutamente andare.
Ricordo quella giornata, al mare, lui che mi prendeva in braccio e mi faceva fare i tuffi.
Lui che mi diceva quelle cose..
"Potresti piacermi più tu che lei."
"Tu non sei il mio prototipo di ragazza, almeno pensavo che fosse così, prima di conoscerti."
"Non mi sono mai piaciute le ragazze acqua e sapone. Tu sei una ragazza acqua e sapone, eppure sento che potresti piacermi."
"Non ti spaventare, Harvey. Non ti sto dicendo che mi piaci, ma stai attenta, so come conquistare una ragazza, potrei farcela anche con te, e soffriresti. Con me soffrono tutte.»
Aveva ragione, non sono innamorata di Travis, ma sto soffrendo e non so il motivo.
Perché mi sento così vuota e dispersa? Perché mi sembra di aver perso tutto?
Cosa mi sta succedendo?
Ho fatto il primo periodo a non sopportarlo, non potevo continuare così? Perché dovevo affezionarmi?
Il telefono squilla, lo guardo e leggo il nome di Chris.
Se mi avesse chiamata qualche giorno fa probabilmente sarei saltata in aria, ma adesso sto cercando di capire se sarebbe giusto rispondere o no.
Più che altro, se ho voglia o no di parlarci.
Senza pensarci troppo, clicco sulla cornetta verde e rispondo.
«Yasmine!»
«Ei.» Dico semplicemente. «Di cos'hai bisogno?»
«Volevo solo sentirti.»
«Ah, okay.» Dico, chiudo gli occhi.
La sua voce mi fa un effetto strano, mi fa sentire a casa ma non sono sicura che quello che provo per Chris siano le stesse sensazioni che provavo qualche giorno fa.
«È successo qualcosa?»
«No.» Dico, serrando le labbra.
Sto parlando a monosillabi, sono incapace di dire una frase sensata.
Tutto d'un tratto la voce di Chris si trasforma in quella di Hardin, spalanco gli occhi e butto il telefono sul letto, ma lo riprendo e me lo riporto all'orecchio. «Christian?»
«Yasmine, stai bene?»
«Si, si.» Mento.
«Lo spero.» Dice, vorrei sorridere ma fallisco.
«Christian io...»
«Stai con un altro?» M'interrompe.
Volevo digli che non sono dell'umore giusto per parlare al telefono, ma non fa niente.
Sentirlo al telefono mi tiene occupata, e ora ho bisogno di tenermi occupata.
«No.» Rispondo.
«Sei sicura?
«Perché dovrei mentirti, se non stiamo insieme?»
«Io avrei problemi a dirti che mi sto sentendo con un'altra ragazza.»
Sospiro. «Stai con un'altra ragazza?»
«No.» Risponde. «A Madrid ci vai, quindi?»
Ecco.
Sapevo me l'avrebbe chiesto, e ora sono nella merda.
Non posso di certo dirgli che i biglietti ci sono ma che Travis si è preso gioco di me e quindi a Madrid non ci andrò.
«Non lo so ancora, sto cercando di convincere i miei.»
«E con chi ci andresti?»
Sono in difficoltà.
«Yas?»
«Si?»
Si schiarisce la voce. «Ci andresti con Travis?»
Annuisco, ma mi accorgo che lui non è qui.
«Si, Christian. Ci andrei con Travis, ma ci ho litigato, quindi penso che salterà tutto.»
Dico, sperando che la conversazione cambi strada, non ho voglia di parlare di Travis, ho bisogno di dormire e al mio risveglio scoprire che niente di tutto quello che è successo è vero.

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