Chapter 10.

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Marcus si era dimostrato un tipo molto simpatico, alla fine. Capitava che fosse molto silenzioso a volte, ma bastavano Chase e Calum a sparare stronzate.
Il coach aveva sospeso Blake dalla squadra, per il suo continuo malumore. Aveva litigato con tutti.

Mi diressi nell'aula di chimica, cercando Laura. Non l'avevo vista per tutta la mattinata e speravo di poterle parlare il prima possibile.
Quando entrai nella classe rimasi deluso. Il suo posto era vuoto.
Sospirai ed andai a sedermi, gettando lo zaino a terra. Appoggiai i gomiti sul piano di lavoro, osservando la porta.
Ormai erano entrati tutti gli studenti, ma Laura non c'era.
Mi rassegnai, abbassando lo sguardo.
Il professore passò fra i banchi, per darci delle schede di lavoro.
Erano almeno venti fogli, pinzati insieme da una graffetta.
Iniziai a rispondere ad alcune domande, senza molto successo.
In quel momento volevo solo prendere il mio telefono e sentire cos'avesse fatto Laura. Non era da lei saltare le lezioni.
Forse era stata poco bene.

A fine della lezione sistemai le mie cose all'interno dello zaino. Mi avvicinai al professore, con calma.
"Mi scusi..."
"Lynch non le alzerò il voto."
"In realtà... volevo chiederle se poteva darmi le schede anche per Laura Marano. Oggi era assente ed avevo pensato che le avrebbe fatto piacere se gliele avessi portate." Spiegai, con un sorriso educato. Dentro di me però sperai comunque che mi avesse alzato il voto.
"Oh, in tal caso." Lui estrasse un altro plico di schede dalla sua valigetta e me lo porse.
"Grazie mille." Lo inserii nel quaderno e chiusi la cerniera dello zaino.
Salutai l'insegnante, uscendo dalla classe.
Afferrai il telefono. Non avevo messaggi. Perfetto.
Avevo rimasto solo un'altra ora, poi sarei stato libero di tornarmene a casa.
Nel corridoio incontrai l'amica di Laura, Raini. Iniziai a correre per raggiungerla. "Raini!"
Lei si girò, sorpresa. "Lynch, che vuoi?"
"Sai che ha fatto Laura? Oggi non c'era a lezione."
Lei annuì. "Ieri sera è stata poco bene, quindi oggi non è venuta a scuola."
"Oh okay. Grazie."
"Tu sei un tipo strano."
"Oh Raini, dimmi qualcosa che non so." Lei rise, per poi andarsene.

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Uscii da scuola, lasciando indietro tutti i miei amici.
"Ross, dove vai così di corsa?!" Mi domandò Ryland, che cercava di stare dietro al mio passo.
"Via." Risposi semplicemente, senza girarmi. Saltai tre gradini, nella scalinata d'entrata. Mi diressi al parcheggio, andando contro a centinaia di ragazzi. Passavo a spallate fra la gente, avanzando a falcate veloci.
"Ma non mi accompagni a casa?!" Urlò Ryland, per sovrastare il chiacchiericcio.
"No!"
"Ma... come torno a casa?!"
"A piedi!" Dissi, raggiungendo la mia auto. Aprii lo sportello, lanciando lo zaino nel sedile del passeggero e salii.
Misi in moto ed uscii dal parcheggio della scuola.

In pochi minuti arrivai a casa di Laura.
Scesi dall'auto, afferrando lo zaino. Chiusi la macchina e feci scivolare le chiavi nella tasca posteriore dei jeans.
Arrivai sul portico e suonai al campanello.
La porta si aprii quasi subito, mostrando Vanessa. Lei era praticamente uguale a Laura. Avevano i lineamenti del volto molto simili. Di differente Vanessa aveva gli zigomi poco più alti ed i capelli più scuri. Era anche qualche centimetro più alta.
"Hey Ross! Come vanno le cose a casa Lynch?" Domandò Vanessa, abbracciandomi.
"Tutto bene, grazie. Anche se il tuo ragazzo è una tortura." Risposi, ridendo.
"Ovviamente." La ragazza davanti a me si spostò, per lasciarmi passare. "Immagino tu sia qui per Laura." Annuii, sorridendo. "È di sopra, la sua camera è esattamente davanti alle scale."
"Grazie mille, Van."
"Figurati. Mi raccomando, niente affari divertenti." Si raccomandò, lanciandomi un'occhiataccia.
"Vanessa!" Esclamai in un mormorio imbarazzato.
Lei scoppiò in una sonora risata, coprendosi la bocca con una mano.
Scossi la testa, salendo le scale. Appena arrivai in cima, notai una porta proprio difronte ad esse.
Mi avvicinai e bussai.
"Vanessa, non li voglio i tuoi biscotti dietetici!"
Aprii appena la porta, entrando con metà busto nella stanza.
Laura era seduta sul suo letto, dando le spalle alla porta. Entrai, chiudendola.
Osservai velocemente la sua stanza.
Le pareti erano bianche. Quella davanti a me aveva una finestra rettangolare, coperta da delle tende bianche. Il letto era grande, ma posizionato su una specie di palchetto, che lo rialzava di una trentina di centimetri.
Alla mia sinistra c'era una scrivania perfettamente ordinata, con un PC chiuso sopra. Le mensole erano ordinate. Alcune avevano dei piccoli trofei o delle medaglie.
Nella parete di sinistra c'erano due porte. Una era stretta e di legno scuro, quella affianco invece era larga e bianca, fatta a persiane.
La parete alla mia destra, invece, aveva un mobile a cubi, pieno di libri e CD - persino vecchi vinili -. La parte più alta del muro era occupata da una lavagnetta di sughero, con il bordo bianco. Su di essa erano fissate delle foto e dei post-it.
"In realtà non sono Vanessa." Dissi, ridacchiando.
Laura si girò di scatto, riconoscendo la mia voce.
Mi fissò imbarazzata e si affrettò a sistemarsi i capelli.
Aveva i capelli raccolti in una treccia disordinata. Indosso aveva una maglia rosa sbiadito, con dei pantaloncini azzurri a pois bianchi.
"Non sapevo saresti passato!" Esclamò, chiudendo il pacchetto di biscotti al cioccolato.
"Ero curioso di vedere un raro esemplare di Laura Marano in pigiama." Risposi, incrociando le braccia al petto.
"No oddio! Se avessi saputo che saresti passato mi sarei data una sistemata!" Si lamentò, presa dal panico.
"Laura, vai benissimo così." Continuai ad insistere, per convincerla.
Che bisogno aveva di sistemarsi, quando era già perfetta così?
Notai un colorito roseo farsi largo sulle sue tenere gote.
Di nuovo mi chiesi perché avrebbe dovuto coprire quello splendido viso con del fard, del blush o qualsiasi cazzata fosse.
"Allora, che fai qui?" Chiese lei, facendo dondolare le gambe dal bordo del materasso.
Aprii la cerniera dello zaino, estraendo il blocco di fogli, porgendoglielo. Lei lo afferrò, osservandolo.
"Sono esercizi di chimica. Siccome sono tanti avevo pensato che ti avrebbe fatto piacere riceverli il prima possibile."
Laura fissò prima la risma di carta piena di scritte, poi me. Un sorriso si fece largo sul suo viso. Notai quelle due piccolissime fossette e fui costretto a trattenermi dall'avvicinarmi a lei ed accarezzarle le guance.
Mi presi a schiaffi internamente.
"Sei stato davvero gentile."
"Ma figurati... solo che..."
"Dimmi pure."
"Volevo chiederti una mano per fare gli esercizi. Non li ho capiti molto bene..." Iniziai, passandomi una mano nei capelli, per arruffarli appena.
"Certo. Possiamo organizzarci anche per fare letteratura." Propose lei, alzandosi dal letto, per afferrare un'agenda dalla sua borsa.
"Direi che è perfetto." Risposi, osservando i suoi movimenti.
"Dimmi quando ci vediamo."
"Il mercoledì ed il venerdì ho gli allenamenti dopo scuola, mentre il giovedì sono totalmente libero."
"Bene, allora giovedì ci vediamo in biblioteca?"
"Sì, perfetto!"
Lei prese una penna dal portapenne sulla scrivania e scrisse la data sull'agenda.

"Vuoi fermarti qui?" Domandò, tornando a sedersi sul letto. A quanto pare si pentì subito di quella domanda, perché abbassò il capo. "Sempre se non hai di meglio da fare..." Aggiunse, torturandosi le dita. "Anzi... scusa per avertelo chiesto. Avrai sicuramente qualcosa da fare e..."
La interruppi, ridacchiando. "Resto volentieri. Però... i biscotti me li offri?"
Lei rise, sollevando il pacchetto. "Certo!"
Appoggiai lo zaino a terra ed andai a sedermi sul suo letto, accanto a lei.

Laura aprì nuovamente il sacchetto ed iniziammo a mangiare i biscotti.
Nel frattempo mi ero messo comodo, appoggiandomi al suo cuscino, dopo essermi tolto le scarpe.
Laura ridacchiava, ogni volta che facevo una battuta o dicevo qualcosa che trovava divertente.
"Comunque, non mi hai detto come mai oggi non sei venuta a scuola." Dissi, addentando il povero biscotto.
Biscotti al cioccolato, con scaglie di cioccolato. Cosa c'era di meglio?
Alzai la testa, per guardare Laura. Lei aveva appena finito il suo biscotto e le sue labbra erano piene di briciole scure. Avevo appena trovato qualcosa che era sicuramente migliore dei biscotti...
Mi schiaffeggiai di nuovo interiormente.
"Ho avuto un po' di problemi." Ammise, imbarazzata.
"Cioè?" Alzai un sopracciglio, senza capire.
Lei si appoggiò alla sbarra di legno alla fine del letto, tenendo le gambe incrociate.
"Problemi... fisici." Prese un altro biscotto, come per sviare la conversazione.
Poi collegai. Non era venuta a scuola, era in pigiama e mangiava biscotti.
"Ohhh." Esclamai, annuendo.
Quando Rydel aveva le sue cose, i miei fratelli ed io rischiavamo la morte. Mia sorella già era sclerata di suo, quando era in quel periodo ancora di più.
Quando aveva tredici anni ci chiuse tutti nello scantinato, siccome era stanca delle nostre lamentele. Ci liberarono i nostri genitori, che erano di ritorno dal lavoro, tre ore dopo.
Esperienze traumatiche...
Laura invece era tranquilla. Perché mia sorella non poteva essere così?!
"È successo qualcosa di interessante?" Domandò Laura, mettendo la mano dentro al pacchetto, per cercare i pochi biscotti rimasti.
"Non proprio. Chase ha conosciuto un ragazzo alla festa di sabato."
"Chase? Il ragazzo di Grace, giusto?"
"Sì, lui. Il tipo si chiama Marcus. Sembra simpatico."
"Bene!"
Presi un biscotto, rendendomi conto che non c'erano altri. Lo porsi a Laura, per offrirglielo.
"Grazie..." Lei accettò, con un sorriso.

~Angolo autrice:

Ciao lamacorni belli! Ebbene sì, sono viva, yay! :3

Allooooora... da dove iniziare...

Spero veramente che la storia vi stia piacendo e che vi stia prendendo almeno un minimo. So bene di non essere JK Rowling o chissà quale scrittrice, ma faccio del mio meglio e boh, mi rende nervosa sta cosa ahahah

Anywayyy c: ho sonno, lol

Domanda: siete mai andati all'estero? →
Io sono stata a San Marino (QUANTO SONO TRISTE?!) ed in Austria :3

Votate e commentate ;)~

Ellingtons-wife





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