Chapter 28.

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Saltai le restanti ore di lezione, rimanendo accasciato contro quell'armadietto, che non era neanche mio.
Rimasi lì, per ore e fissare il muro, senza muovermi.
Avevo le guance umide e leggermente appiccicose, a causa delle tante lacrime che avevo versato.
Tutte le volte in cui pensavo a Laura, sentivo lo stomaco pesante e il petto leggero, come se ogni preoccupazione fosse scomparsa. In quel momento era l'esatto opposto. La mia pancia era vuota, come se tutti i miei organi interni si fossero sciolti, fino a diventare una poltiglia informe; il mio petto era fin troppo pesante, dolorante addirittura. Le costole mi facevano male, ad ogni respiro.
Ogni volta che inspiravo era come se delle lame si insinuassero nella mia cassa toracica, lacerando la carne, lasciandomi sempre più debole.

Non ricordo che ore fossero quando mi alzai.
Ricordo solo di aver preso lo zaino ed essere andato nel campo da football, per uscire dall'altra parte della scuola.
Appena raggiunsi le porte d'uscita mi accorsi di quanta acqua si stesse riversando nel terreno.
Trovai quasi provocatoria tutta quella pioggia.
Non avevo un cappuccio e nemmeno un ombrello. Non avevano messo brutto tempo per quel giorno.
Scrollai le spalle e decisi di raggiungere il parcheggio ugualmente.
Camminai sotto la pioggia, infradiciandomi tutti i vestiti. I miei capelli si incollarono al mio viso ed al mio collo, diventando di un biondo scuro. Le mie scarpe si infangarono, a causa del terreno bagnato.
Non cercai neanche di correre, per bagnarmi di meno.
Non sentivo il bisogno di sbrigarmi. Sperai di essermi preso una polmonite, per restare a casa da scuola il più possibile.

Salii in macchina e rimasi fermo, guardando il vetro completamente bagnato.
Fui quasi tentato di andare a casa di Laura e scusarmi.
Non era colpa mia. Era lei che non si fidava di me. Era lei che mi aveva deluso.

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Mi stesi sul vecchio pontile di legno, mentre la pioggia continuava a cadere contro di me, anche se meno intensamente.
Tenni gli occhi chiusi, mentre delle goccioline picchiettarono contro le mie palpebre.
Il vento era piuttosto freddo e le mie mani erano diventate rosse, a causa di esso.
Chiusi le dita a pugno e poi le riaprii. Feci quel movimento un paio di volte, per cercare di scaldarle.

Erano passate solo poche ore, ma la rivolevo indietro. Volevo stringerla a me, come ci si stringeva al cuscino alla notte, quando si era più soli e vulnerabili.
Volevo baciarla, come se le sue labbra fossero l'ossigeno del quale avevo bisogno.
Volevo lei e niente altro. Perché per quanto mi avesse ferito, lei era anche l'unica cosa che mi avrebbe fatto stare meglio.
Avevo bisogno di lei, anche se non lo avrei mai ammesso a voce alta.
Stava tutto andando una merda, peggio delle altre volte.
E quella, fui certo che non mi sarei ripreso.
Non era stata Celine, la ragazza che mi piaceva, a ferirmi.
Non era stata Judy, la ragazza per la quale avevo una cotta, a ferirmi.
A ferirmi era stata Laura. Laura, che era la mia migliore amica. La mia altra metà. La mia anima gemella.
La ragazza che amavo.

Aprii gli occhi, sentendoli bruciare, a causa delle gocce di pioggia.
L'avevo persa e solo allora realizzai quanto fosse vuota la mia vita.
Prima del suo arrivo, la mia vita era solo un circolo vizioso, cose che si ripetevano, giorno dopo giorno.
Poi era arrivata lei, come una bella notizia ed aveva portato gioia e colori, nella mia vita, che sembrava quasi spenta e grigia.
L'avevo persa e non sapevo come fare per andare avanti.

Lei era il lato positivo di ogni giorno.

Buffo che quando abbiamo il cuore infranto diventiamo tutti poeti.

Sospirai ed una nuvoletta si alzò verso l'alto, fuoriuscendo dalla mia bocca.
Dopo poco essa svanì nell'aria, come se non fosse mai esistita.
Sperai di poter fare come quel vapore. Restare fermo in un luogo e poi svanire.

Don't Forget Me Now || A Raura Fanfic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora