Chapter 36.

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La partita stava procedendo. Piuttosto male tra l'altro.
Ne avevo prese più del dovuto, ma almeno ero riuscito ad arrivare tre volte alla fine delle yard.

Alec mi passò la palla ed io iniziai a correre, ma non feci molta strada, poiché due giocatori mi si buttarono contro, atterrandomi.
Il mio primo pensiero andò alle mie costole e sperai che non si fossero sbriciolate come cracker al rosmarino, sotto quasi duecento kili di ragazzi.
Io rimasi a terra, più del dovuto, sentendo la testa pulsare.
I pensieri di prima non mi avevano lasciato ed io stavo ancora cercando di dare un senso ad essi.
Grazie a Dio la squadra avversaria non ci stava facendo il culo, poiché non avevano Rick Raynold. Era stato cacciato, me lo aveva persino confidato.
Mi alzai, sentendo una leggera fitta al fianco ed il coach chiese una pausa.
Camminai lungo il campo, mentre i miei compagni si erano già radunati vicino alla tribuna.
Sentii che mi stava sfuggendo qualcosa, ma era difficile pensare, con tutto quel mal di testa e la vista completamente annebbiata.
Mi tolsi il casco, passandomi una mano fra i capelli, tirandoli.
Ero ormai davanti ai miei compagni e riuscii a vedere le cheerleader intonare il coro della scuola e Calum urlare verso la folla, con il suo megafono.
Mi chiesi cosa intedesse Raini quando parlò di un parco.
Poi collegai.
Raynold e quel maledetto parco.
Raynold e la sua squalifica.
Ryanold e Laura.
Il panico mi assalì e iniziai a sentire il vomito. Come l'ultima volta mi si bloccò il respiro. Le mani presero a tremare e non mi sentii più le gambe.
"Chase!" Riuscii a dire, sentendo una morsa nello stomaco.
Lui si girò verso di me, con i capelli attaccati al viso e madido di sudore. Il suo sguardo da giocoso divenne preoccupato.
"Ross, stai bene? Sei pallido."
"Chas-" Non finii di dire il suo nome, che sentii il corpo troppo pesante. Allungai un braccio verso di lui, per poi cadere a terra. Udii a malapena un grido collettivo ed il mio nome, urlato più volte.

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"Non stategli così vicino! Non riesce a respirare!"
"Siamo preoccupati!"
"Signora Lynch, non si preoccupi."
"Mio figlio è privo di sensi ed io dovrei stare calma?!"
Era come se il mio cervello stesse martellando contro il cranio e tutte queste urla non facevano altro che peggiorare la cosa.
Aprii un solo occhio, neanche del tutto, poiché sentivo male a fare quasi ogni cosa.
Notai mia madre sbraitare contro un paramedico, mentre i miei fratelli la guardavano preoccupati. Ell e Calum osservavano la scena a loro volta, poco distanti. Maia e Grace stavano quasi facendo a brandelli i pon pon, mentre Chase si passava insistentemente le mani nei capelli, con David che si mordicchiava le unghie.
Ero consapevole di essere steso su una barella, a bordo campo.
Emisi un gemito di dolore, per poi mettermi a sedere. Mi toccai la tempia, massaggiandomela appena.
"Signora, si calmi. Suo figlio non ha-..."
"Perché è svenuto in quel modo?!" Insistette mia madre, mentre mio padre le circondò le spalle con un braccio.
Le luci degli spalti illuminavano il campo da football, ormai immerso nell'ombra. Le gradinate erano quasi silenziose, si sentiva solo un mormorio sommesso.
Dall'altro lato del campo, i giocatori erano seduti in panchina, silenziosi.

"Ross!" Gridò la voce di mia sorella, quando si accorse di me.
Praticamente tutte le teste si voltarono verso di me e mi ritrovai stretto in un abbraccio di mia madre.
"Oh tesoro! Per fortuna stai bene! Ero così preoccupata!" Esclamò.
Mi limitai a ricambiare all'abbraccio.
"Sei un emerito stronzo!" Urlò Chase, colpendomi nel braccio, con un pugno.
Mi massaggiai il braccio e gli lanciai un'occhiataccia.
"Eravamo tutti preoccupati! Sei caduto come un sacco!"
Li osservai uno ad uno, con occhi stanchi. Notai il paramedico sgomitare, per riuscire a raggiungermi.
Mi affiancò, posizionandosi alla destra della barella.
"Allora giovanotto, non hai niente che non vada. Hai avuto un abbassamento di pressione, a causa della stanchezza e dalle poche energie. Da quanto non mangi qualcosa?" Mi chiese, con un sorriso gentile. Mi mise una fascia elastica intorno al braccio, all'altezza del bicipite e allacciò lo strap. Prese a misurarmi la pressione, controllando sul piccolo display i dati.
"Uhm... credo... ieri." Risposi, imbarazzato. Ero stato un incoscente a non mangiare niente. Ero stato troppo preso dall'ansia e non avevo minimamente pensato a mangiare e, certamente, non avevo riflettuto sulle conseguenze. Per la mia risposta ricevetti un'occhiata glaciale da parte dei miei genitori.

Don't Forget Me Now || A Raura Fanfic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora