Chapter 33.

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"Io a prendere quei dementi non vengo!" Esclamò Rydel, scuotendo la testa.
"I dementi sono tuo fratello ed il tuo ragazzo, te lo vorrei ricordare."
"Ho altri fratelli, sopravviverò."
"Ma il tuo ragazzo?"
Lei fece un'espressione dubbiosa, poi sospirò. "Uh, va bene!" Poi salì le scale, per andare a vestirsi.
Rocky ed Ellington - casualmente sempre loro - avevano ingolfato la macchina a causa del gelo e non erano in grado di tornarsi a casa.
"Non possiamo abbandonarli al loro destino?" Domandai, appoggiandomi contro il piano cucina con il fianco.
Riker mi fulminò con lo sguardo ed io roteai gli occhi.
"Sono d'accordo con lui." Si aggrerò Ryland, dandomi ragione.
Il maggiore emise un sospiro esasperato ed andò verso l'entrata, per prendere la sua giacca che era appesa nell'appendino.
Era una semplice giacca nera, che poteva sembrare una felpa, ma era piuttosto pesante.
Ryland ed io ci scambiammo un'occhiata e facemmo lo stesso. Io indossai il mio giubbotto di jeans, imbottito all'interno, allacciandolo fino al collo.
Un cellulare, che era appoggiato sul tavolo, si illuminò a causa di un messaggio. Una foto di Riker e Vanessa comparve sullo schermo, così dedussi chi fosse il proprietario.
Il biondo afferrò il telefono e lo sbloccò, leggendo il messaggio.
"I due idioti hanno detto di sbrigarci."
"No ma questi rimangono a piedi e poi ci dicono pure di fare in fretta? Io per ripicca li lascerei al freddo per almeno un'altra ora."
"Okay, ma poi a Rocky malato ci pensi tu." Ribattei, alzando la testa.
Dei passi sulle scale interruppero la conversazione.
Rydel si sistemò un cappellino di lana sulla testa, lasciando che i capelli le ricadessero ai lati del viso. Era da poco che aveva cambiato pettinatura e mi faceva ancora strano vederla senza la sua frangetta.
Indossava una giacca nera, con dei blue jeans e degli stivali alti, sempre neri.
"Muoviamoci, vorrei tornare a casa il prima possibile." Disse, aprendo la porta ed uscendo.
Noi tre, che eravamo ancora in cucina, ci guardammo confusi.

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"È colpa di Rocky, guidava lui!" Si difese Ellington, salendo nel van di nostro padre.
"Ma se l'auto è tua!"
"Fino a prova contraria eri tu a guidare."
"Perché guidava lui la tua macchina? Anzi, perché guidava?!" Chiese Riker, intromettendosi nella conversazione.
"Lui stava mangiando." Rispose Rocky, scuotendo le spalle.
Ma in che casino ero andato a cacciarmi?
"Possiamo tornare a casa?!" Domandò Rydel, stizzita. Lei guardava fuori dal finestrino, senza degnarci di una minima occhiata. Probabilmente fu una cosa positiva, poiché ci avrebbe sicuramente urlato contro.
Riker la guardò leggermente spaventato e mise nuovamente in moto il van, per far partire le ventole di aria calda.
Ci stringemmo tutti nei cappotti, siccome fuori si gelava.
Durante la notte aveva nevicato ed ora, sul terreno e sull'asfalto vi erano un paio di dita di neve. Sulla strada aveva preso un che grigiastro e sporco, a causa del continuo passaggio delle vetture sulla carreggiata. Ma lungo i prati la neve era candida ed aveva un che di leggero. Era come una coperta fredda, che nascondeva tutto ciò che si trovava sotto di essa, come per nasconderla da qualcosa o da occhi indiscreti.

Scendemmo dal van ed attaccammo il cavo da rimorchio al gancio del paraurti dell'auto di Ellington. Lo assicurammo per bene e risalimmo.
Riker guidò alla velicità di circa trenta kilometri orari e, durante il tragitto, una ventina di auto ci superarono, mandandoci a farci fottere, siccome la velocità alla quale stavamo andando era piuttosto lenta.
Arrivammo a casa dopo venti minuti e Riker parcheggiò il van davanti al vialetto.
Corremmo dentro casa per scaldarci, quasi cadendo nel patio ghiacciato.
"Posso bruciare la giacca, per far scaldare più velocemente il fuoco dentro il camino?!" Domandò Rocky, chiudendo la porta d'entrata, per poi fiondarsi in salotto. Si accovacciò davanti al camino, strofinando le mani vicino alle braci, cercando di scaldarsi.
Imitammo il suo gesto, ci stringemmo tutti quanti vicini, per avere più spazio intorno al camino.
"Ritardati." Mormorò Rydel, scuotendo la testa. Lei andò al piano superiore, lasciandoci tutti e cinque lì a scaldarci.
"Cristo, che freddo."
"Odio Febbraio." Mormorò Rocky, battendo i denti.
"Mi si sono congelate anche le palle."
"Non ci tenevamo a sapere questo dettaglio." Risposi io, guardando male Ryland.
"Tanto siamo tutti nella stessa situazione, non mentite." Gli altri emisero dei grugniti sommessi, in assenso.

Don't Forget Me Now || A Raura Fanfic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora