Chapter 23.

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Ciò che era successo non mi era ancora ben chiaro, o almeno, il mio cervello non voleva accettarlo.
Laura mi condusse sulla pista da ballo. Quando fummo quasi al centro di essa si fermò e si voltò verso di me.
Le luci appese a vari pali illuminavano il suo viso di colori accesi, facendole socchiudere gli occhi.
"Laura?" Il suo nome uscì come una domanda.
"Credevi che non sapessi badare a me stessa?" Domandò, ridendo appena.
Scossi la testa velocemente. "No, non ne ho mai dubitato. Però..."
"Sono una ragazza forte." Disse, piegando il braccio, come per mostrare un ipotetico bicipite.
"Sapevo anche questo." Le sorrisi, avvicinando la mano al suo braccio. Poggiai le dita intorno ad esso; lei lo abbassò lentamente.
"Conosci quel tipo?" Le chiesi, con cautela. Non volevo che pensasse che la stessi incolpando di quello che era capitato.
Lei aspettò qualche secondo prima di rispondere, probabilmente riflettendo. "Uhm no, non penso proprio. Però quello conosceva di sicuro te."
"Già. In molti mi conoscono."
I nostri toni di voce erano piuttosto alti, a causa della musica che veniva propagata dagli amplificatori.
La conversazione rimase incompleta. Nessuno dei due sapeva cosa dire, cosa aggiungere. Era questo che odiavo, quando parlavo con qualcuno. Il fatto che la conversazione si facesse imbarazzante e che nessuno riuscisse a portarla avanti.

Il resto della sera fu quasi tremendo. Laura era immersa nei suoi pensieri e quasi non ci rivolse la parola. Come biasimarla, il tipo che ci aveva interrotti sembrava a dir poco fuori di testa.
La serata era terminata con un brindisi per il compleanno di Rocky, alcune tirate di orecchie e Chase che vomitò sul marciapiede.
Per fortuna casa sua era a circa un kilometro dal parco, così David ed io lo accompagnammo fin là.
Come al solito, nella sua testa ubriaca aveva visto due me e continuava a dire che il più simpatico era Ross Due. Nel farlo indicava i pali lungo la strada.
Prendemmo le chiavi di casa da sotto allo zerbino. Le lasciava sempre lì, siccome le avrebbe perse in giro.
Entrammo nell'abitazione e lo trascinammo nel suo letto, buttandolo di peso. Le coperte si alzarono ai bordi, in un movimento quasi impercettibile, mentre il materasso cigolò, come in segno di protesta.
I genitori di Chase spesso erano via, troppo presi dal loro lavoro, per badare al figlio. Per quello capitava che Chase si ubriacasse alle feste. Perché a casa non aveva nessuno che gli facesse le raccomandazioni; i suoi non gli dicevano di non bere e di non fare tardi. Aveva quell'atteggiamento così spericolato, perché a casa non aveva nessuno che sarebbe stato in pensiero per lui.
I suoi genitori li avevo visti solo cinque volte. Non ricordavo neanche i loro visi. Sapevo solo che suo padre aveva i capelli castani come i suoi. Sua madre aveva i capelli rossi e lisci, lunghi fino alle spalle.
Avevano l'aria seriosa e parecchio distaccata.
Chase presentò David, Calum e me ai suoi, durante il secondo anno. Non sembravano per niente interessati nel vederci e finiti i convenevoli andarono in cucina, a parlare di lavoro.
Il mio amico sembrò quasi imbarazzato dal loro atteggiamento.
Non gli chiesero delle selezioni di football e dubito che sapessero che era in squadra. Inoltre Chase non aveva mai presentato Grace ai suoi genitori. Non voleva che loro dicessero qualcosa di sbagliato, perché lei era tutto per lui.
Chase non si lamentava mai della sua famiglia, perché aveva detto che era come non averla.
Tutte le volte che quella frase mi tornava in mente ricordavo di quanto fossi fortunato. Ero fortunato ad avere un padre che mi sapeva consigliare. Ero fortunato ad avere una madre apprensiva, che pensava ai suoi figli e non li lasciava mai allo sbaraglio.
Ero fortunato persino ad avere i miei fratelli, perché nonostante fossero dei rompi palle, per me c'erano e sapevo che avrei sempre potuto contare su di loro. Forse su Rocky meno degli altri; ma apprezzavo il suo 'sforzo'.

Chase stava già dormendo, con le braccia spalancate. La mano destra gli ciondolava fuori dal letto.
David ed io lasciammo casa sua, per tornare al parco.
Erano rimasti solo i miei fratelli ed Ellington.
"Maia ha accompagnato a casa Grace. Savannah ed Alexa si sono fatte dare un passaggio da Vanessa e Laura. Vi salutano, comunque." Disse Riker, non appena li raggiungemmo.
David ci salutò, poi se ne andò, diretto alla sua auto.
"Calum e Raini?" Domandai, guardandomi intorno.
"Hanno detto che resteranno ancora un po'."
Mi limitai ad annuire.
Ellington ci salutò. Lui e Rydel si scambiarono un veloce bacio, tenendosi una mano. Grazie ad uno dei lampioni riuscii a vedere le loro dita intrecciarsi. Ell accarezzò il dorso della mano di Delly, con il pollice.
Si allontanò da lei, sorridendole. Riker lo stava già fulminando con lo sguardo ed io non ero da meno.
Ryland si stava facendo i fatti suoi al cellulare. Rocky, invece, li stava guardando con un sorriso sornione.

Don't Forget Me Now || A Raura Fanfic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora