Chapter 34.

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La mia mano era ricoperta di sangue, così come il bordo della maglia di Laura, sopra a quella che sembrava una ferita.
"Oh merda! Laura, che ti è successo?!" Domandai, in preda al panico. Non avevo idea di cosa fare.
Laura tremò incontrollabilmente fra le mie braccia, iniziando a tossire.
Cercai di riparlarle la testa della pioggia, premendo con la mano sulla ferita, per rallentare la fuoriuscita di sangue.
"S-stavo venendo q-qui per p-parlarti e... q-qualc-qualcuno mi h-ha a-aggre-dita..." Mormorò, afferrando la mia maglia con una mano, come per trovare conforto.
La strinsi più forte, affondando la testa nei suoi capelli fradici.
Ero inginocchiato sul prato, con lei stretta tra le braccia.
Un altro tuono squarciò il cielo, dopo un lampo.
"Laura, respira. Tranquilla, andrà tutto bene." Sussurrai vicino al suo orecchio.
Sentii solo un sospiro pesante lasciarle le labbra. Dopo di esso niente altro.

Aprii gli occhi, percorso da un brivido lungo la schiena.
Mi guardai intorno, spaventato. Ero nella mia stanza, ancora seduto per terra. Ero madido di sudore e quasi scivolai, cercando di alzarmi.
Raggiunsi la finestra e guardai verso il giardino.
Era tutto vuoto. Quel solito lampione illuminava perfettamente il giardino pulito.
Non stava piovendo.
Non vi erano tuoni.
Laura non era nel mio giardino.
Non era ferita.
Tirai un sospiro di sollievo, quando realizzai che era stato tutto un incubo.
Mi avvicinai al letto, scostando le coperte, per stendermi. Mi sistemai comodamente sotto di esse e cercai di respirare in modo normale. Il mio battito era più che accelerato.
Ma dovevo calmarmi, per non finire in uno di quegli attacchi d'ansia.
Laura era a casa sua, nel suo letto, al sicuro.
Laura era a casa e stava tranquillamente dormendo.
Laura stava bene.
Stranamente riuscii ad addormentarmi, a quel semplice pensiero.

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Pensai continuamente al sogno che avevo fatto la notte precedente, persino a scuola.
Solo al ricordo sentivo il cuore battermi dolorosamente nel petto. Sentivo il sangue pulsare fino alle orecchie, creando un suono orribile nei miei padiglioni auricolari.
Mi guardai intorno, nervosamente, per tutto il giorno. Sembravo paranoico. Eppure non riuscii a calmarmi per tutto il giorno.

"Ross, ma sei sicuro di star bene?" Mi domandò Grace, lanciandomi un'occhiata confusa.
Ero a mensa insieme a lei e stavamo aspettando gli altri, che, stranamente, non stavano arrivando.
Annuii, senza alzare lo sguardo dal tavolo. Tenevo le mani giunte sopra la superficie di esso, con davanti un vassoio marrone in plastica, completamente vuoto.
Avevo sempre odiato il cibo della mensa e tutti i miei conoscenti ne erano consapevoli.
Grace si trovava alla mia destra ed era seduta in sbieco sulla sedia, con il braccio sinistro appoggiato sullo schienale di essa.
I suoi capelli corvini erano perfettamente piastrati, mentre i suoi occhi azzurri erano contornati da una riga di eyeliner.
"Sei più serio degli altri giorni. Mi preoccupi."
"Sto bene, Gra. Non preoccuparti." Mi limitai a rispondere, abbassando lentamente le palpebre, distogliendo il mio sguardo serio dal tavolo.

Dopo un paio di minuti sentii una mano darmi una pacca sulla spalla. Il gesto mi fece sussultare e portai il busto in avanti, colpendo il bordo del tavolo.
Alzai la testa, per vedere Chase sedersi alla mia sinistra, con un vassoio in una mano e l'altra ancora poggiata sulla mia - povera - spalla.
"Ciao amore."
"Ciao Chase!" Lo salutò Grace, allegra.
"Parlavo con Ross." Rispose il castano. La ragazza inarcò un sopracciglio, guardando male il suo ragazzo.
"Okay, era per te." Disse lui, alzando le mani in aria, dopo aver appoggiato sul tavolo gli schifi che si era preso.
"Come stai?" Mi domandò il mio migliore amico, iniziando ad ingozzarsi di cibo.
"Bene." Risposi, con sguardo perso.
Chase mi lanciò un'occhiata di sbieco, mettendo in bocca un'altra cucchiaiata di Mac'N'Cheese. Quella pasta era talmente collosa che sembrava cucinata con il vinavil.

Don't Forget Me Now || A Raura Fanfic.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora