3- Dolce melodia

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Io e mia mamma andammo tutte e due nella nostra cabina. Finalmente, mi toglierò questi abiti che mi fanno sembrare un panettone decorato per Natale. Fiocchi e merletti non fanno per me.
I miei soliti vestiti erano un paio di stivaletti consumati, una gonna toppata, una maglia con una manica sola abbellita con una misera cinturina.
I miei capelli raccolti in una treccia e per tenere il mio ciuffo indietro indossavo una bandana di stoffa.
Presi la mia sacca nell'intento di cambiarmi, ma stranamente i miei vestiti erano spariti. Cosa?!
"Mamma che fine hanno fatto i miei vestiti?" Chiesi rovistando ancora.
"Oh sì, tieni indossa questo" mi diede in mano un vestito "lo fatto per te"
"Ma...ma questo è un vestito fatto con i miei vestiti!" Replicai a mia madre squadrando bene l'abito.
"Si"
"Perché lo fai!?" Sussultai
"Se vogliamo conquistare il cuore di un gentiluomo non posso mica mandarti in giro come una stracciona"
Sbuffai.
"Lo faccio solo per il tuo bene. Indosserai un abito diverso ogni giorno"
"È come pensi di trovarli? Rubandoli forse?!"
"No ho portato dietro un paio di vestiti, bastano una ricamata e sembrerai una vera donna"
"Non ci credo, avevi organizzato tutto dall'inizio"
Lei mi fece un sorriso di vittoria e io andai dietro al paravento ad indossa il nuovo abito, già, nuovi pizzi e merletti. E addio stivaletti ora sarò costretta ad indossare ste scarpe infernali con dei trampoli attaccati.
"Ci andremo al ballo sta sera?" Domandai.
"Certo, tu non sai quanti scapoli ci saranno la, disposti a sposarsi"
"Si..."
"Ballerai, ti comporterai da vera dama e poi ci sarò io che ti darò una mano. Impacciata come sei, se ti manderò da sola sicuramente starai seduta in un angolo"
Non sono impacciata, e che io non ci tengo così tanto a sposarmi i soldi come ti tiene lei.
Annui alle sue parole.
"Di sicuro non ti farò sposare un tipo come quello, con cui ti ho beccata a parlare. Tutto tranne i marinai, sono più ricchi di noi ma derivano sempre da famiglie di straccioni. No, sono stufa di tributare e far la fame" disse arrabbiata, si capiva dal modo in cui stringeva i lacci di sto abito. Oddio, non respiro.
"Ok mamma!" Con lei non si può obbiettare su nulla, ciò che dice lei è legge.
"Ora andiamo in mensa, è ora di pranzo"

La mensa non era esattamente come la sala che avevo visto sopra ma poteva andare, l'importante e mangiare. Ci servirono un piatto di pasta, acqua e vino.
Talmente era stretto il vestito che a malapena riuscivo ad ingoiare e ad un certo punto comincio pure a mancarmi l'aria.
"Scusa mamma devo prendere una boccata d'aria" dissi e corsi subito fuori sul ponte della nave. Mi aggrappai con le mani al cornicione in ferro e cercai di allargarmi il vestito, ma non ci riuscivo le mie braccia erano troppo corte per sfilare i lacci da dietro e allargare il vestito. Cimiciai a respirare affannosamente. E adesso come faccio?

Michael

Mi annoiavo, il capitano era andato in pausa pranzo e aveva lasciato al comando un mio collega. Mi annoiavo da morire, così decisi di andare a vedere come vanno le cose sul ponte principale.
Apri la piccola porta che mi divideva dall'esterno, ed eccomi qui, un'altra volta a godermi il vento che mi scompigliava i miei capelli lunghi. Pensavo di essere solo, perché ovviamente sono tutti a pranzare; ma no, c'era una ragazza e mi dava l'impressione che non stesse bene, dalla posizione curva che manteneva. Corsi ad aiutarla.
"Signorina ha bisogno di aiuto?" Domandai
"Si...si la prego..." Ansimava, solo quando girò un po il capo verso di me, mi accorsi che era la stessa ragazza che avevo incontrato sta mattina.
"La prego...mi slacci un po il vestito"
Non esitai e sciolsi i lacci, presi le due estremità e allargai l'abito, scoprendo quasi del tutto la sua schiena.
"Grazie!" Il suo respiro stava tornando regolare.
"Il vestito era troppo stretto" dissi
"Si lo so"
Per qualche minuto cademmo in un silenzio imbarazzante i miei occhi non toglievano lo sguardo dalla sua schiena mezza nuda e non mi accorsi che le mie mani erano ancora sui lacci e sfioravano la sua pelle.
"Grazie ora può pure rilacciarmelo" la sua voce interruppe i miei pensieri.
"Cosa?!...sì certo" scossi la testa un attimo e gli rilegai l'abito facendo attenzione che non sia di nuovo stretto.
Passeggiamo un po insieme sul ponte in silenzio, finché non sentì un canticchiare venire da lei.
Che bella melodia, una dolce melodia.
"Ha una bellissima voce!" Mi complimentai imbarazzato
"Grazie, e la mia canzone preferita, è un inno al mare. La prima sinfonia che ho imparato con il violino"
"Suona il violino?"
"Si è la mia passione"
Ridacchiai.
"Ora sarà meglio che vadi, mia madre mi starà cercando" deve andare via così presto?
"Si...è stato bello rivederla"
"Mi chiami Leticia" disse con sorrisino malizioso.
"Leticia, spero di vederti al ballo sta sera" le sussurrai.
"Mah, chi lo sa. C'è solo un modo per scoprirlo no?" Rise e poi scappo via.
Credo di essermi innamorato di lei.

Water Love ~Titanic~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora