Exhausted

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29 agosto

«Non l'ho sentito più, ad un certo punto.»

Zayn rimane distante.

«Ho avuto paura.» tenta di nuovo Lyn, cercando il suo sguardo, ma lui non le dice niente.

Si appoggia solo al muro, chiude gli occhi e rimane in silenzio.

Ed è come se le dicesse che ha avuto paura anche lui. Che per un momento, non l'ha sentita neppure lui. Che quelle ore in aereo, dopo la seconda telefonata di sua sorella, sono state un'eternità. Quasi un inferno, peggio di una bomba e di una granata in mezzo deserto.

In mezzo al nulla.

Fai un'altra cazzata, e non so come .. Come potrebbe andare a finire, Evelyn.

Non gli sono mai piaciuti i segreti. Non gli è mai piaciuto restare solo a guardare.


La prima cosa che ha fatto, quando l'ha riportata a casa, è stata quella di uscire. È andato a correre fino a quando il sole non è sceso, pian piano, dietro le montagne.

In verità, Zayn sta correndo ancora.

Corre, con gli auricolari nelle orecchie e il telefono sul braccio, lui corre. Come un matto, un passo dopo l'altro, va'.

Corre fino a che non sente la gola bruciare e i polmoni richiedere immediatamente dell'aria.

Corre, convinto che solo in quel modo riuscirà a non pensarci. Non lo sa perché è ancora nervoso così tanto.

Ritornare in quell'ospedale, forse, non ha poi favorito e alleggerito di certo la situazione: anzi, ha portato a galla gli ultimi momenti e gli ultimi ricordi in cui ha visto ancora in vita i genitori, dopo che erano arrivati con urgenza sull'ambulanza dal pronto soccorso.

Dentro di sé sente tanta adrenalina, ma non è soltanto per essere arrivato quasi a un passo dal perdere il bambino, bensì per qualcosa di più.

Molto probabilmente per il fatto che Lyn abbia cercato di tenerglielo nascosto. È questo che lo fa uscire fuori di testa, che gli rode. Perciò corri, corri, corri più che puoi.

Vuole essere presente, vorrebbe esserci sempre. Di questo ha paura, anche di questo.

Non lo crede all'altezza della situazione? Le sue responsabilità le ha sempre prese. Non le ha fatto mai mancare niente, seppur lui sia distante durante tutti questi, e i prossimi, mesi. Come può non considerarlo?

È vero che lui non moriva dalla voglia di diventare padre, però – porca puttana! – c'è dentro anche lui in tutta quella storia. L'ha messa incita lui!

Rallenta, togliendosi una cuffietta, perché con tutta quella fretta in un attimo si ritrova di nuovo a salire i gradini della veranda di casa sua.

Non sente più le gambe.

Quando entra dalla cucina ignora sua sorella, che sta preparando la cena, per proseguire fino al piano superiore con l'intenzione di infilarsi in doccia e poi andare direttamente a letto – alias, sul divano: non avrebbe dormito con lei, non quella sera – .

E la vede in camera da letto, con un turbante in testa e un asciugamano attorno al corpo che, per colpa della pancia, le copre poco più dell'indispensabile.

Probabilmente è appena uscita dalla vasca da bagno, perché quando fa cadere a terra il tessuto spugnoso del telo – dandogli inconsapevolmente il bentornato! – solo un paio di culottes le fasciano le cosce più pronunciate.

The Only Easy Day Was YesterdayWhere stories live. Discover now