7. Lezione 2: equilibrio

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In effetti avrei potuto mettere a disagio Piper con qualcosa di più leggero della rivelazione dei miei gusti sessuali, però avevo bisogno di vedere e sapere la sua reazione. Avevo immaginato che non sarebbe stata capace di guardarmi di nuovo, invece mi aveva stupita: era rimasta ferma, senza nascondere la sorpresa, e i suoi occhi stupendi non si erano spostati dai miei nemmeno per un secondo. Ero stata io, dopo qualche secondo, a sentire il bisogno di staccarmi da quel mare che erano i suoi occhi. Dopo che lei andò via io tornai ai miei affari, ma più volte mi ritrovai a sorridere pensando al suo viso stupito.

Quando arrivai a casa mia erano già passate le 20, e mi lasciai cadere sul divano, più stanca di quanto pensassi. Lanciai uno sguardo alle scale per andare nella mia stanza, ma il divano mi sembrò sufficientemente comodo per decidere di non salire.

Poggiai la borsa sopra al tavolino e lasciai cadere i tacchi sul pavimento, lasciandomi sfuggire un gemito di piacere sentendo i miei piedi liberi. Li guardi un attimo, abbandonati sul tappeto, e un'idea mi passò per la testa: Piper solitamente non usava i tacchi alti, quindi il giorno dopo sarebbe stato quello il tema della nostra lezione. Avrebbe imparato a tenersi in equilibrio.

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Erano già passate le 8 quando arrivai alla Chapman Bank, e io e gli altri azionisti avevamo la riunione con Alex durante quella mattina. Carol si rifiutava di parlarmi, esattamente come Larry che non si era nemmeno disturbato a mandarmi un semplice messaggio. Arrivai al mio ufficio e lanciai uno sguardo ai documenti che erano stati lasciati sulla mia scrivania, sospirando. Essere presidente di un'azienda come la nostra non è per niente facile, soprattutto se nessuno crede nel tuo lavoro.

Mio padre aveva creato un vero impero, e dopo la sua morte la mia famiglia aveva accusato un duro colpo, lasciando la società in secondo piano. Dopo qualche tempo io iniziai a vedermi con Larry, che lavorava con mio padre da qualche anno, e fu lui a proporsi di aiutarci, dandoci tutto il suo appoggio e assumendosi i problemi dell'azienda. Mi fece la proposta di matrimonio qualche mese dopo, e accettai decidendo però di diventare io la presidente dell'impresa. Mia madre non ne fu molto soddisfatta, perché avrebbe preferito che restasse Larry, ma io non accettai e mi presi ciò che era mio di diritto. Larry a differenza sua si dimostrò comprensivo e iniziò una battaglia per convincere i vari soci che sarei stata una buona presidente.

Ancora non potevo credere che fossero passati 3 anni dalla morte di mio padre, e io sentivo tantissimo la sua mancanza, della sua presenza, dei suoi consigli, della sicurezza che mi trasmetteva.

I miei pensieri furono interrotti da qualcuno che bussò alla mia porta.

- Avanti.- entrò Sarah, la mia segretaria.

- E' appena arrivata la signorina Vause. L'ho accompagnata in sala riunioni come mi avevi chiesto.- mi comunicò.

- Grazie Sarah, la raggiungerò immediatamente.- presi qualche foglio e i documenti che ci servivano e andai verso la sala riunioni, dove notai Cal seduto accanto ad Alex. Stavano chiacchierando animatamente, e mio fratello sembrava praticamente ipnotizzato, pendendo dalle sue labbra, e pensai che da un momento all'altro avrebbe iniziato a balbettare.

- Buon giorno a tutti.- salutai.

- Buongiorno.- mi risposero loro due.

Alex puntò i suoi occhi sui miei e io tenni lo sguardo fermo, vedendo un sorriso accarezzare le sue labbra. Mi stava mettendo alla prova e fino a quel momento sembrava che avessi superato il test. Mi sedetti un po' lontana da loro, e dopo qualche minuto arrivarono gli altri soci e potemmo dare inizio alla riunione.

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