Quinto Capitolo; Almeno per un secondo.
Non tutti capiscono quanto fa male la solitudine.
Io non sto sola molto spesso, anzi, non posso proprio lamentarmi, ma capita, capitano momenti in cui sono circondata da tante persone e mi sento la persona più sola sulla terra.
Porto dentro un macigno che mi isola dal resto del mondo; fa sempre più male.
Evito sempre questo argomento, non mi piace parlare dei miei sentimenti alle altre persone, mi fa sentire egoista, come se esponendo il mio dolore in qualche modo possa farmi stare al centro dell'attenzione, non dando peso alle sofferenze di chi mi ascolta.
Fa tutto veramente schifo, e questo pensiero mi tormenta dalle sei del mattino.
-Evelyn!- Mi sento chiamare da Alice che sta accanto a me nel banco.
Sbotto con un semplice "Eh?", accorgendomi troppo tardi del fatto che ho la professoressa Hemmings davanti.
-Edwards, per favore cerca di stare attenta, non posso farti dare l'ennesimo tutor- Dice con voce arresa la professoressa di matematica, nonché la madre del mio migliore amico.
-Mi scusi professoressa- Mi limito a dire senza prolungarmi nelle mie solite e inutili moine.
Lei sorride dispiaciuta e riprende a riempire la lavagna con tutte quelle formule più che incomprensibili.
-Ev- Sussurra Alice dandomi un colpetto sul braccio, io rivolgo lo sguardo sul suo invogliandola a parlare.
-Stai bene?- Dice con sguardo confuso.
Io cerco di annuire stando il più calma possibile.
Mi guardo attorno per pochi secondi e l'unica cosa certa è che mi viene da vomitare.
Sento gli occhi appannarsi e la gola stringersi, come la bocca dello stomaco.
Intorno a me sembrano improvvisamente aumentare i gradi, nonostante la bassa temperatura inizio a sudare in troppo poco tempo per essere una cosa normale.
Il cuore sembra star per esplodermi dal petto, e senza dire nulla la mia sedia striscia sul pavimento e nello sguardo incuriosito di tutta la classe esco fuori con le gambe che minacciano di smettere di sostenermi da un momento all'altro.
Appena fuori corro verso il bagno, appena arrivata mi butto a terra con le mani tra i capelli, cercando di contenere astrattamente tutti quei pensieri che mi stavano lentamente uccidendo.
-Basta...- Sussurro a me stessa quando non riesco più a controllare le lacrime e i miei battiti.
Mi rannicchio su me stessa lasciandomi andare in uno di quei pianti che sembrano voler dire tutto ciò che a parole sarebbe impossibile spiegare.
-Ev...- Sento la voce di Alice poco distante dalla porta, senza pochi sforzi riesco ad alzarmi per aprirla, e senza pensarci troppo l'abbraccio continuando a piangere.
-Sono stanca- Dico tra i singhiozzi mentre lei cerca di consolarmi passando una mano sulla mia schiena.
-Evelyn?- Una voce inconfondibile si fa spazio nel suono dei miei singhiozzi, alzo lo sguardo e Luke entra velocemente nel bagno chiudendo la porta, allo stesso tempo vedo Alice alzare gli occhi al cielo.
-Hei piccola, perché piangi?- Dice mettendosi vicino a me che piano mi stacco dall'abbraccio.
-Niente... Adesso mi passa- Dico strofinando le dita sotto gli occhi, cercando di regolarizzare il respiro.
-Se una persona non ha niente non sta in un bagno che puzza di ciclo mestruale a piangere- Mi sgrida Luke con tono duro ma allo stesso tempo preoccupato.
-Ah perché tu riconosci anche l'odore del ciclo? Potresti anche sbatterti le ragazze quando non sanguina la loro vagina- Lo riprende Alice alzando un sopracciglio con sguardo di sfida.
Insopportabili, non aggiungo altro.
-Perché non stai un pò zitta e smetti una buona volta di sprecare aria con le tue cazzate?- Alice stava per replicare ma la interruppi io facendola stare zitta.
-Se voi avete finito io propongo di tornare in classe, ho bisogno di tornare a casa, devo chiedere il permesso- Dissi mettendo le mani nelle tasche della felpa.
-Andiamo- Dice Luke mettendomi un braccio sulle spalle, mentre Alice continua ad alzare gli occhi al cielo.-Mamma, te l'ho detto, non lo so che mi è preso- Dico mentre mia madre mi parla con tono preoccupato e con voce quasi rotta; sta sicuramente per piangere, penso.
-È per tuo padre, vero?- Dice iniziando a piangere.
-Possiamo smettere di parlare e magari andare a mangiare qualcosa? Le gocce mi mettono fame- Sbuffai riferendomi ai calmanti che mia madre mi aveva fatto prendere in bidelleria appena arrivata a scuola.
Lei annuisce pulendosi velocemente le guance, tornando poi con le mani sul volante.
Chiudo gli occhi qualche minuto cercando di rilassarmi con la testa poggiata sul finestrino, e la macchina si ferma facendomi tornare alla realtà.
Sgranai immediatamente gli occhi quando mi ritrovai davanti al KFC, così diventai completamente rossa al solo ricordo di quell'adorabile ragazzo.-Cosa ti va?- Domandò mia madre appena entrammo.
-Vanno bene il pollo e le patatine, con una sprite- Dissi cercando Ashton con lo sguardo.
Appena lo vidi il cuore fece un vero e proprio balzo dentro il mio petto, sorrisi per la prima volta in tutta la mattinata.
Mi concentrai subito dopo sul fatto che mia madre si stava mettendo sul lato opposto alla sua fila, che era praticamente a metà.
-Andiamo dall'altra parte- Protestai appena si fermò davanti a me.
-Non mi va di fare la fila- Disse prendendo il telefono per rispondere al suo fidanzato.
-Fanculo- Fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Mi infastidii ancora di più appena vidi mia madre far passare avanti alcune persone per stare al cellulare.
-Mi prendi in giro?- Urlai praticamente accorgendomi che tutti si voltarono ad osservarmi, compreso lui.
Sbuffai imbarazzata mettendomi il cappuccio e la domanda era: con gli occhiali da vista e la felpa sarei passata inosservato?
-Beh?- Dissi scocciata mentre tutti continuavamo a guardarmi al quanto sconvolti.
Tutti tranne lui, questa volta.
Infatti, appena posai lo sguardo sulla sua figura lo vidi prendere l'ordinazione di due belle ragazze che gli sorridevano.
Feci una smorfia infastidita ma poi mi concentrai soltanto su di lui.
Anche lui quel giorno portava gli occhiali: una montatura nera e fine gli contornata lo sguardo coprendomi la vista dei suoi splenditi occhi.
Le labbra erano sempre le stesse, leggermente gonfie e rosse, cominciavo davvero a chiedermi se usava qualche prodotto!
La sua divisa gli stava semplicemente benissimo, il rosso gli donava davvero troppo.
Portò le mani sullo schermo della cassa digitale chiudendo leggermente il braccio, mostrando i muscoli che contornavano l'avambraccio, e scordai per un secondo il meccanismo del respirare.
Risi scuotendo il capo per via della mia stupidità.
Persa nei miei pensieri non mi accorsi subito del fatto che "My Michelle" dei Guns N' Roses, ovvero la suoneria del mio telefono stava riempendo il brusio di quel locale.
E nuovamente avevo lo sguardo di tutti, ma proprio tutti, puntato sulla sottoscritta.
In fretta e furia mi voltai sussurrando a mia madre che uscivo fuori, rivolsi un ultimo sguardo ad Ashton e m'incamminai nel parcheggio, rispondendo alla telefonata di Calum.
-Come ti senti?- Disse con voce alterata e preoccupata.
-Ciao eh- Ridacchiai.
-Comunque adesso sto meglio- Ripresi a parlare mettendomi seduta sul muretto del locale.
-Bene, mi fa piacere, perché stasera alle cinque passiamo a prenderti, e per passiamo intendo io, i ragazzi e Ashton- Dice il mio amico, e non posso che immaginare il sorrisino che starà sicuramente contornando il suo viso.
-Cal... Non so se mi va- Dissi un pò dispiaciuta.
-Ok, alle cinque sotto casa tua, a dopo- Rise chiudendomi la chiamata in faccia.
Mia madre arrivò dal locale, mi sorrise porgendomi una busta.
-Perché quel cassiere mi ha chiesto di te?- Domandò con tanto di sopracciglia alzate, indicando Ashton dalla vetrata.
-Come scusa?- Urlai con occhi sgranati e fronte corrugata.
-Sali in macchina va- Rise mia madre aprendo le portiere.Una cosa era certa, lui aveva pensato a me almeno per un secondo, e questa cosa non poteva che farmi stare dannatamente bene.
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My KFC Love Affair. ||Ashton Irwin||
FanfictionTratto dal primo capitolo: -Buonasera signorina, desidera..?- Una voce dolce e leggermente assonnata mi fece alzare il volto per farmi ritrovare davanti a un ragazzo che mi fece completamente zittire.