Capitolo 3. No Name.

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Il giorno dopo fu Billy a svegliarmi, fosse stato per me avrei dormito ancora; avevo ore ed ore, forse giorni interi, di sonno arretrato.
<Nevica Trouble, guarda!>
Continuava a scuotermi per cercare di farmi aprire gli occhi.
<Dai Billy, cinque minuti. Nevica tutti i giorni dalle nostre parti.>
<Dai, alzati, é sabato e che cosa facciamo il sabato?> mi domandò eccitato sedendosi sulla mia pancia.
<Il sabato vieni con me al caffè! Lo so, lo so.> replicai assonnata.
<Non vedo l'ora di incontrare il signor Smith e di fargli vedere i miei nuovi disegni e poi vorrei tanto scambiare due chiacchiere con la signora Megan e se si porta sua nipote Sarah, ancora meglio. Capisci che intendo no?>
< Sei proprio un marpione!!>
Non riuscivo a non sorridere con lui nella mia vita. Era il regalo più bello che i miei genitori mi avessero potuto fare.
<Ok Billy, mi alzo. Facciamo colazione fuori!!>
<Al caffè?>
<No in un altro posto, vado a fare una doccia!!>
Quella mattina avevo poca voglia di prepararmi e il ceffone di ieri mi aveva lasciato la pelle irritata.
Uscimmo di casa e ci avviammo presso il parco lì vicino, dove un signore aveva un carretto e vendeva le ciambelle più buone che io abbia mai mangiato in tutta la mia vita.
<Non posso credere che stiamo mangiando seduti stamattina.> disse scherzoso il piccolo Bill.
Beh, in effetti era vero. Conducevo una vita così frenetica che non potevo fare a meno coinvolgere anche lui nel mio caos.
Il sabato mattina, però, era diverso.
Avevo il turno dimezzato e quindi tutto il pomeriggio libero ed era legge passarlo col mio ometto.
Ce la spassavamo in giro e cercavo di organizzare sempre delle cose nuove che lo lasciassero soddisfatto e felice.
Arrivai puntuale al lavoro quella mattina ero felice che Billy fosse lì con me; si sedette ad un tavolo ed io iniziai a lavorare dietro al bancone.
Sam non era ancora arrivata e iniziai a preoccuparmi perché non era da lei, di solito era sempre in anticipo.
Dopo una mezz'ora finalmente si fece viva. Aveva una pessima cera e gli occhialoni scuri coprivano gran parte del suo viso minuto.
<Hey Sam, Buongiorno!! Come va?>
<Non bene Trouble.> si abbassò le lenti e scoprì un occhio nero gonfio quanto una pallina da ping pong.
<Oh mio Dio Sam, che cosa hai fatto?> le domandai sconvolta.
Lei ancora spaventata, scoppiò in lacrime e continuò.
<Ho litigato con Travor, ha detto che io non devo impicciarmi nelle sue cose, ha detto che dopo anni di convivenza é lecito un tradimento. Così ho pensato a quello che mi hai detto tu, che noi donne non siamo carta straccia da buttare, che siamo come loro. E presa dalla rabbia ho raccolto i suoi vestiti e gliel'ho buttati giù per le scale, ma lui non se n'è andato. Mi ha afferrato per i capelli e mi ha dato un pugno in faccia.>
<Che stronzo, devi denunciarlo Sam!>
<No, non posso.> disse terrorizzata non appena sentì quelle parole.
<Avanti Sam, non dirmi che vuoi tornare a casa? Non è la prima volta che ti mette le mani addosso, non puoi continuare così!>
<Se lo viene a sapere mio padre o mio fratello lo uccidono e mi fanno ritornare a Boston. Io non voglio tornare lì, io voglio fare l'attrice e qui c'è tutta la mia vita!!>
< Non ci torni a Boston, vieni a casa mia, ok?> dissi per tranquillizzarla.
Lei con un cenno del capo acconsentì e subito il suo viso parve rilassarsi.
Non era la prima volta che subiva violenze, ma mai in quel modo così brutale. Era arrivata al limite.

Avevo quasi finito il turno; Billy era lì seduto che raccontava barzellette a Sarah, la nipote della signora Megan.
Il caffè era mezzo vuoto e io mi ero concessa due minuti di pausa sedendomi un po' su uno sgabello, poi il mio relax cessò all'istante.
Entrarono nel bar Rob, Chris ed, il fratello minore di quest'ultimo,Lee.
<Hey Trouble!> esclamò Chris raggiante.
<Hey Sis, cos'è questa storia che lasci la band?!> mi domandò subito Rob accigliato.
<Dai ragazzi, come posso continuare a suonare con voi dopo ieri sera. Ho chiuso coi Fallen, mi dispiace.>
<Anche noi abbiamo chiuso coi Fallen!!> replicò subito Chris.
<Già, adesso siamo... beh, non lo so ancora cosa siamo, ma suoniamo al Blu Berry stasera e non possiamo senza di te.> cercò di convincermi il rosso Rob.
<No ragazzi, non posso.> dissi frettolosamente.
<Ma dai Trouble, se vinciamo ci guadagnamo mille bigliettoni e qualche contratto discografico.> sbraitò Lee, il più piccolo del gruppo.
<Non puoi lasciarci così.> continuò.
<Aspetta, aspetta mille bigliettoni?> domandai sconvolta.
<Già, e ci sono i Red Devils!!> rispose persuasivo Chris.
<Ok è andata!> risposi soprafatta.
<Come è "andata"?> replicò Billy infuriato.
<Trouble e il nostro sabato speciale!!>
<Hai ragione piccolo, resti con me per tutto il tempo delle prove e poi ti accompagno a casa. Sam resta con te.> mi dispiaceva tanto non poter restare con lui, ma se avessi vinto avremmo potuto sistemare un po' di cose coi soldi della vincita.
<Dai, Trouble e il film che dovevamo vedere alla tv? E il pattinaggio sul ghiaccio? Non è giusto...>
<Dai piccolo, resto con te fino le dieci e mezzo. Ti lascio solo per un paio d'ore. Torno a casa a dormire.>
<D'accordo, che sia l'ultima volta però.> alla fine il piccolo Bill cedette.
< È andata, dammi qui il pugno!> esclamai raggiante.
Stavamo aspettando con ansia la chiamata di Jerry il proprietario del Blu Berry, per esibirci. Erano anni che ci facevano fuori alle selezioni ed adesso finalmente eravamo in gara.
Il Blu Berry era il locale più famoso del quartiere e per noi giovani musicisti era un trampolino di lancio verso il successo.
Adesso, finalmente, toccava noi.

"Fatevi largo gente, arrivano i NO NAME!!"

<"No Name", che genialata!!>
<Già, mi piace!!>
<Anche a me!!>
I tre ragazzi, Rob Chris e Lee, sembrarono entusiasti quando proposi loro il nuovo nome della band.
Le prove andarono benissimo, nonostante il più giovane del gruppo fosse un nuovo arrivato, aveva egregiamente sostituito James alla chitarra.
Ci salutammo alle nove e ci demmo appuntamento per le undici al Blu Berry.
Sam, Io e Billy ci avviammo verso casa.
<È davvero fantastico, Trouble. Sono eccitata per te, stasera sarà un successo!!> disse radiosa la piccola Sammy.
Il suo occhio era ancora molto gonfio, ma nonostante tutto la sua bellezza era disarmante.
<Leyla, mi porti con te?> mi domandò in modo supplichevole Bill.
<Non puoi entrare al Blu Berry. Ne abbiamo già parlato.>
Dissi irritata di fronte a quella richiesta.
<Ok d'accordo.> imbronciato incrociò le braccia e si ammutolì.

Dopo una bella doccia rilassante, ero quasi pronta per andare.
Indossavo una minigonna nera con le mie calze bucherellate fortunate in tono con la gonna; le mie converse a stivaletto, un top rosso che lasciava la pancia scoperta e il giubbotto di pelle.
Raccolsi i miei lunghi capelli in una coda di cavallo alta e truccai gli occhi di nero.
Ero pronta.
<Uao!> esclamò stupito il mio fratellino.
<Sei fantastica!> aggiunse Sam.
Anche io quella sera mi vedevo particolarmente attraente, forse perché mi sentivo di nuovo felice dopo tanto tempo.

Lasciai tutte le miei raccomandazioni ai due prima di andarmene, aspettai che Billy chiudesse il lucchetto alla porta e poi scesi correndo le scale.
<Hey Trouble, ragazzaccia dove corri?> mi domandò scherzoso il vecchio Bolt al primo piano.
<Ho una gara importante Bolt, ciao.>
<Ciao ciao, fa attenzione.>

Faceva decisamente molto freddo quella sera, per questo decisi di camminare quanto più velocemente possibile per riscaldarmi un po' ed in men che non si dica arrivai al locale.
Le luci al neon blu illuminavano la scritta in corsivo "Blu Berry" e fuori alla porta d'ingresso c'era una fila enorme di persone che aspettavano di entrare. Il buttafuori George era un mio amico e così corsi a salutarlo.
<Hey George!!> urlai radiosa.
<Piccola Trouble, ciao! Che ci fai qui?> mi domandò felice di rivedermi.
<Stasera suono qui Big, con la mia band!!>
<Stendili tutti! Ti faccio entrare?>
<Oh no, non ancora aspetto i ragazzi.>
Erano in leggero ritardo, poi da lontano li vidi.
Tutti e tre vestiti di rosso; erano dei bei ragazzi alti tutti e tre con gli occhi chiari. L'unica più bassa ero io che paragonata a loro mi sentivo un moscerino, ma andava bene così, eravamo una squadra fortissima!
<Uaoo!!>
<Mamma mia!>
<Che schianto!>
Esclamarono esterrefatti i tre ragazzi quando mi videro.
<Con te nella band, vinciamo a prescindere!> ribadì Chris scherzoso.
<Allora ragazzi, prima di entrare volevo ricordare che non stiamo partecipando tanto per, io voglio vincere. Quindi mettiamocela tutta ok?> dissi loro deviando il discorso su quello che più era importante.
<Ben detto!> guardarono trionfanti i tre.
<Avanti allora, qui il pugno!!>

Eravamo pronti, pronti per spaccare, pronti per far vedere al mondo quello che sapevamo fare.
Avevo un bel presentimento, sentivo che quella sera qualcosa sarebbe cambiato, ma non cantavo ancora vittoria. Su quel palco avrei dato il meglio di me, perché il mio unico obiettivo era VINCERE!



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