Capitolo 26. Why don't you do right.

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Era sempre emozionante sentire l'adrenalina salire e percorrere tutto il mio corpo. Prima di un'esibizione non ero mia stata così eccitata.
Il mio riflesso era incorniciato nei pannelli argentati delle casse, pronti a pompare la musica migliore che avessi fatto negli ultimi anni.
Quel vestito rosso fiammante e luccicante, risaltava ogni particolare del mio corpo esile. Lo adoravo, ma più di tutto amavo la scollatura profonda dietro la schiena, che lasciava intravedere la curva perfetta della mia colonna vertebrale fino alla fine.
Mi sentivo tremendamente sexy e quello sarebbe stato il mio debutto.
Mi passai una mano tra i ricci biondi che scendevano su un lato, coprendomi una scapola e mi affrettai a correggere il rossetto rosso lucido che un po' era sbavato all'angolo della bocca.
Il mormorio in quella sala faceva da sottofondo, quella sera sarei stata io ad aprire la serata.
Un giovane elegante col farfallino e il cilindro mi passò davanti mi fece l'occhiolino e scomparve dietro la tenda che dava sul palco: era ora.
La sua entrata fu eclatante, tutto il pubblico sembrava impaziente, pronto a divertirsi.
Pochi minuti e chiamò il mio nome.
Le gambe tramavano e su quei tacchi vertiginosi sentii di poterci cascare da un momento all'altro.
Il battito irregolare del mio cuore era inquietante.
Mi guardavo intorno e tutta quella gente a bocca aperta aspettava soltanto la mia esibizione.
Intanto io con lo sguardo, cercavo tra la folla, l'unica persona a cui probabilmente sarei stata riconoscente nella mia vita.
Arthur.
Non c'era, il suo tavolo riservato in prima fila era vuoto.
Una sensazione di malessere mista alla delusione attaccò la mia gola.
In quel preciso istante il pianista cominciò a suonare, ma i pensieri mi offuscarono la mente ed attaccata al microfono non mi uscii una singola parola.
Il panico. Non ricordavo più il pezzo.
Lanciai un occhio al maestro che con un finto sorriso m'incoraggiava a partire ma nulla.
Riuscii persino a captare l'ansia e la paura di Ramon che a bocca aperta dalle quinte sperava che io mi sentissi bene.
Poi da lontano la porta della sala si aprì.
Arthur scendeva lentamente la scala e si faceva spazio tra la folla per raggiungere il suo posto.
Era perfettamente messo in tiro nel suo smoking nero e tutto sembrava andargli a pennello, come se una seconda pelle lo avvolgesse alla perfezione.
A completare quella presenza, al suo fianco mano nella mano, scendeva lentamente una dea avvolta in un abito rosa cipria lungo, che metteva in risalto lo splendore naturale di quella donna.
<É per te!> dissi al microfono indicandolo da lontano, prima che afferrassi l'ennesimo attacco che il pianista gentilmente continuava a suonare all'infinito.
E prima che la gente potesse capire a chi
riferissi, il mio canto era già iniziato.
L'affascinante capo seduto al tavolo guardava affascinato la mia esibizione, anche se palesemente imbarazzato dalle occhiatacce della sua donna che mentalmente, forse, cercava di capire io da dove fossi sbucata.
Immaginava probabilmente notti insonni del suo amato, in cui io avevo provveduto a rendergliele più piacevoli, ma sicuramente non avrebbe mai potuto pensare al casino e al caos che avevo portato nella vita di Mister hotuttosottocontrollo Lewis in pochi giorni.
Il solo pensiero di come avevo ridotto la sua stanza e scompigliato la sua vita perfetta ed ordinaria, mi fece sorridere.
I miei occhi erano piantati su di lui, che nel frattempo mordeva tra i denti il suo sigaro cubano e girava il whisky contenuto nel bicchiere di vetro che aveva tra le mani.
La mia esibizione non era ancora finita, pochi secondi dalla fine del primo pezzo e subito iniziai col secondo.
Una cover ben rivisitata di "Why don't you do right".
In effetti non era una caso che io avessi indossato quell'abito rosso, mi sentivo e volevo essere la Jessika Rabbit della situazione.
I riflettori puntati su di me esaltavano lo scintillio delle paillettes lungo tutto il vestito, avrei potuto abbagliare il sole per quanto ero splendente.
Il mio corpo iniziò a muoversi a ritmo di musica e lo schioccare delle dita dei due ragazzi ballerini alle mie spalle mi aiutavano a tenere il tempo.
Era incredibile per me rinterpretare una delle scene che più avevo amato da bambina.
La mia voce uscì dalle mie labbra calda e suadente, come quella del mitico cartone animato della mia infanzia.
Con Charm e sensualità scesi lentamente i gradini delle scalette e a passi lenti iniziai a girare tra i tavoli.
Mi faceva quasi male ai fianchi per quanto sculettavo, ma gli sguardi languidi e persi nel nulla degli uomini seduti ai tavoli mi diedero la forza di continuare, fin quando non li avrei visti con la lingua di fuori.
Negli occhi delle donne invece c'era soltanto tanta, ma tanta invidia ed assistevano alla scena, come se fosse stata la cosa più raccapricciante che avessero visto negli ultimi anni.
Finalmente dopo un giro immenso arrivai al tavolo di Arthur.
Lui mi guardava con gli occhi saettanti che percorrevano ogni centimetro del mio corpo, gli sorrisi e lui non potette fare altro che ricambiare.
Mi poggiai delicatamente in un angolo di tavolo ed incrociai le gambe lasciando scoperta la sinistra, liberata dallo spacco del vestito, mentre il direttore si godeva la scena mordicchiando nervosamente il suo sigaro.
Glielo sfilai tra le labbra e glielo spensi nel whisky che reggeva nella mano sinistra e lo lascia alle grinfie della sua amata Veronica che guardava il compagno cercando di capire tra le righe se tra noi ci fosse qualcosa.
Mi alzai velocemente e lo lasciai intontito con gli occhi fissi sulle mie natiche, notando che la bruna seduta al suo fianco si avvicinò al suo orecchio mormorandogli qualcosa, forse una minaccia di morte.
Ero proprio una maledetta stronza, ma mi divertiva che lei almeno si disperasse un po', non mi andava giù che dopo tutto quello che gli aveva fatto passare, fosse comparsa dal nulla e piombata di nuovo nella vita di Arthur.
Almeno adesso gli avevo concesso il beneficio del dubbio che per un po' l'avrebbe tormentata per benino.
Arrivai al palco e il nano mi aiutò a risalire le scale.
La mia esibizione era finita e finalmente regalai un bacio sulla fronte stempiata del povero Ramon, che sembrò aver toccato il cielo con un dito.
Il pubblico in delirio mi fece rabbrividire, un inchino lungo e profondo accompagnò quegli applausi straordinari.
Il sipario si chiuse e intravidi lo sguardo soddisfatto del capo che seduto applaudiva pacato.
<Sei stata splendida! Grandiosa! Ci chiederanno il bis!>
Esclamò entusiasta il nano che applaudiva e saltellava come un bambino in estasi.
Gli sorrisi ero davvero fiera di me stessa, raggiunsi il camerino ed ancora eccitata mi chiusi la porta alle spalle.
Mi voltai lentamente ed inaspettatamente, davanti a me c'era Thomas il ragazzo che poche ore prima mi aveva consegnato i fiori.
Era in divisa, perfettamente sistemato nel suo smoking color panna con le rifiniture in oro, che risaltavano gli occhi color nocciola con qualche sfumatura dorata.
Tra le mani reggeva due calici e una bottiglia di champagne elegantemente poggiata in un secchio d'argento.
<Buonasera signorina, offre la casa!>
Mi disse suadente, con gli occhi piantati nei miei.
<Oh, Thomas. E chi me la manda?>
<Un piccolo pensiero da parte mia...>
Stappò la bottiglia e versò il contenuto nei bicchieri.
<Per lei madame...>
Si avvicinò a me e mi porse il bicchiere.
<Grazie, sei gentile...>
Non sapevo cosa dire.
Un metro e novanta di muscoli e testosterone era lì davanti a me, non potevo non stare al gioco, magari riuscivo a concludere dopo tanto tempo.
Il primo bicchiere lo bevvi tutto d'un fiato e così tra una chiacchiera e l'altra il secondo e poi il terzo.
Mi tolsi le scarpe, mi dovevo cambiare.
<Allora Tommy, che ne dici se vai a prendere qualche altra cosa da bere al bar e ci divertiamo un po' stasera.
Intanto io mi cambio e ti raggiungo.>
Mi sedetti sulla consolle davanti a lui, avevo perfettamente capito quanto desiderasse possedermi il biondino che in quel momento sembrava voler vedere qualcosa un po' più su delle mie coscie scoperte.
Gli accarezzai i capelli e lui posò una sua mano calda leggermente sotto il vestito.
Lasciai che la sua pelle avesse un contatto con la mia, il suo tocco delicato saliva sempre più su.
Afferrò con entrambe le mani i miei fianchi sotto il vestito e cicondai i suoi con le mie gambe.
<E che bisogno c'è di cambiarsi, io non ti voglio vestita...>
I suoi baci seguivano la linea precisa della mia clavicola salendo verso il collo.
Piegai la testa all'indietro, i brividi percorrevano tutto il mio corpo fin giù al basso ventre.
Il vestito saliva sempre più su, fin quando il mio bacino non combaciò perfettamente con il suo.
Sentivo la sua erezione premere sulle mie mutande, già bagnate per l'eccitazione.
Non potevo resistere.
Gli afferrai i capelli e gli tirai la testa all'indietro e in men che non si dica gli ficcai la lingua in bocca.
Adesso ero completamente in braccio a lui, che con un braccio mi reggeva sotto le natiche e con l'altro si liberava dei pantaloni.
<Oddio quanto ti voglio...>
Bisbigliò al mio orecchio.
Ma nel più bello la porta bussò.
Non me ne fotteva un cazzo di chi fosse, ero impegnata.
Afferrai la sua erezione tra le mani, stavo quasi per compiere il miglior pompino nella storia, ma qualcuno aveva deciso che io non dovevo scopare quella sera.
<Porca Troia!> Imprecai.
< Chi cazzo é? > sbottai incazzata, mentre cercavo di rimettermi in ordine per aprire la porta.
<Trouble sono Ramon, Arthur ti desidera!>
Aprii uno spicchio di porta dando il tempo a Thomas di rialzarsi i pantaloni.
<Dì ad Arthur che adesso non posso!>
<Ha detto che devi raggiungerlo, se non vuoi che salga e ti venga a prendere con la forza.>
<Ok, due minuti ed arrivo.>
Dissi sbuffando e richiudendo velocemente la porta.
<Ok dolcezza aspettami giù...>
Lo baciai avidamente e strattonandolo lo spinsi fuori dalla stanza.
Mi tolsi il vestito rosso velocemente e ne indossai uno bianco, con una gonna a campana.
Cercai di risistemarmi il trucco ed i capelli e velocemente raggiunsi il party al piano di sotto.
Thomas era al bancone del bar già a lavoro, Athur invece infondo alla sala accompagnato dalla sua dea bruna che con i suoi occhi blu lo guardava innamorato.
Erano circondati da gente di classe, ricconi e persone di alto rango. Io ero sicuramente l'unica poveraccia in quella sala.
A passo spedito andai verso di loro, dovevo fingere ancora per un po' di essere una donna elegante.
<Mi dica direttore, mi ha convocata?>
<Ah signorina Leyla, si la cercavo. Ecco questa é la sua paga...>
Mi consegnò tra le mani una busta, sicuramente contenente l'assegno.
<E poi ci tenevo a presentarle, la mia compagna la Dott.ssa Veronica Stevenson.>
<Piacere Leyla Hallen!>
Allungai il braccio per stringere la mano alla donna che aveva fottuto l'uomo più bastardo, cinico ed opportunista che avessi mai conosciuto in vita mia.
<Piacere mio!>
Quella stretta delicata mi fece sorridere, come poteva una donna così tenere a bada un uomo del genere.
Intanto Thomas mi lanciava occhiate sexy da lontano ed io proprio non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
<Beh, signore adesso posso andare?>
<In verità avrei voluto presentarti alcune persone...>
<Arthur, davvero, avrei da fare...>
Indicai con lo sguardo il biondo alle sue spalle che reggeva tra le mani due bottiglie di Jack Daniel's.
<Ho capito, d'accordo...>
Mi sorrise beffardo, sussurrandomi "Vacci piano" all'orecchio.
Annuii e poi velocemente mi congedai a Miss Lewis raggiungendo l'ascensore, seguita dal bel fusto alle mie spalle.
L'ascensore si aprì e Thomas mi prese sulle sue spalle, mi voltai mentre le porte si chiudevano ed agitando un braccio lo salutai, mentre da lontano mi guardava divertito.

*DRIN DRIN* SPAZIO AUTRICE...
CARE LETTRICI INNANZITUTTO VOGLIO AUGURARVI BUON ANNO E SONO FELICE PERCHÉ NONOSTANTE IL TEMPO CHE STO IMPIEGANDO PER SCRIVERE VOI SIETE ANCORA QUI A SEGUIRMI ED A SOSTENERMI OGNI GIORNO, NON SMETTERÒ MAI DI RINGRAZIARVI E NON SARÀ MAI ABBASTANZA.
VI LASCIO UN CAPITOLO CHE SEGNA L'EPILOGO DELLA FUSIONE TRA ARTHUR E LA NOSTRA TROUBLE E SPERO CON TUTTA ME STESSA CHE CONTINUIATE A LEGGERE LE SUE AVVENTURE.
VI VOGLIO BENE E COME SEMPRE, VI AUGURO UNA BUONA LETTURA E BUONANOTTE!!

Trouble.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora