Capitolo 6. Nel profondo.

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Il giorno dopo la quotidianità di quella giornata mi fece dimenticare quello che era accaduto la sera precedente.
Mi alzai, svegliai Billy e dopo un'abbondante colazione lo accompagnai a scuola in fretta e furia.
Sam sembrava la mia ombra e dopo quello che gli avevo rivelato qualche ora prima, sembrò comprendere che delle volte la mia immoralità non era poi così scorretta.
Quando per la prima volta in tutti quegli anni il vecchio Hank ci vide arrivare insieme, ovviamente in perfetto ritardo, con uno sguardo assassino ci fulminò entrambe.
Mi sentivo ancora frastornata dalla sera prima, gli occhi arrossati e i capelli arruffati, nonostante avessi cercato di domarli, legandoli in una coda.
Avevo una voglia matta di chiamarlo, ma non sapevo se fosse con quella strega di Jess o se stesse ancora dormendo. Non c'era molta affluenza quella mattina, il lunedì era una botta sulla fronte per tutti e questo non si può certo negare.

"Avanti Trouble, pensa a qualcos'altro. Distogli la mente."
Pensavo, ma niente da fare ogni volta che chiudevo gli occhi appariva il volto di Mike.

Dovevo sembrare proprio una fuori di testa quella mattina, perché il signor Smith mi osservava basito mentre prendeva il suo caffè mattutino.
<Successo qualcosa, Trouble?> mi domandò preoccupato.
<Assolutamente niente di preoccupante signor Smith.> dissi sorridendogli, almeno avrei distolto i suoi pensieri altrove.
<Non mi dire che sei innamorata?!> continuò non badando alla sua indiscrezione.
Non so perché, ma sul mio viso spuntò un piccolo sorriso.
Non risposi non mi andava di sembrare vulnerabile davanti agli occhi di un cliente, non mi andava che alla fine sotto sotto, facessi trapelare che anche io ero una ragazza come le altre.
<Avanti Trouble, al vecchio Smith puoi dirlo!!> fece lui strizzando l'occhio sinistro.
< Sa signor Smith, delle volte del buon sesso fa miracoli!!> esclamai infastidita e ripresi a lavorare come se niente fosse.

Nel frattempo anche Sam era immersa nei suoi pensieri e guardava fuori dalla vetrina, aspettando chi sa quale segnale dal cielo.
Poi, qualcosa arrivò davvero dal cielo, sì, come una cacca d'uccello .
Entrò nel locale Travor, il suo ex, non pensavo di dover affrontare una merda così grande quel giorno.
Sam balzò in piedi, con gli occhi sgranati ed il viso pallido dalla paura. Iniziò a tremare solo a vederlo da lontano. Lui era spavaldo, quel viso arrogante e un'espressione da faccia da culo, che mi fece salire il sangue alla testa.
Si avvicinò al bancone dove stavamo lavorando io e la piccola biondina, ormai scossa dalla sua presenza. Io incrociai le braccia al petto in segno di sfida e iniziai a guardarlo da capo a piedi.
<Un caffè!> esclamò sfacciato.
Così spostai Sam, ormai imbambolata davanti a lui, ed iniziai a prepararlo.
<No, voglio che lo faccia Sam.> continuò con quel tono irritante.
<Sam si occupa di altro.> risposi fredda, quasi minacciosa.
<Si questo lo so bene.> sorrise malizioso e si portò una mano giù all'altezza del suo membro e se lo strizzò con la mano.
Quel gesto così offensivo e irrispettoso nei confronti della mia amica mi fece perdere la testa. Sentivo le orecchie fischiarmi, come se una vecchia caffettiera stesse per esplodere.
Tolsi la tazzina da sotto la macchinetta e gli sputai dentro.

<È già zuccherato Travor, ho un po' di diabete!!> gli dissi faccia e faccia, senza aver paura della sua reazione.

Come già avevo previsto nella mia mente, lui scattò subito a quella provocazione e mi lanciò in faccia la tazzina, schivandola per un pelo.
Così stufa di quella situazione balzai con un salto dall'altro lato del bancone e con un calcio giusto tra le palle lo misi K.O.
Lui si contorceva dal dolore ed imprecava contro di me.

<Allora grandissimo pezzo di merda, la vedi quella biondina dietro il bancone, si chiama Samantha Clarkson. È una donna ed in quanto tale merita rispetto.>
Poi mi abbassai a terra, facendo in modo di essere faccia a faccia con lui, presi tra le mani i suoi gioielli ed iniziai a tirarglieli ed a strizzarglieli forte e continuai a parlare.
<E la prossima volta che ti permetti di fare quello che hai fatto, ti farò sentire l'ebbrezza di essere una donna a tutti gli effetti!! Te le stacco a morsi queste palle, chiaro?>

Non ebbi una risposta chiara da lui, ma fu evidente che il mio messaggio gli arrivò forte e chiaro.
Lo lasciai andare e gli sferrai un altro calcio nello stomaco.
Tutti intorno a me rimasero indifferenti davanti a quella scena, erano abituati a vedermi battagliare con stronzi di quel calibro.
Sam, invece, era sconvolta, ma un mezzo sorrise comparve sul suo volto.
La feccia umana si alzò da terra ed indietreggiando e barcollando mi fissò schifato, allo stesso modo in cui io stessa lo fissavo.

<Non finisce qui Trouble!!>
<Sparisci merda!!> gridai furiosa ed uscì dal locale ancora dolorante.

Nel contempo che Travor uscì, entrò Michael, che avendo visto quel tizio così malmesso corse verso di me.
< Hey, tutto bene?> mi domandò preoccupato.
<Tutto bene.> risposi sorridente, mentre mi smacchiavo la camicetta che si era sporcata di caffè.
<Ho visto Travor uscire in quel modo, ti ha fatto qualcosa??> domandò su tutte le furie.
<Guarda l'occhio di Sam, era venuto a fare il gradasso. Gli ho insegnato ad usare veramente le palle. Non ci darà più problemi Mike.> mi rivolsi a lui sfoggiando il mio più bel sorriso e lui ricambiò.

Non so se gli piacesse il fatto che io sapessi spicciarmela da sola, non so se era consapevole che io su quel punto di vista non avevo bisogno di lui.

Non ero la classica tipa da proteggere, io mi guardavo da sola, anche se nei miei sogni più remoti avrei voluto che un uomo si battesse per difendermi, ma questo ovviamente me lo tenevo per me.

Michael era lì perché voleva chiedermi di andare alla "Camera 483", un altro locale aperto alle band, dove lì appunto avrebbe suonato.
<Dai vieni Trouble!!> mi pregò mettendo il muso.
Mi fece sorridere ed anche se quella sera avevo il doppio turno, sarei comunque andata da lui.
<Ti vengo a prendere dopo il lavoro ok?> mi disse premuroso.
<Scusa, ma a che ora suoni?> domandai perplessa.
<Lo start è a mezzanotte!>
Mi diede un bacio sui capelli e fece per andarsene.
<Aspetta Mike e l'arpia?> gli domandai prima di lasciarlo andare.
<Non c'è... A stasera amore.> mi sussurrò all'orecchio, accarezzandomi una guancia.

"Finalmente una serata tranquilla..." pensai...
Non vedevo l'ora di uscire con lui, anche se effettivamente doveva lavorare, ma ero felice lo stesso.
Soprattutto perché senza la presenza di Jess,almeno potevo illudermi che era un po' anche mio e non mi dispiaceva affatto quella sensazione, anzi, era quello che più desideravo.

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