Il pubblico impazzì completamente alla fine della mia esibizione.
Mi godevo in pieno quei battiti di mani che rimbombavano nelle mie orecchie ancora ovattate a causa della musica assordante, che qualche istante prima avevo suonato.
Tutti si alzarono in piedi e le loro facce sorridenti e soddisfatte mi riempirono di gioia.
Accennai un sorriso e m'inchinai davanti a loro lieta per tutto quel affetto.
Con la coda dell'occhio cercai di trovare lui, che fu l'unico a restare seduto fumando tranquillamente il suo sigaro, mentre mi scrutava con quello sguardo ammaliante."DIO! Quanto mi ispiri sesso!"
Continuavo a pensare a cosa avrei potuto fargli se avessimo scopato, ma ritornai alla realtà non appena la mia coscienza cominciò nuovamente a tormentarmi.Non potevo, non dovevo e non volevo.
Arthur era capace di confondermi totalmente e ringraziai il cielo che mancavano pochi giorni per tornare a casa, altrimenti sarei diventata bipolare ed isterica come lui e già ero psicologicamente instabile di mio.
Uscii dalla scena e tornai nei camerini.
Anche dietro le quinte c'era il delirio, mi sembrò di essere la star della serata e la mia felicità raggiunse l'apice.
Entrai nella stanza e mi chiusi la porta alle spalle.
Mi bloccai qualche secondo con le spalle attaccate al legno freddo, che al contatto col mio corpo caldo e sudato, mi provocò un brivido.
Che cosa mi stava succedendo?
Ero così felice che l'adrenalina provata fino a qualche secondo prima e lo scarico di endorfine, mi stavano facendo uno strano effetto.
Mi sentivo come se avessi fatto uso di stupefacenti, l'eccitazione era alle stelle e dovetti impormi di sedermi un po' per calmare il tremolio che mi percorreva il corpo.Mentre ero seduta davanti alla consolle del trucco cercando di alzarmi i capelli in modo da stare più comoda, la porta si aprì bruscamente.
Mi girai di scatto.
Non poteva che essere lui, Lewis.
Mi guardava allo stesso modo di come aveva fatto durante la mia esibizione.<Soddisfatto capo?>
Avanzai verso di lui girandogli in torno e scrutandolo allo stesso modo.
Mi andava di giocare un po', mi piaceva pensare che lui potesse pendere dalle mie labbra.
Dopotutto se io avessi voluto sarei riuscita tranquillamente a portarmelo a letto e lui non avrebbe esitato.
Il potere era mio, ma per adesso lui doveva credere il contrario.<Ero venuto appunto a farle i complimenti Miss Hallen.>
Era sulle difensive, sembrava un agnellino in trappola, caduto nelle grinfie del lupo cattivo.
Sicuramente non riusciva a capirci nulla, il mio era stato un cambio improvviso di atteggiamento, ma in quel momento mi andava di divertirmi e lui era diventato il mio spasso.Arthur, che fino a quel momento teneva le mani in tasca, le tirò fuori e con tre lenti battiti di mani, elogiò la mia esibizione, alzando quell'angolino della bocca in modo così sexy da confondermi per qualche secondo.
<Grazie capo, te l'avevo detto che non te ne saresti pentito.>
Gli risponsi spruzzando da tutti i pori sensualità, mi sentivo sicura di me.
Il mio sguardo felino lo catturò ancora una volta e riuscii a captare la sua difficoltà."Avanti Arthur, agisci!" Pensai tra me e me, sperando che mi mostrasse quello che io credevo che fosse realmente.
<Sì direi che posso ritenermi soddisfatto...>
Deglutì, era palese quanto stesse lottando con se stesso per non buttarsi addosso a me in modo animalesco, imponendomi il suo corpo invadente sul mio.
Ma non riuscivo a comprenderne il perché di tutto quel contegno.
<...chiaramente parlo dell'esibizione...>
Continuò ammiccante, finalmente si stava sciogliendo il direttore.
Questo era sicuramente un punto a mio favore.
Con nonchalance mi avviai verso la toiletta e con molta grazia mi ci sedetti sopra accavallando le gambe.
A quella vista il mio bel capo non avrebbe resistito a lungo.
<Ma certo. Perché a cosa credevi alludessi?>
Articolai quelle parole lentamente, quasi ipnotizzandolo.
Lui deglutì di nuovo e con un dito si allentò il nodo alla cravatta.
Ero riuscita quasi a mettere al tappeto un uomo di ferro come Arthur Lewis e non mi dispiaceva affatto.Avevo deciso, me lo sarei portato a letto ed aggiunto alla mia collezione di belli e coglioni che fino a quel momento erano entrati nella mia vita ed usciti con la stessa rapidità di una meteora.
<Alludere? Perché parli di allusioni piccola Trouble. Guarda che io non credevo proprio nulla!>Si avvicinò a me, così vicino da poter sentire quel profumo che stava iniziando a piacermi tanto.
Nell'aria il suo testosterone combatteva con i miei ormoni.
Mi guardava dalla testa ai piedi e i suoi occhi si posarono sulle mie gambe.
Arthur Lewis era una macchina del sesso per eccellenza, ma volevo che capisse che io potevo resistergli, che davanti a me doveva lasciarmi lo scettro e che soprattutto ero io a pilotare la situazione.
<Io volevo solo stringerti la mano!>
Continuò alzando la testa, occhi negli occhi.
Gli sorrisi non potei evitarlo, mi sembrava un bambino troppo orgoglioso per chiederti di giocare.
<Ah si? Bene, allora grazie.>
Mi rimisi in piedi e mi avvicinai ancora di più a lui, gli presi la mano e spavalda la chiusi stretta nella mia, con delicatezza.
<Adesso puoi andare.>
Gli dissi quasi sulle labbra, in un sussurro carico di passione.
Volevo che capisse che se fosse uscito da quella porta avrebbe perso per sempre l'occasione più eccitante della sua vita.
<Ora se non ti dispiace, esci! Mi devo cambiare!>
Mutai il mio atteggiamento da un momento all'altro.
Avrei voluto sbatterlo al muro e scoparmelo così all'impiedi, ma non volevo che lui capisse che io lo volessi.
Doveva cedere lui, doveva cadere ai miei piedi.
Mi voltai dall'altro lato ed iniziai a sciogliere i lacci del bustino, credendo che a quell'invito Arthur sarebbe uscito.
Invece sentivo ancora la sua presenza alle mie spalle.
Inconsciamente sorrisi, avevo fatto centro non voleva saperne di andare via ed io non volevo che lo facesse.
Mi voltai di nuovo e lo guardai fisso negli occhi, con le braccia incrociate sul petto per evitare che il bustino scivolasse giù.
<Allora Lewis... non te ne vai?>
Mi avvicinai a lui e feci scivolare le dita sulla sua spalla, che anche se coperta dalla stoffa della giacca mi provocò un fremito allo stomaco. Gli sfilai la cravatta penzolante sul colletto ed iniziai a sventolarla giocandoci, mentre ritornavo di fronte a lui a fissarlo dritto in quei pozzi blu.
Che cazzo mi stava succedendo?
La sua presenza mi mandava fuori di testa.
Lo volevo.<La porta è alle tue spalle...>
Gliela indicai con un cenno della testa, tenendo le braccia strette al petto.
Adesso ero di nuovo fredda e distaccata, lo stavo facendo impazzire.
<Non me ne vado. Che c'è piccola Trouble ti vergogni dello ZIO ARTHUR?>
I suoi occhi saettarono maliziosi e alzò la mano per spostarmi dal viso una ciocca di capelli ribelle che mi era scivolata davanti agli occhi, uscendo dalla treccia disordinata.
Il suo tocco fu fatale, la voglia di possederlo accrebbe, ma cercai di mantenere la calma.
Mi spinse all'indietro sfiorandomi il collo ed urtai la sedia alle mie spalle, che quasi non cadde per terra.
Avrei voluto cingergli le braccia al collo e baciarlo avidamente fino a fargli mancare il respiro, ma ero curiosa di vedere fin dove si sarebbe spinto.
Tra di noi c'era CHIMICA e presto sarebbe scoppiata una bomba.
Ed io non aspettavo altro.
*SPAZIO AUTRICE*
CIAO RAGAZZE, VI LASCIO COL CAPITOLO 19 E CON LA BELLA VOCE DI RIHANNA CHE ACCOMPAGNERÀ LA VOSTRA LETTURA;
PER CHI NON CONOSCESSE L'INGLESE VI INVITO A LEGGERE LA TRADUZIONE, CHE MI HA ISPIRATA PARTICOLARMENTE PER QUESTO CAPITOLO.
BUONA LETTURA E LASCIATE TANTE STELLINE! XXX :-)
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Trouble.
RomanceLeyla Jane Hallen, conosciuta da tutti come Trouble (guaio), è una giovane donna con un caratteraccio, che vive nella squallida e desolata periferia di New York. Cresciuta troppo in fretta ed abbandonata a sé stessa sin dalla tenera età, trova il su...