"Finalmente qualcuno con un po' di cervello"

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«Ho interrotto qualcosa?» insistette la ragazzina che era spuntata dal nulla mentre i due semidei stavano per... stavano per fare un bel niente.

Nico alzò gli occhi al cielo. Il suo viso era in fiamme, sia per l'imbarazzo che per l'irritazione. «Per la milionesima volta» ringhiò il ragazzo, massaggiandosi le tempie «no, non hai interrotto niente di niente!».
La sconosciuta osservò i due giovani, dubbiosa. «Ne siete davvero sicuri? Perché a me sembravate sul punto di...»
«Sicurissimi! Devi esserti sbagliata»
«Ragazzino, fidati di me, io non mi sbaglio mai».
Il figlio di Ade si passò una mano sugli occhi, con aria desolata. «O dei! Un'altra sirena no!» supplicò, disperato.
La ragazza aggrottò la fronte. «Sirena? Certo che voi semidei siete proprio strani. Insomma, lo eravate anche prima ma ora, per Zeus, ora siete completamente fuori»
«Prima?»
«Sí, sai, ai tempi della guerra di Troia. Anche allora i semidei erano mezzi matti, pensa ad Achille, dai, chi sceglierebbe come punto debole il proprio tallone? E, soprattutto, chi lo lascerebbe cosí scoperto, sapendo che basta un colpetto lì sotto per farti fuori?» scrollò le spalle distrattamente «Io non vi capirò mai».
Lo sguardo del moro si affilò, sospettoso. «Chi diavolo sei?».
La donna si portò una mano sulla fronte, come se si fosse appena ricordata qualcosa di importane. «Giusto! Scusate le mie cattive maniere, non servono molto trai morti. Cassandra, piacere».

Will fu svelto, più di quanto Nico si fosse aspettato. Afferrò l'arco e, in una frazione di secondo, l'aveva giá puntato contro Cassandra, facendo sì che l'affilata punta della freccia sfiorasse il suo petto. «Ne ho abbastanza di spettri per oggi» borbottò. Aveva la mascella serrata e gli occhi simili a fessure, per quanto erano socchiusi. «Quindi direi che puoi tornartene tranquillamente negli Inferi, grazie».
La ragazza non batté ciglio, fissando con aria annoiata il biondo. «Mi spiace ma non parlo con i figli di Apollo. Fra me ed il tuo paparino non scorreva esattamente... buon sangue» farfugliò, senza abbassare lo sguardo, poi si rivolse al figlio di Ade. «Mi ha mandata qui tuo padre».

Il moro guardò per un paio di secondi Cassandra: aveva i capelli biondi legati in una morbida e pratica treccia dalla quale sfuggivano alcune ciocche ribelli, gli occhi verdi guizzavano da una parte all'altra, curiosi, soffermandosi su ogni oggetto quel poco che serviva per studiarlo distrattamente. Brillavano di una luce che il semidio non aveva mai visto nei propri, eppure nascondevano anche un'ombra che conosceva fin troppo bene: il rimpianto, l'amarezza di un'occasione perduta, di una vita sprecata.
«Le credo» mormorò, così piano che il biondo parve non capirlo.
«Le credo!» ripeté con più forza.
Il figlio di Apollo lanciò uno sguardo omicida alla donna ed abbassò l'arco. «Come vuoi...» sibilò, riluttante «Ma sappi che se prova a torcerti un capello io...» si bloccò di colpo, distogliendo lo sguardo e serrando con forza i pugni. Non aggiunse altro.

«Quindi...» sbottò, dopo un lungo ed interminabile silenzio, Cassandra «potremmo finirla con queste idiozie? Non per dire, ma vorrei tornare nei Campi Elisi» emise un sospiro sommesso «è un bel posto quello, certo, niente in confronto a questa... deliziosa spiaggia umida e piena di spazzatura, bleah!».
Nico alzò gli occhi al cielo, ma non poté dar torto al fantasma: iniziava a far freddo lì ed era ormai stufo di mettere i piedi sopra fazzoletti usati, bottiglie di plastica e... una dentiera? Il suo volto si contrasse in una smorfia di disgusto.
«Che ne dite di andare in un posto più carino, che ne so, una pizzeria?» propose il figlio di Ade.
La donna e Will annuirono distrattamente, troppo interessati a studiare i rifiuti che li circondavano.

Il moro era alquanto imbarazzato e soprattutto confuso. Certo, quella non era la prima volta, né probabilmente l'ultima, in cui parlava con uno spirito, ma, prima di allora, non aveva mai cenato con uno di loro in un Mc Donald pieno di bambini odiosi ed urlanti.
Iniziò a giochicchiare distrattamente con le sue patatine fritte, chiedendosi se le dovesse sacrificare a Cassandra oppure sarebbe stata meglio una leggera insalatina. Ma, a giudicare da come la ragazza stava divorando il suo hamburger, non avrebbe avuto bisogno di alcun sacrificio, non ancora almeno.

«Allora» iniziò il fantasma, leccandosi le dita untuose «direi che sarebbe ora di spiegarvi perché il Signore dei Morti, il terrore di tutti i mortali ed immortali -tipo simpatico, a proposito- mi ha concesso una notte nel mondo dei vivi» bevve un sorso della sua coca-cola, ormai sfiatata «Prima di iniziare vi avverto però, cosi: l'adorabile Apollo, padre del qui presente Ricciolo d'Oro» e puntò la bibita contro il biondo, lasciando cadere alcune gocce ambrate sul tavolo di plastica «mi ha concesso il dono della profezia, accompagnato da una maledizione: nessuno mi crederà mai, solo perché gli ho dato buca una volta, quindi provate a dire qualcosa tipo "Hey, Cassandra! Ma che cretinate spari?" Ed io vi strangolo con le mie stesse mani. Avete capito?».
I due semidei annuirono, leggermente straniti dalle parole della donna.
Quest'ultima sorrise, soddisfatta. «Finalmente qualcuno con un po' di cervello! Comunque...». Si schiarì la voce per poi alzare, con aria altezzosa, le braccia al cielo, attirando su di sé l'attenzione di ogni singolo cliente del fast food.
Nico nascose il viso tra le mani, in evidente imbarazzo.
Avrebbe voluto dirle di smetterla ma lei ricominciò a parlare.
Questa volta la sua voce era ferma e salda, la sua espressone decisamente più seria, anche se il suo sguardo pareva vagare nel vuoto, incapace di focalizzare un punto fisso. «Il vostro prossimo avversario si troverà ad Austin. Proverà a spegnere il figlio del Sole per pagare un torto fattole dal padre del ragazzo. Lei vi dirà dove trovare il penultimo spettro. Trovate lui e giungerete alla sua malefica padrona. Ma allerta, piccoli guerrieri, un sacrificio deve essere versato. Un pugnale d'argento, già macchiato in precedenza dal sangue di un'innocente e di un glorioso eroe, porrà fine alla vita dell'Angelo di Tenebra».

Un silenzio spettrale calò nel locale, presto interrotto da fragorosi applausi e risate divertite dei clienti.
Cassandra sospirò, rassegnata all'idea di non essere mai presa sul serio.
Il figlio di Ade non si unì, però, alle risate: una parte di lui si rifiutava di credere alle parole dallo spirito, l'altra lottava per convincersi di ciò.
Accanto a lui Will, che era rimasto in silenzio per tutta la sera, rabbrividì, rivedendo l'amico che si irrigidiva, per poi cadere morto sul freddo pavimento della misteriosa dimora.
Sentì le lacrime pungergli gli occhi come spilli, fremendo per uscire. Le ricacciò dentro, consapevole di quanto sarebbe stato inutile, in quel momento, mettersi a piangere.

Uscirono dal fast food.

«Bene!» esclamò Cassandra, interrompendo il silenzio che si era creato tra di loro «É stato un piacere, ragazzini! Profezia di morte a parte, é stata una bella serata. Dovremmo farlo di nuovo, quando sarete morti magari».
Nico forzò un sorriso. «Ti porterò un panino di tanto in tanto» promise.
Gli occhi della donna brillarono di eccitazione. «Grazie, semidio! Quei cosi sono grandiosi!». Guardò di sfuggita il mare, alle loro spalle e scrollò leggermente le spalle. «Mi sa che vi ho detto tutto, quindi... figlio di Ade? Fa il tuo lavoro».
Questo sorrise tristemente.
«É stato un piacere conoscerti» mormorò poco prima che un fosso si aprisse sotto i piedi del fantasma, trascinandola nuovamente nel Regno dei Morti.

Sunset ~Solangelo~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora