"Non hai la strana sensazione di aver già vissuto una scena del genere?"

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Avete mai perso qualcuno a cui tenevate?

Se la risposta è no, beh, non posso che essere felice per voi ed augurarvi di non provare mai un dolore simile. Se la risposta invece è sì, allora capirete di sicuro come stava in quel momento Will, stringendo il corpo senza vita del suo ragazzo, incapace di distogliere lo sguardo, appannato dalle lacrime che non sembravano voler smettere di scendere, dal coltello argentato che gli attraversava il petto.

È tuttavia vero che nessuno affronta il lutto nello stesso modo di qualcun'altro: c'è chi preferisce non parlarne e chi non fa altro, chi butta via qualsiasi cosa gli ricordi la sua perdita e chi non può far a meno di conservarle con cura e, di tanto in tanto, riguardarle, ripensando ai bei vecchi tempi. L'elenco di reazioni possibili è infinito, tuttavia a noi quello che interessa non è come reagirebbe qualunque altra persona, bensì come avrebbe fatto (e cosa fece) Will Solace, di fronte alla perdita del suo fidanzato.

Il biondo non faceva altro che risentire la sua risata. Era strano, soprattutto visto che il suo volto atono e cadaverico, stonava incredibilmente con quella memoria, come una nota sbagliata all'interno di uno spartito perfettamente curato, che interrompeva bruscamente la dolce melodia. Eppure il semidio non pensava ad altro che quello. Rivedeva gli angoli della sua sottile bocca sollevarsi timidamente, lasciando formare sul suo viso di porcellana un sorriso appena accennato, eppure così luminoso ai suoi occhi. Il solo pensiero di non rivedere mai più Nico sorridere gli faceva male, come se il coltello avesse colpito lui e non il minore.

Dopo la tristezza subentrò, più velocemente di quanto si fosse aspettato, una rabbia cieca e priva di alcun controllo, come una bestia feroce che cresceva tra le costole del ragazzo, pronta a balzar fuori alla prima occasione. Bastò sollevare lo sguardo per fornirgliene una.

Sopra i due semidei, con un sorriso a trentadue denti disegnato sul volto accuratamente truccato, si ergeva una buia figura che li guardava dall'alto in basso.

La donna aveva lunghi capelli rossi, come lingue di fuoco, che le incorniciavano il viso abbronzato, facendo risaltare i sui occhi verde-bottiglia.
Di bellezza non era certo inferiore a Niobe, eppure i due spiriti avevano aspetti completamente diversi, se non opposti: la regina di Tebe era esile, quasi cercasse di nascondere con la sua fragile corporatura la sua forza d'animo, e attraente anche a causa del suo atteggiamento misterioso. Lo spettro che Will si ritrovò davanti era invece notevolmente più formoso del primo, ma non per questo meno affascinante, anzi, sembrava capace di attirare l'attenzione di chiunque, anche a causa del suo aspetto più colorato ed accentrico di quello di Niobe.

Tuttavia il figlio di Apollo non si soffermò su tali ragionamenti, non comparò le due regine né ammirò la bellezza della rossa. L'unica cosa a cui pensava era che era stata lei a porre fine alla vita di Nico, era stata la sua mano a conficcare il coltello (il suo coltello) nella gracile schiena del semidio. E tutto questo per cosa? Per il proprio tornaconto, per un desiderio innaturale ed egoistico quale l'immortalità.

Senza che se ne accorgesse, il biondo era scattato in piedi, abbandonando il colpo del figlio di Ade sul tappeto scarlatto e puntando tremante la spada contro la donna. Sapeva che non poteva ferirla o farle provare lo stesso dolore che lo stava lacerando, eppure non gli interessava, lui voleva solo conficcare la lama ancora ed ancora nel suo inconsistente corpo, finché non fosse stato troppo stanco per anche solo piangere.

«Tu sei il figlio di Apollo, vero?» domandò con aria di superiorità lo spettro, scostando con noncuranza una ciocca ribelle dal volto.

Il biondo non rispose. Si limitò a rivolgerle un'occhiata assassina.

«Oh, temo che tu ce l'abbia con me per aver ucciso il tuo amichetto, è cosí?» insistette, come per affondare il dito nella piaga.

«Non era il mio "amichetto", era il mio ragazzo» sibilò duramente il semidio, alzando fieramente la testa, nel vano tentativo di sembrare minaccioso.

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