"Certo, certo, ed io sono etero"

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Nico era davvero stanco di continuare a lottare. Si chiedeva perché i fantasmi non fossero capaci di discutere le loro controversie con calma, magari sorseggiando una tazza di the o qualcosa di simile. Si doveva ricordare di proporre a suo padre, una volta che fosse tutto finito, di creare nell'Ade un corso di buone maniere. Fino ad allora però era costretto ad affrontare spettri alquanto maleducati, che tentavano con un po' troppa insistenza di disfarsi di lui.

Di tutti quei spettri il più esasperante e fastidioso era di certo Egisto.
Deucalione e Pirra erano spregevoli, certo, si ritenevano all'altezza degli dei, degni di decidere chi meritava di vivere e chi no, eppure erano in buona fede, più o meno.
Niobe era irritante con la sua sfrontatezza, ma faceva quasi pietà al giovane semidio: era solo una madre che voleva ricongiungersi ai suoi figli e che, non riuscendosi, si era lasciata corrompere dal desiderio di vendetta.
Con Egisto era tutta un'altra cosa.
Nico non sapeva cosa odiasse di più di lui, forse la sua rauca risata che rimbombava per le pareti del pub desolato, ogni volta che lo trapassava con la sua spada dello Stige, senza ferirlo, forse gli acidi commenti che continuava a rivolgergli, tra un colpo ed un altro, o forse semplicemente ogni dettaglio di quell'uomo disgustoso. Nessuna pena che Ade gli avesse affibbiato negli Inferi sarebbe mai stata abbastanza dura per un individuo come lui.

«Mi annoio, semidio. Ci diamo una mossa? Fammi uccidere il tuo amichetto e vedrai la mia signora. Non è questo che vuoi? Fronteggiarla il prima possibile e finirla con questa assurda impresa? Io ti posso dare tutto questo, basta che ti arrenda»

Il moro non si disturbò neanche a rispondere, semplicemente tagliò trasversalmente la gola dello spirito. Questo sbuffò, indispettito, e sferrò distrattamente un colpo in direzione del suo sfidante, come se avesse avuto di meglio da fare piuttosto che tentare di infilzare un ragazzino un po' troppo cocciuto. Lo mancò.

Will, contrariamente alle altre volte, si era categoricamente rifiutato di nascondersi in un angolo e lasciare tutto il lavoro sporco a quello che ormai poteva tranquillamente definire "il suo ragazzo". Certo, era più che consapevole di non essere un grande guerriero e che, senza il suo arco, poteva essere superato in bravura perfino da un porcospino obeso, eppure voleva aiutare. Non sarebbe stato una zavorra.

Il figlio di Apollo lanciava con tutta la forza che aveva in corpo qualsiasi cosa gli capitasse sotto mano: boccali, sedie, perfino tovaglioli. Di tanto in tanto si divertiva ad emettere dei fischi supersonici, unico potere acustico che sembrava aver ereditato dal padre, ma il semidio dagli occhi neri non pareva apprezzarli più di tanto, contrariamente ad Egisto che sembrava a mala pena percepirli.

Nel bel mezzo della battaglia, Nico non faceva altro che chiedersi come uscire da quella spiacevole situazione: sicuramente non con la forza, non era stata quella la risposta nei precedenti due scontri ed il ragazzo dubitava fortemente che quella volta sarebbe stata diversa. Doveva far leva sulle debolezze del suo avversario, sui suoi desideri e le sue paure. Ma cosa poteva temere Egisto? A giudicare dal suo odore probabilmente era terrorizzato dal deodorante, ma purtroppo il figlio di Ade dubitava fortemente che sarebbe bastato una spruzzatina di profumo per farlo cadere in ginocchio.

No, doveva pensare. Chi era il suo nemico? Qual era la sua storia? Il moro ricordava piuttosto bene il mito: aveva ucciso Agamennone, il cugino, dopo il suo ritorno da Troia, aveva avuto una relazione con sua moglie e gli aveva sottratto il regno. Si era preso con l'inganno tutto ciò che gli apparteneva, senza un minimo di ritegno ed aveva pagato questa sua arroganza con la vita.
Forse era questo ciò che voleva di più al mondo, il potere.
Egisto era un uomo vuoto, non teneva davvero a qualcuno se non a sé stesso, aveva passato tutta la vita a tentare di raggiungere la cima, solo per poter finalmente fissare dall'alto in basso chiunque si trovasse ai suoi piedi ed ora che era era ritornato dalla morte non sarebbe tornato in fondo, non così facilmente. Era quello il suo punto debole, il ragazzo ne era sicuro.

Sunset ~Solangelo~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora