"Non dirlo mai più"

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Era già tardo pomeriggio quando i due semidei abbandonarono il Campo Mezzosangue. Il sole splendeva, cocente, sopra di loro. Nico socchiuse gli occhi, infastidito dalla luce eccessivamente forte. Alla sua destra, invece, Will sembrava assolutamente a suo agio: i suoi capelli biondi risplendevano come se fossero fatti di fili dorati, indossava dei pantaloncini e la maglietta arancione del campo e sulle spalle potava uno zaino che conteneva tutto ciò che poteva essergli utile: cibo, acqua, dracme, dollari, ambrosia e molto altro.

«Bene!» esclamò Chirone, forzando un sorriso che ebbe come unica utilità quella di accentuare le rughe che solcavano il suo volto secolare «É ora di andare! Certo, sarebbe stato meglio se fosse stati in tre, ma non si può avere tutto...».
Il figlio di Ade roteò gli occhi. «Ma tu guarda» borbottò seccato. Alzò, con un gesto brusco e secco, la mano ed il terreno ai suoi piedi di si riempì di crepe. Una mano scheletrica fece capolino dal terriccio.
«Lui é Jules-Albert» spiegò con fare annoiato il ragazzo, una volta che l'autista zombie fu completamente uscito da terra «Verrà con noi, é contento? Ora, se abbiamo finito con queste cretinate, dovremmo andare a far tornare morti i morti, grazie».
Il centauro osservò lo scheletro, la sua espressione era tra lo stupito ed il sospettoso. «Ehm...credo che vada bene, più o meno». Queste furono le sue ultime parole. I due ragazzi partirono.

Una volta lontani dal campo, Will scoppiò in una sonora risata. «Sei stato grande, Mister Morte! É stato tipo... Wow!» ghignò lanciando un'occhiata allo scheletro che li seguiva diligentemente. I suoi occhi brillavano d'eccitazione.
Il figlio di Ade si lasciò sfuggire un sorriso. Non riceveva spesso complimenti per i suoi poteri, di solito la gente era troppo impegnata a fuggire terrorizzata per trovarli "forti". «Grazie, Solace. Sarai anche odioso, ma almeno sai capire quando qualcuno ha classe» scherzò il semidio.
Il biondo, di rimando, gli fece la linguaccia.
Era un gesto così infantile, eppure Nico non poté far a meno di trovarlo adorabile.
Poi, improvvisamente, il volto del figlio di Apollo si incupì, come se una nuvola avesse oscurato il sole che splendeva dei suoi occhi azzurri. «Vorrei saper fare cose del genere» ammise, mestamente «e invece sono un inutile guaritore». Lo disse con disprezzo, come se fosse la cosa peggiore del mondo. Nico non ne capì il motivo. Senza pensarci gli afferrò la mano. Si immobilizzò, lo sguardo fisso sulle sue pallide dita che si intrecciavano con quelle abbronzate del semidio, ne studiò il contrasto di colori e ne assaporò il contatto. Poi la lasciò andare, come se fosse fatta di fuoco.
Accanto a lui Will era paralizzato. Guardava il figlio di Ade, stupito.
«Non dirlo mai più» gli ordinò serio il moro «se non fosse stato per te sarei un brodino di tenebre, non puoi davvero pensare che il tuo sia un dono inutile». Si girò e riprese a camminare. Will lo seguì a ruota. Aveva le pupille dilatate per la sorpresa e puntate verso il palmo aperto. Sentiva ancora il tocco gelato di Nico impresso sulla sua pelle.

Marciarono ancora per qualche chilometro, nel piú totale silenzio. Gli unici rumori che si sentivano erano i passi stanchi e pesanti dei due semidei ed il verso delle cicale che si beavano al sole. Si fermarono solo dopo il tramonto.

L'aria era fresca ed umida. Il figlio di Ade respirò profondamente, riempendosi i polmoni dell'aroma di erba bagnata e di muschio. Si buttò a terra, esausto, emettendo un respiro sommesso. Il biondo si sedette alla sua sinistra.
«Stanco?» chiese gentilmente, porgendogli una coperta di pile.
Il semidio gliela strappò dalle mani e si avvolse in essa. «Tu che ne dici, Solace?».

Sulle labbra di Will si disegnò un sorriso dolce e, allo stesso tempo, carico di amarezza. «Per una volta, una sola, misera volta, potresti fingere di non odiarmi? Per favore» la sua era una richiesta disperata, come se sapesse che non poteva essere soddisfatta.
Nico alzò di scatto la testa, puntando il suo sguardo contro il semidio. I suoi occhi, simili a vetri spezzati, esprimevano confusione e stupore, sembrava non capire il perché di quelle parole. «Io non ti odio! Come puoi dire una cosa del genere? Io...» la voce gli morì in gola. Si era spinto troppo in là, un solo secondo in piú ed avrebbe rivelato il suo segreto e questo non poteva assolutamente succedere.

Un gelido silenzio avvolse i due ragazzi, come una soffice coperta.

Il figlio di Ade emise un sospiro sommesso, come se, con esso, pure le parole non dette, che lentamente lo soffocavano, potessero volare via. Eppure non lo abbandonarono, probabilmente non lo avrebbero mai fatto.
«Tieni» mormorò, lanciando al biondo il suo giubbotto da aviatore «e sta attento a non morire congelato, sarebbe imbarazzante spiegarlo a Chirone».
Will lo fissò per alcuni secondi, frastornato. «Questa é ufficialmente la cosa piú carina che tu mi abbia mai detto» affermò infine.
Il figlio di Ade ridacchiò, nella penombra. «Non c'è di che, Solace» disse, mentre, alle loro spalle, Jules- Albert sprofondava nuovamente nel terreno. Il ragazzo si accovacciò per terra e si addormentò.

Will lo osservò ancora per un po'. Infine si aprì in un sorriso. «Buona notte, Mister Morte» gli sussurrò all'orecchio, scostando amorevolmente gli indomiti capelli neri dal viso assopito.
Indossò la giacca. Un'improvvisa sensazione di calore lo investì, facendolo arrossire. Inspirò a pieni polmoni l'odore di Nico, che ancora impregnava il tessuto.

Si abbandonò anche lui alle tenebre.

***
Hola, cosi!
Vi sono mancata? Neanche un po'? Prefetto!
Che ne pensate del nuovo capitolo? A me fa venire voglia di strapparmi i bulbi oculari, ma dettagli...
Okay, sono stanca e dei francesi stanno urlando cose senza senso sotto la mia finestra quiiindi...niente.
Se questa cosa vi é piaciuta lanciate un commento, una stellina o un biscotto, se vi ha fatto schifo... buttatevi nel Tartaro? Bah! Fate come volete!
AdDiO!

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