"Hai giurato, ragazzo"

1.3K 99 21
                                    

Canzone consigliata: "Sacrifice" di Zella Day

Niobe si muoveva flessuosa intorno ai due semidei, mentre i suoi capelli corvini venivano accarezzati dal vento caldo e secco, muovendosi avanti ed indietro con fare sensuale, distraendo il figlio di Ade. Rise. Il suo era più un ghigno che una risata vera e propria. Era priva di ogni allegria.
«Mia signora!» esclamò Nico con falsa ammirazione, tentando disperatamente di prendere tempo «Non l'avevamo riconosciuta, é dimagrita?».
Il fantasma non rispose, troppo impegnata a studiare i suoi avversari per fare altro.
«A proposito...» insistette il ragazzo, mentre il suo cervello continuava disperatamente a lavorare, alla ricerca di una qualche idea per sconfiggere la loro nemica «mi stavo giusto giusto chiedendo cosa ha fatto Apollo di così brutto per voler uccidere il suo figlio preferito, insomma, é vero che é insopportabile con quei suoi occhiali a specchio, per non parlare dei suoi terrificanti haiku». Will lo fulminò con lo sguardo, come per ammonirlo di non insultare suo padre in quel modo. Il moro lo ignorò. «tuttavia questi non mi sembrano esattamente certo buoni motivi per uccidere un piccolo ragazzino indifeso, non le pare?».
Stavolta la reazione della donna fu evidente: il suo viso si contrasse in una smorfia di rabbia ed odio puro, scoprì i denti candidi ed appuntiti ed emise un verso gutturale, una via di mezzo tra un guaito ed un sibilo. «Cosa mi ha fatto?!» ruggì, rossa in volto per l'ira «Mi ha rovinato la vita, ecco che ha fatto!». Sputò per terra con disprezzo. La sua saliva si mischiò con la polvere e la sabbia che ricoprivano il marciapiede. «Prima di arrivare in questa schifosa città dimenticata dagli dei, ero una regina e non di un paesino per pezzenti, ma della gloriosa Tebe, patria di grandiosi e potenti eroi che voi due, piccoli microbi» ed indicò con le dita ossute e dalle unghia laccate i ragazzi, guardandoli con aria torva «non potete anche solo sperare di eguagliare.
«Ero amata da tutti ed il mio popolo mi paragonava addirittura a Latona a causa della mia bellezza e della mia numerosa prole»
«Ma non era stata lei a proibire il culto di Latona ed a paragonarsi a lei?» la interruppe Will, ricordandosi vagamente il mito riguardante il padre.
«Questi sono solo piccoli dettagli, figlio di Apollo, piccoli ed insulsi dettagli» sibilò a denti stretti Niobe, scoccando un'occhiata avvelenata al ragazzo.
«Mia signora, la prego, continui a raccontare» la incitò il moro. Sentiva i meccanismi del suo cervello girare e cigolare all'interno del cranio, in cerca di una soluzione che non voleva arrivare.
Lo spettro alzò il mento con fare altezzoso e storse la bocca, come se fosse schifata dall'idea di conversare con quei due esseri inferiori. «Latona era gelosa di me! Sapeva che ero migliore di lei in tutto e per questo ha chiesto l'aiuto dei suoi divini figlioletti.
«Artemide ed Apollo si sono introdotti nel mio palazzo nel cuore della notte ed hanno trafitto con i loro dardi avvelenati tutti i miei bellissimi bambini. Dodici poveri innocenti morti per l'orgoglio di una dea».
"L'orgoglio di una dea e di una mortale" pensò mestamente Nico, chiedendosi come si potessero sacrificare tante vite solo per una stupida rivalità.
«Appena ho saputo cosa era accaduto non ho retto: ho pianto i miei figli finché non li ho raggiunti nell'Ade, ma anche lì venimmo divisi. Loro procedettero verso i Campi Elisi mentre io fui costretta in quelli della Pena, destinata a patire per sempre per una colpa che non era mia.
«Gea mi ha salvata da questa eterna tortura, concedendomi di attuare la mia tanto attesa vendetta. Tuttavia non posso uccidere i figli di Latona poiché sono immortali e la crudele Artemide ha fatto voto di castità, rimane perciò solo Apollo.
«Ho scoperto che il suo figlio prediletto era un certo Will Solace, un curatore da quattro soldi, una nullità, quindi sono venuta qui in Texas, il luogo piú soleggiato degli Stati Uniti, nella speranza che il semidio fosse attratto dal calore e dal sole, dominio del suo altezzoso padre. Sono andata in ogni luogo in questa fetida città che potesse ricollegarsi ad Apollo: ospedali, raduni di poeti, concerti... con la convinzione che sareste venuti da me, che sareste caduti nella mia trappola ed ora eccovi qui». Un ghigno le si disegnò sulle labbra truccate, deformandole il viso ossuto, facendolo assomigliare sempre di piú ad una maschera mostruosa e terrificante.
Un brivido percosse il figlio di Ade, rimescolandogli le budella.

Sunset ~Solangelo~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora