LA STANZA DEL TRONO

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Poco dopo il calare del sole i due ragazzi raggiunsero un ristorante dall'aria innocua e familiare.

"Visto? Nulla di strano." commentò Atshushi, che sentiva la preoccupazione dell'amica sempre più tangibile.

Mayumi rivolse gli occhi verso di lui per un secondo, ma poi ne sfuggì lo sguardo: "Entriamo, siamo venuti apposta." decretò, per poi precedere l'amico all'interno del locale. Lì occupò un tavolino, ostentando una sicurezza talmente eccessiva da ritrovarsi puntati addosso gli occhi di ogni cameriere e avventore presente. "Inizio ad ambientarmi!" commentò poi, ironica, mentre Atshushi prendeva posto di fronte a lei scuotendo la testa.

Il ragazzo ordinò per entrambi il piatto della casa, che venne servito e consumato con una certa rapidità.

"Che i tuoi amici siano Viator o no, io e te dobbiamo viaggiare più spesso. E non intendo viaggiare oltre i confini, intendo..." Mayumi, dovette lasciare la frase in sospeso; un uomo, troppo anziano e distinto per essere un cameriere, stazionava al fianco del loro tavolo.

"Atshushi e la sua amica Mayumi, indovino?" domandò sorridendo loro.

"Proprio noi!" rispose la ragazza in tono confidenziale, mentre il suo amico scattava sull'attenti e accennava un lieve inchino.

"Seguitemi."

I due seguirono l'anziano fin oltre una porta che recava la scritta "Privato, non oltrepassare." Qui vennero fermati, l'uomo porse loro due tuniche scure simili ad accappatoi, e Mayumi, interdetta, fece guizzare le pupille da lui all'amico e dall'amico a lui, entrambi seri e taciturni, in attesa di spiegazioni che tardavano ad arrivare.

"Che devo fare, mettermela addosso?" domandò infine.

Atshushi la guardò con aria di sufficienza e, dopo aver ancora una volta chinato il capo verso l'estraneo, entrò in uno stanzino proprio lì a fianco. Mayumi cercò di seguirlo, ma il vecchio la bloccò: "Vi cambierete uno alla volta." le ingiunse.

Mayumi deglutì, poi trasse un respiro profondo, infine domandò: "Perché dobbiamo metterci questa specie di divisa?"

"Perché, come hai detto, è una divisa. Il nostro è un gruppo esclusivo e dobbiamo distinguerci." argomentò l'anziano.

A Mayumi si dipinse sul volto un sorrisetto ironico: se fino a poco fa temevo che Atshushi si fosse fatto trascinare in qualcosa di dubbia serietà, ora invece posso andarne certa!, pensò. Quando lo vide uscire dallo stanzino lo imitò rapida, posò lo zainetto e infilò la tunica, poi uscì e lo sconosciuto le diede immediatamente le spalle, facendosi seguire da lei e dal suo compagno d'avventura lungo un corridoio che portava ad un salone.

Una volta dentro, la ragazza sgranò gli occhi: il posto aveva un che di affascinante, ma era lugubre, decisamente in contrasto con il ristorante che lo nascondeva. Le pareti erano dipinte di nero e, a distanze regolari, faretti alogeni lasciavano scie discendenti sulle stesse a illuminare le figure di demoni della tradizione, talvolta dipinte, talvolta scolpite in bassorilievi. Nella zona più luminosa, spiccava un trono di legno rosso, laccato, riflettente e fulgido.

Mayumi - l'ordine dei demoni viaggiatori - saga della realtà immaterialeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora