GIOCHI DI PRESTIGIO

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"Aspetta," la fermò, poco prima di entrare. Poi estrasse dalla tasca dei pantaloncini uno straccetto poco rassicurante, "Ti do una sistemata..." le disse.

Mayumi gli porse immediatamente il polso, e lui iniziò a strofinare attorno alla ferita. Non so nemmeno il suo nome... "Come ti chiami?"

Il ragazzo sorrise, guardò con soddisfazione il braccio della sua ospite: la ferita non era più vistosa come poco prima. Puntò quindi la zona che le aveva visto ferire quella stessa mattina, ma scoprì che il taglietto era davvero minuscolo e non era necessario pulire alcunché. "Li fai per fare scena, vero?" ipotizzò, "Quello sul polso ti è venuto male..."

Mayumi non rispose.

"Va bene, i trucchi del mestiere sono personali, ci mancherebbe." E vedendo che non si sbottonava, pensò di fare per primo un passo in avanti: "Comunque mi chiamo Angelo, e tu?"

"Mayumi." si presentò a sua volta, mentre sul suo volto si allargava un sorriso serafico.

Poi Angelo le si avvicinò ancora e: "Posso?" domandò, avvicinandole il fazzoletto al viso.

Una risata argentina pervase l'aria. "Ma certo, devo essere un disastro!" rispose Mayumi, imbarazzata da quel contatto un po' troppo intimo e, tuttavia, finalmente, alleggerita. Forse sembrerebbe meno strano, se lui non fosse così consumato e al contempo giovane... E se questo fazzoletto con cui dice di pulirmi non fosse tanto ingiallito!

"Che hai da sghignazzare? Giuro che il fazzoletto è quasi pulito... e ora lo è anche il tuo viso." E vedendola sorridere ancora, azzardò: "Potresti fare quei giochi di luce quando ci allungano una moneta, sono convinto che ne chiamerebbe un'altra!"

"Davvero? Potrei stare con voi?"

Angelo ammutolì, preda di un improvviso cambio d'umore. "Un po' più attenta, Mayumi. Con me, forse anche con i miei compagni. Ma... ti sconsiglio di dare confidenza a chiunque."

"Guarda che hai iniziato tu." rimbeccò Mayumi.

"Sì. Ma io non sono nuovo a questa vita, tu invece sì, me lo confermi ogni secondo che passa. E io non sono solo. Serve avere un gruppo fidato, oppure è meglio stare soli e basta."

Già, un gruppo fidato... come gli amici d'infanzia, o i parenti...

"Ma non volevo intristirti." glissò Angelo, vedendo che iniziavano a brillarle gli occhi. Mise via il fazzoletto e fece strada alla sua ospite dentro il supermarket.

Una volta raggiunti i generi alimentari, la ragazza puntò qualcosa che le era familiare: "Ci sono i Makizushi!" esclamò, dirigendosi verso una cinese in kimono. Forse qui non notano la differenza! , pensò, poi: "Posso assaggiare?" fece.

Angelo le fu subito dietro, e la cinese iniziò a dispensare loro sushi di vario genere. "Bene," disse il ragazzo, "ne prendiamo una vaschetta per ogni tipo."

"O anche la confezione grossa e mista..." suggerì Mayumi, ma l'occhiataccia ch'ebbe in risposta la convinse a tacere e lasciar fare l'italiano.

Poi, i due iniziarono a vagare per il supermarket, spiluccando poco a poco dalle piccole vaschette che, una volta svuotate, finivano abbandonate tra altri prodotti. Il tutto con una certa noncuranza da parte dell'italiano, che venne imitato con maestria dalla giapponese.

Mayumi infatti compì quei gesti come se non le fossero nuovi, senza curarsene, perché era concentrata sul cibo mentre lo assaporava, e tutta intenta a curiosare nel negozio tra un boccone e l'altro.

"Ecco," disse a un certo punto, notando una sua connazionale in lontananza, "Quella è giapponese, come me. Per te è uguale alla ragazza che ci ha serviti?"

Angelo allungò gli occhi per rispondere, poi allargò le braccia. Non notava differenze particolari.

Però, né a lui né a Mayumi, poté sfuggire la sorpresa della giapponese in questione quando si accorse d'essere osservata.

I due si scambiarono un'occhiata perplessa, quando le videro accelerare il passo per sottrarsi al loro campo visivo.


Mayumi - l'ordine dei demoni viaggiatori - saga della realtà immaterialeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora