Poco lontano dal Matsuyama Park, un gruppo di adolescenti stazionava su giacigli improvvisati; chi aveva scelto la sporgenza del marciapiedi, chi dondolava in bilico sulla ringhiera, tutti in attesa che la sera scendesse e fosse quindi ora di tornarsene a casa.
C'erano poi Mayumi e Atshushi, coetanei di quegli sconosciuti che li guardavano con un po' di sospetto. I due, trasgressivi, per sedersi avevano scelto un oggetto atto a tale scopo: una panchina di legno scuro.
"No, non è la prima volta, no..." fece lei, risata argentina e occhi limpidi, trascinando nella lieve eccitazione l'amico di tutta una vita; lasso di tempo, quello, che non riempiva due decine d'anni.
"Escursioni in barca non ne hai fatte, gite istruttive nemmeno, il tempio non lo hai visto, e nemmeno il castello... Nemmeno il castello di Shuri! Scusa se ho concluso che è la tua prima volta qui a Naha!" l'apostrofò lui, convinto che l'amica non avesse visto granché, all'infuori del paesello natio sperso nell'entroterra di una delle isolette che costituivano la prefettura di Okinawa.
Mayumi mise il broncio, non riuscendo tuttavia a mantenerlo che per una manciata di secondi. "Il castello l'ho visto da fuori," rimbeccò, "e sono stata con mia nonna a visitare tutto il mercato del pesce!" aggiunse, ponendo un'enfasi tale sulla parola pesce da attirarsi addosso gli sguardi divertiti dei coetanei cittadini, e provocando così l'ilarità di Atshushi.
Ma l'amico tornò presto serio e, sottovoce, le chiese: "Invece... è la prima volta che trovi gente con cui parlare dei tuoi viaggi oltre i confini? Qualcuno... che non sia io, s'intende."
"Questo è da vedersi." commentò Mayumi, calciando un sassolino verso un punto imprecisato di fronte a sé. Aveva accettato di seguire Atshushi per la curiosità, per la voglia di far qualcosa di diverso. Ma non aveva alcuna voglia di conoscere queste persone in grado di viaggiare di cui l'amico le aveva tanto parlato. "Tu non sei un Viator," argomentò, "cosa ti fa affermare con tanta sicurezza che questi tuoi amici lo siano?"
"Ho detto loro ciò che ho saputo da te: che molte cose possono essere ritrovate nella nostra religione, ma non tutte. Alcune cose bisogna viverle, per conoscerle. La prima volta ho parlato con loro proprio del tuo primo viaggio nel mondo oltre i confini." si lasciò scappare.
"Cosa... Cosa hai raccontato?" chiese lei, facendosi rossa in viso.
"Ho parlato soprattutto di me, puoi stare tranquilla. Della mia infanzia difficile, e poi... beh, di come sei passata oltre i confini per aiutarmi." si fermò, vedendo sul volto dell'amica qualche segno di commozione.
"Va avanti," disse questa che, pur conoscendo già la storia, voleva sapere quanto fosse stato rivelato a dei perfetti sconosciuti scovati solo grazie a internet.
"Ho raccontato di quel giorno, quando sei venuta da me e mi hai detto che avevi parlato con la tua Bestia e che questa aveva predetto la fine dei miei guai. E così è stato. Non ho detto altro, poi sono stati loro a parlare a me delle proprie faccende, dimostrandomi così di essere Viator. Ecco..." si mise a frugare nello zainetto, poi porse a Mayumi un plico rilegato di fogli stampati, "leggi."
La ragazza scrutò attorno a sé per vedere che nessuno la guardasse, poi prese a leggere.
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Mayumi - l'ordine dei demoni viaggiatori - saga della realtà immateriale
ParanormalMayumi è una Viator: è in grado di viaggiare tra la dimensione della materia e quella dell'immateriale. È nata e cresciuta in un piccolo paesino nella prefettura di Okinawa, ma dovrà fuggire lontano, fuggire da chi vuol farle del male a causa della...