LO SPIRITO E LE BESTIE

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Mayumi teneva saldo a sé il gambo di vetro tagliente.

Non potrò difendermi da tutti quanti... ma il primo che si avvicina si farà molto male. Confido nel fatto che nessuno dei presenti sia così stupido!

E infatti nessuno le si avvicinò. Ma lo stallo era infinitamente più pesante per lei ch'era sola, così fu proprio lei a romperlo, guizzando nella stanzetta adibita a spogliatoio e chiudendocisi dentro.

Lì si sentì crollare, si accasciò a terra e pianse.

Devo fare qualcosa, ma non posso fare nulla!, si ripeté più volte, rannicchiandosi per cercare conforto.

Ripercorse mentalmente la situazione non appena fu di nuovo lucida. Era chiusa dentro, tutti erano contro di lei, persino...

Atshushi...

Lacrime tardive le scaldarono le guance tese, in silenzio.

Non devo pensare a lui, non ancora.

Rivalutò ancora ogni possibilità: poteva chiedere aiuto a gran voce, ma dal ristorante l'avrebbero soccorsa?

I ristoratori coprono i demoni viaggiatori alla vista degli avventori, forse...

Senza indugiare oltre, Mayumi prese un appendiabiti metallico e iniziò a sbatterlo contro il muro, poi sul pavimento, fino a non poterne più. La cacofonia fu armonizzata da qualche "Auuurggghh!", rabbioso, poderoso quanto la sua piccola cassa toracica le concedeva, e da una varietà di "Ma cosa combini là dentro, smettila, esci prima che veniamo dentro noi!"

Poco dopo lei era a terra sfinita, e gli altri ridacchiavano dietro la porta.

"Non puoi stare lì dentro per sempre!" le arrivò la voce del vecchio, "Noi, invece, qui siamo ben organizzati per la notte, e per il giorno, e la notte che verrà...Il ristorante non riapre, se noi non vogliamo che lo faccia."

Mayumi registrò il messaggio, senza tuttavia perdere la speranza. Si alzò, cercò con lo sguardo il suo zainetto, lo ritrovò ancora abbandonato in quello stanzino.

Quando il corpo di carne e sangue non può nulla, restano sempre lo spirito e le Bestie.

Poi si sedette a terra, schiena poggiata al muro. Chiuse gli occhi e si portò le mani al cuore.

Si concentrò sul proprio battito, si rilassò, raggiungendo rapidamente uno stato molto vicino a quello del sonno, e lì si lasciò andare, arrivando al passaggio che conduceva oltre i confini.

Riaprì gli occhi in una grotta scura che ben conosceva, dove un roditore dal pelo folto, a lei altrettanto noto, l'attendeva per aiutarla ad effettuare il passaggio.

Mayumi seguì la piccola cavia, la salutò all'uscita del tunnel. Qui trasse un respiro profondo, poiché l'aria era pura e fresca. Davanti a sé, una verde pianura si estendeva incontaminata fino all'orizzonte e, solitario, un istrice dai lunghi aculei l'attendeva.

"Chi, se non tu, può aiutarmi?"

Mayumi si avvicinò alla Bestia, le si accucciò innanzi e le portò poi, con delicatezza, le dita di entrambe le mani sul muso sottile.

A quel contatto provò una forte vertigine, poi piccole piacevoli contrazioni su ogni parte del corpo. E un'attrazione sempre più forte, quasi risentisse del campo gravitazionale della piccola bestiola, che prima le fu addosso, poi la compenetrò.

L'arrivo di brividi sempre più intensi descriveva l'avanzare dell'ibridazione: rabbrividiva la sua pelle, ricoprendosi di aculei; rabbrividivano le sue mani, mentre le unghie si facevano lunghe e appuntite.

Raggiunto lo stato ibrido, la ragazza non si accontentò.

Prese a correre lungo la distesa erbosa, corse fino a perdere coscienza della sua parte umana.

Divenne un istrice.

L'istrice visse appieno la propria natura fino ad addormentarsi, e a quel punto Mayumi tornò indietro.

Di nuovo sola, polso sanguinante e vestiti sgualciti.

La mia ferita è ancora fresca: la Bestia non dev'essersi attardata troppo. Ad ogni modo, nessuno si è ancora preoccupato di forzare la serratura, considerò, portandosi nuovamente le mani al cuore. Sentì il proprio battito, poi quello dell'istrice.

A quel punto si portò invece le mani alle tempie. Lasciò che la sua mente si riempisse delle immagini di ciò che era stata poc'anzi, la Bestia, un istrice piccolo ma non indifeso, bensì ricoperto di aculei. E da questo spunto, i suoi pensieri si fecero sempre più frenetici, il corpo di Mayumi divenne prima molto caldo, poi molto freddo, segno che il fluido immateriale di cui era pregno stava prendendone possesso, prevaricandone i dettami materici.

Mayumi aprì lo zainetto con movimenti rapidissimi, completamente in balia del fluido. Per fortuna portava sempre con sé alcuni ingredienti necessari ai rituali dei Viator.

Le sue mani armeggiarono, quasi indistinguibili, scelsero erbe e polveri, le miscelarono in un alambicco in vetro, scagliarono a terra il preparato.

Il contenitore di vetro si ruppe al contatto con il pavimento e produsse una piccola esplosione di fumo scuro.

Quando la nuvola si dissolse, anche la Viator non era più lì.

Mayumi - l'ordine dei demoni viaggiatori - saga della realtà immaterialeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora