New York

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New York era senza dubbio la città più grande che avessi mai visitato.
Perderti dentro essa era semplice come bere un bicchiere d'acqua.
Dovevi avere una mente molto aperta per non lasciarti confondere dalle sue vie.
C'erano molte cause per cui quella città venisse chiamata "la Grande Mela".
La più conosciuta è piuttosto prevedibile: gli Stati Uniti erano considerati come un albero frondoso e rigoglioso, e New York il suo frutto più grande.

Durante il mio volo, un ragazzo seduto accanto a me stava disegnando una giovane ragazza in modo impeccabile.
Aveva gli occhi brillanti e i solchi delle labbra così evidenziati che mi sembrava potesse uscire da quel foglio da un momento all'altro.
Per un attimo, avrei voluto avere almeno metà del suo talento.
Gli domandai chi fosse quella persona: lui mi rispose che si trattava della sua fidanzata, e che dopo quel viaggio l'avrebbe finalmente rivista dopo un anno.
Faceva il marine e aveva rischiato tante volte la sua vita.
La loro storia mi lasciò spiazzato.
Quando arrivai all'aeroporto, non potei fare a meno di notare i due ragazzi che si abbracciavano forte, ancora insieme dopo tutto quel tempo.
Un ragazzo e una ragazza separati e che si erano finalmente rincontrati.
Che erano rimasti nonostante tutto.
Li guardai per ricevere un po' del loro amore in modo indiretto, ma non funzionò.
In un certo senso, li invidiavo, perché non avevo mai avuto una storia come la loro.
E pensai che non l'avrei mai avuta.

Scossi la testa da quei pensieri e uscii dall'aeroporto.
La prima cosa che notai d'impatto fu la Statua Della Libertà.
Impossibile non accorgersi di lei: era straordinaria.
Vederla mi fece dimenticare la scena di pochi secondi prima, e mi diede un senso di gioia che prima non avevo.

Muovermi a New York non fu tanto difficile come pensavo, alla fin fine.
Usare le metropolitane era semplice, così come in ogni città.
In ogni fermata c'era qualcosa di interessante da vedere.
A volte, ti sembrava d'esser tanto piccolo, in quel posto così grande, e ti capitava d'esserti perso, ma alla fine riuscivi sempre a trovare una via di fuga.
Non esitai un attimo a visitare il Central Park.
Era immenso.
Proprio per questo motivo, nonostante la folla, mi ci trovai bene.
Riuscii a trovare uno spazio tutto per me dove trascorrere tutte le mie giornate.
E andò così, per circa una settimana.
Stavo in un piccolo spazio di prato a pensare alla mia vita, ad ogni ricordo di quell'ultimo periodo trascorso a viaggiare.
Non mi pentii della mia scelta.
Ma il settimo giorno, quel parco suscitò in me un'aria familiare e mi ricordai del mio primo appuntamento con Nina.
Mi ricordai della sorpresa nel parco abbandonato, delle stelle, e del nostro primo bacio.
Era più forte di me: non avrei mai potuto dimenticarla nemmeno volendolo, nemmeno viaggiando e nemmeno andando su un altro pianeta.
Mi aveva stregato.
Tutto quel tempo sprecato a cercare di dimenticarla era stato inutile.

Quella notte, mentre nessuno era di guardia, mi intrufolai nell'Empire State Building e salii fino all'ultimo piano.
Vedere New York da lì era emozionante.
Le vetrate erano perfettamente cristalline e riuscivo a vedere le strade illuminate perfettamente.
Mi sentii così in alto, come se avessi l'intera città nel palmo della mano.
Mi sentii in grado di controllarla.

Da lì le stelle si vedevano benissimo, per l'assenza di luci artificiali.
Una distesa di piccoli spiragli luminosi schiarivano il cielo, accompagnate dalla luna, grande e maestosa.
Non ci fu nulla di meglio.

Ricordai che a me e a Nina piacevano tanto le stelle.
Ogni volta che uscivamo sul tardi, passavamo metà della serata a guardarle.
Erano i momenti in cui io e lei ci sentivamo più felici.

Guardandomi intorno, mi accorsi che l'ultimo piano dell'Empire State Building era un ufficio piuttosto prestigioso, tant'è che mi sentii un po' fuori posto.
Successivamente, ebbi un'idea.
Presi un foglio di carta e impugnai una penna.
Ero ispirato.
Quella notte scrissi una canzone che parlava di noi.
La chiamai Beside You.

Within a minute I was all packed up
I've got a ticket to another world
I don't wanna go
I don't wanna go
The silent words are hard to speak
When your thoughts are all I see
"Don't ever leave," she said to me
When we both fall asleep underneath the same sky.
To the beat of our hearts at the same time.
So close but so far away.
(Can you hear me?)

È così che andò.
Eravamo entrambi sotto lo stesso cielo, cosí vicini ma cosí lontani.
Quella notte lei mi aveva rincorso per non lasciarmi andare via, ma io me ne andai comunque.
Con il cuore spezzato.

She sleeps alone.
My heart wants to come home.
I wish I was, I wish I was beside you.
She lies awake.
I'm trying to find the words to say.
I wish I was, I wish I was beside you.
Another day and I'm somewhere new.
I made a promise that I'll come home soon.
Bring me back, bring me back to you.

E sapevo che in quella lettera promisi che sarei tornato presto, ma ogni giorno ero in un posto nuovo per scordarmi di lei e non facevo altro che ricordarla.

When we both wake up underneath the same sun.
Time stops, I wish that I could rewind.
So close but so far away.

Il tempo scorreva, ma per me si era fermato al giorno in cui me n'ero andato.

There are pieces of us both
Under every city light
And they're shining as we fade into the night.

Ogni giorno la vedevo in qualunque posto andasse, era un pezzo di ogni città, era parte della mia mente e del mio cuore e sapevo che non ne sarebbe mai uscita.
Perché ero follemente innamorato di lei.

She lies awake.
Beside you.
I wish I was, I wish I was...
She sleeps alone.
My heart wants to come home.
I wish I was, I wish I was...

Quando posai la penna, vidi una stella cadente.
E pensai a Nina.
Il mio desiderio era di poter essere di nuovo accanto a lei.

»Binario Nove; Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora