Rome

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Nella mia lista non poteva mancare una città italiana.
Nina stessa, aveva origini italiane.
Un po' mi odiavo perché dovevo dimenticarla, ma invece viaggiando non facevo altro che ricordarla.
Gli edifici accanto a me mi facevano sentire come se fossi andato indietro nel tempo, come se vivessi un secolo prima.
Roma non era conosciuta per essere moderna.
Era conosciuta per la sua storia, per le sue vittorie e per le sue sconfitte, per i monumenti e i personaggi importanti che ha portato nel suo grembo dalla sua nascita sino ad oggi.
Roma: considerata una delle città più belle del mondo, la città che non muore mai, la città eterna.
Ciò che mi piacque di più di essa era l'ambiente.
Durante una qualsiasi ora del giorno, vi era sempre qualcuno per strada, persino di notte.
Non conoscevo per niente quella città e pensai che la cosa migliore da fare fosse camminare fino a trovare qualcosa di interessante.
Una sera, dopo essermi avventurato per tutti quei vicoli a dir poco stretti, raggiunsi una fontana.
Ma non una fontana qualunque.
A sormontarla c'era una grandissima composizione scultoria che mi costrinse ad osservarla per dei minuti buoni.
E a sconvolgermi di più fu il fondo della fontana: era ricoperta da tante monetine, una distesa infinita.
Non capii il subito senso.
Una bambina che mi affiancava mi tirò per la manica della felpa e mi guardò con i suoi occhioni verdi, dicendomi parole incomprensibili, per poi girarsi di spalle e lanciare una monetina in direzione di quelle acque, insieme a tutte le altre.
Un'istante dopo vidi una signora di mezza età prenderla per mano e portarla via.
L'unica sua parola che capii fu "desiderio".
Nina la diceva spesso.
Diceva "esprimi un desiderio" se vuoi che un sogno si avveri.
E, in quel momento esatto, capii.
Cercai in una delle mie tasche e trovai una vecchia moneta.
Chiusi gli occhi e trattenni il respiro, per poi sospirare, lanciandola via.
Fece un piccolo tuffo silenzioso.
Nella mia mente immaginai Nina qui, come me, a lanciare una moneta con me sperando che un suo sogno potesse realizzarsi.
In quel momento, il mio desiderio fu di riaverla accanto.
Sperai che non si fosse dimenticata di me, di noi.
In cuor mio, avevo la sensazione che non sapesse più chi fossi, o che non l'avesse mai saputo davvero.
Chissà se in quel momento stesse pensando a me o mi stesse cercando: non l'avrei mai saputo, comunque.
Sapevo solo che lei era tutto ciò che volevo nella mia vita, ma che non l'avrei mai riavuta indietro.
Gli esseri umani sono fatti per amare, non per essere amati.

»Binario Nove; Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora