Nina

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Nina

Questi tre anni senza Calum sono stati un inferno.
Ho vissuto quasi tutto il tempo dentro casa senza uscire, non volevo vedere nessuno.
Volevo solo rimanere da sola e consumarmi fino a morire, ma senza successo.
Ogni volta che tentavo il suicidio qualcosa mi bloccava, ma non sapevo cosa.
Mi avevano mandata da diversi psicologi: tutti credevano che fossi pazza perché amavo ancora Calum dopo tutto ciò che era successo.
Non mi ero mai dimenticata di lui.
Quello con Brad era stato un errore che non avrei dovuto commettere.
Era venuto a casa mia per parlarmi, quella sera: mi aveva portato dell'erba.
Mi ricordo che ci mettemmo a fumare nel mio giardino e poi mi portò a letto.
Non lo volevo davvero, era stato solo un errore che la mia mente incontrollata mi stava permettendo di compiere.
Un errore da cui sono scaturite cose peggiori.
Era ancora novembre quando ricevetti una telefonata dall'ospedale di Chicago.
Non sapevano come mi chiamassi, ma il mio era il primo numero che figurava nella rubrica del cellulare di Calum.
Mi dissero solo che aveva avuto un grave incidente, ma nulla sulle sue condizioni.
Ero terrorizzata a morte.
Non sapevo se stesse morendo, non sapevo se stesse combattendo: mi avevano solo consigliato di venire.
Mi resi conto che Calum si ricordava ancora di me...
Non aveva cancellato il mio numero.
Mi aveva mandato una lettera da Catania, la mia città: non avevo mai avuto il coraggio di aprirla.
Semplicemente, accanto al suo "Io
non ti ho mai dimenticato" scrissi "nemmeno io."
E forse, in fondo, non era nient'altro che la verità.
Un senso di colpa più grande di me mi invase.

Alla fine decisi di partire: a Sydney non avevo più niente da perdere e in un'altra città probabilmente stavo perdendo l'unica persona a cui tenevo davvero.
Non potevo permetterlo.
Presi il primo volo per Chicago ed arrivai dopo nemmeno 24 ore dalla telefonata ricevuta.
Solo una volta giunta sul posto seppi tutto.

Calum era in coma: e lo era per colpa mia.
Era ridotto in quel modo solo per un mio brutto gesto nei suoi confronti, per averlo ferito.
L'avevo allontanato e fatto schifare della sua stessa città, avevo troncato le sue speranze e queste sono le conseguenze.
Mi misi a piangere nel centro della Hall: quello che gli avevo fatto era imperdonabile.
La dottoressa che mi aveva dato la notizia cercava di rassicurarmi, ma non ci riuscivo.
Calum avrebbe potuto non risvegliarsi più, o morire.
Non mi era nemmeno concesso vederlo.
Rimasi fuori dalla sua stanza per giorni, in attesa di una buona notizia.
Volevo solo che si risvegliasse, non mi importava se mi avesse ancora odiato.
Volevo solo che stesse bene: non si meritava niente di tutto questo.
Avrei preferito la sua felicità alla mia.

È passato un mese da quando sono arrivata a Chicago.
La mia vita non è cambiata più di tanto: sono rimasta chiusa in una stanza d'Hotel a fissare le pareti mentre Calum combatteva in terapia intensiva.
Venivo tre volte al giorno in ospedale per sapere delle novitá, ma non erano mai tante o qualcosa di significativo.
Avevo la costante paura di perderlo da un momento all'altro.
Oggi la dottoressa che lo segue, però,mi ha concesso di vederlo.
Dice che stavolta ci sono davvero dei miglioramenti: spero che abbia ragione.
Calum è tutto ciò che ho e non potrei sopportare il pensiero di perderlo...
Il solo pensiero di rivederlo dopo cosí tanto tempo mi fa tremare le gambe.
La dottoressa mi permette di entrare nella sua stanza.
La prima cosa che penso, guardandolo, è che non è lui.
Quel ragazzo cosí cresciuto non può essere Calum.
Solo avvicinandomi al suo letto riesco a riconoscerlo: il suo volto è cambiato parecchio, ma è sempre il suo.
Mi era mancato cosí tanto...
Le mie dita si intrecciano alle sue, ma
la sua mano sotto la mia è gelida.
Perchè gli è successo questo?
Dovrei esserci io, al suo posto.
Dovrei essere io a soffrire dopo tutta la sofferenza che deve aver passato lui.
Perché a rimetterci sono sempre i piú buoni?
Lascio un bacio sulle sue labbra morbide, ma è come se fosse spento e senza vita.
Farei di tutto per vedere di nuovo i suoi occhi che incontrano i miei.
Con la sua mano ancora stretta alla mia, mi addormento sul suo grembo.
Non lo lascerò più andare via da me, mai più.
L'ho già fatto una volta e non voglio che accada di nuovo.

»Binario Nove; Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora