Essere a Las Vegas era come trovarsi dentro una di quelle sfere luminose e piene di colori che stanno sui soffitti delle discoteche.
Caos, vita, urla, gioco d'azzardo, alcool.
Non era la cittá adatta per gli innocenti, ma questo non significava che non fosse stata adatta per me.
Chiunque mi abbia visto la prima volta avrebbe giurato che fossi un ragazzo stronzo e disonesto, ma non ero mai stato cosí.
Tutti mi etichettavano in quel modo solo perché non davo molta confidenza alle ragazze che venivano a parlarmi, ma c'era da considerare il fatto che molte di loro fossero prive di personalità e non mi interessava stare con loro.
I miei interessi andavano ben oltre: non era facile, stupirmi.
Ma lei.
Lei c'era riuscita e non sapevo come.
Mi ricordai di quando andai a casa di Nina un giorno e rimanemmo sul letto tutto il pomeriggio, facendoci le coccole a vicenda senza stancarci mai.
Mi sentii al sicuro.
Ero così innamorato di lei che solo Dio poteva saperlo.
«Se solo le persone ti vedessero come ti guardo io, cambierebbero idea su di te.»
Fu quello che mi disse, mentre le mie labbra si increspavano in uno dei sorrisi più sinceri che avessi mai fatto nella mia vita.
Mi rendeva felice come nessun altro.
Lei sapeva chi fossi, le avevo permesso di entrarmi nella mente e nel cuore.
Non l'avevo concesso a nessun altro.
E anche dopo esserci lasciati lei possedeva ancora la chiave.Las Vegas mi piaceva, in fondo.
La musica della discoteca mi incasinava la testa insieme all'alcool e mi dava un senso di adrenalina pazzesco: forse, per una volta, mi sentii libero.
Dapprima, rimasi da solo a ballare in mezzo a dei perfetti sconosciuti, ma ad un certo punto della serata una donna di circa trent'anni mi prese per un braccio portandomi su un tavolo da poker, costringendomi a fare delle partite con lei.
Ero esterrefatto da quel suo attaccamento improvviso, ma alla fine giocai.
Non per lei ovviamente, ma mi trovavo in una città dove il gioco d'azzardo era all'ordine del giorno e non potevo sprecare quell'occasione che mi si era presentata.
In conclusione, capii che facevo pena a giocare, e alla fine vinsi solo ad un turno su cinque.
Non avevo speso molti soldi, per fortuna.
La donna bionda, che capii si chiamasse Tiffany, si sedette sulle mie ginocchia alla fine del gioco e iniziò a stuzzicarmi, prima con le mani, poi con le labbra, poi tutto insieme.
La sua presenza mi stava infastidendo.
Quando avvicinò il suo volto al mio, scontrando la sua bocca macchiata di rossetto e contornata dall'odore di vodka alla mia, la allontanai.
Non volevo commettere lo stesso errore che avevo commesso con Hailey.
Ferire qualcuno.
Non mi importava nulla di Tiffany: non volevo sesso, non volevo attenzioni. Volevo solo essere lasciato in pace.
Ma in realtà avrei voluto che la donna seduta sulle mie ginocchia fosse Nina.
Avrei voluto baciarla ancora una volta, ubriacarmi con lei per poi chiuderci insieme in una stanza d'albergo e amarci tutta la notte.
Avrei voluto stringerla di nuovo ed essere felice e libero con lei accanto.
Ma non sempre quello che abbiamo è quello che vogliamo.
Spintonai via Tiffany e me ne andai.
Alla fine, la teoria su Las Vegas fu corretta e capii.
Non facevo per lei: ero diventato un innocente innamorato incapace di fare follie.
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»Binario Nove; Calum Hood
FanfictionIn cui un ragazzo invisibile, vittima di un tradimento, va di città in città per dimenticarsi della ragazza che ama. (Spin-off di Jet Black Heart)