Toronto

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All'inizio, spostarmi così in fretta e cambiare completamente orario mi stressava un po'.
Il jet lag non era così semplice da sostenere, ma dopo qualche giorno riuscii ad ambientarmi, tutto sommato.
C'era sicuramente qualcosa di peggio di un jet lag.
Toronto era una città piena di cultura, di studenti, scuole ed università.
Lo studio non era mai stato il mio forte: di solito mi impegnavo il minimo indispensabile per non farmi bocciare.
Sotto questo punto di vista ero piuttosto furbo, poiché mi applicavo su ciò che mi bastava e mi concentravo sul resto.
Non volevo andare all'università: ho sempre desiderato di lavorare piuttosto che passare la mia vita sui libri.
Toronto era una città ordinata, piena di lavoro e programmi.
Autobus perfettamente puntuali, uomini con le ventiquattro ore sempre in mano e il cellulare all'orecchie.
Non sarei mai diventato come loro, però.
Sì, avrei voluto lavorare, ma quella vita non avrebbe mai fatto per me.
Tutto il giorno dietro una scrivania o delle scartoffie, mentre la tua famiglia piange perché ha bisogno di un affetto che gli neghi perché non hai tempo: tempo per ciò che è davvero importante.
Mi sentii un'anima nera in mezzo a tante anime grigie.
Eravamo diversi, ma entrambi avevamo il cuore spento.
In un certo senso, mi distinguevo da quella massa, ma ero comunque invisibile ai loro occhi.
O forse, lo eravamo tutti.
Era invisibile, il senzatetto che stava rannicchiato sotto l'insegna di un negozio abbandonato.
Era invisibile, la ragazza che leggeva silenziosa nel sedile all'angolo della metro per nascondersi, indiscreta.
Era invisibile, l'uomo anziano che cercava con occhi imploranti qualcuno che lo aiutasse ad attraversare la strada.
Ed ero invisibile anche io, soprattutto io.
Eravamo tutti invisibili in quel mondo fatto di indifferenza e pregiudizi, e la colpa era di ognuno di noi.
Noi scegliamo di renderci invisibili e scegliamo di rendere invisibili chi ci sta attorno.
L'uomo è nato per fare delle scelte, ma non è mai nato esperto in esso, né con l'energia potenziale sufficiente per diventarlo.

Di Toronto visitai soltanto un Acquario e un'Art Gallery.
Non c'era granchè che mi ispirasse, ma mi piaceva comunque vedere cose nuove.
Ero sempre stato un ragazzo curioso.
Alla fine mi stancai troppo facilmente di quella città: volevo ampliare i miei orizzonti ed andare avanti, mentre Toronto era immobile come le lancette di un orologio morto.
Stare fermo con essa non mi avrebbe aiutato.

Una delle cose che volevo più vedere in tutta la mia vita erano le Cascate del Niagara.
Una volta i miei organizzarono un viaggio in Canada, ma alla fine fallì perché papà perse il lavoro e non avevamo più i soldi per finire di pagarlo.
Eravamo davvero dispiaciuti e distrutti, ma in quel momento ci importava solo di uscire da quella pessima situazione economica.
A volte ci sono problemi più grandi di altri.
Ma dopo anni, ero lí, dove avevo sempre sognato di essere.
Ero a pochi passi da quelle grandissime distese di acqua, davanti ad una delle sette meraviglie del mondo.
Tra esse, quella che avevo sognato di piú.
Le ammirai come non avevo mai fatto con altro.
Avrei voluto buttarmi insieme a quelle acque e divenire parte di esse.
Avrei voluto gettarmi in quel fiume per poi cadere a 52 metri d'altezza.
Avrei voluto essere libero di nuovo.
Ma alla fine, più guardavo le cascate, più ne avevo paura.
E se ci fosse stato un motivo per ricominciare?
E se ci fosse stata ancora una speranza per me e Nina?
Non potevo saperlo.
E finchè non l'avessi saputo, non avrei mai rinunciato a vivere.

»Binario Nove; Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora