Epilogue

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Ero riuscito a riprendermi in fretta dal coma e non avevo più motivo di rimanere in osservazione a lungo.
E così, mi permisero di lasciare l'ospedale dopo pochi giorni.
Con l'aiuto di Nina ero già molto più felice e il buonumore che aveva portato di nuovo nella mia vita mi aveva aiutato a stare meglio.
Lei era rimasta per tutto il tempo al mio fianco: non se n'era mai andata.
Le avevo detto di darsi una rinfrescata in hotel, ma non mi dava retta.
Continuava a ripetermi che non mi avrebbe abbandonato nemmeno per un istante.
Eravamo tornati insieme: in un modo o nell'altro il destino ci aveva condotti ad un unico punto attraverso un filo conduttore.
Un filo che non si era mai spezzato, a dispetto di ciò che pensavo.
Un filo che non sapevamo di aver seguito insieme per tutto questo tempo, nonostante tutto.
Come due equilibristi sospesi che si incontrano e si tengono per mano per sostenersi e darsi sicurezza.
Così eravamo noi due: fragili, ma insieme una forza della natura.
Quei due giorni ci avevano dato del tempo per scoprirci meglio.
Le nostre personalità erano sempre le stesse, ma con sfaccettature nuove di noi che prima non vi erano mai state.
Eravamo cambiati, il tempo ci aveva fatto crescere, ci aveva lasciato ferite e cuori spezzati.
Ma eravamo ancora lí in piedi, e insieme saremmo stati di nuovo bene.

Non volevamo rimanere a Chicago ancora a lungo: volevamo tornare, tornare a casa insieme, tornare dagli altri, riprendere in mano la nostra vita e farne di più, recuperare gli anni perduti e tutti i momenti mancati.
Quegli anni erano solo fatti di giorni sprecati, passati a sognare di tempi a cui sapevamo di non poter tornare.
Era arrivato il momento di vivere al meglio la nostra vita.

Siamo appena atterrati all'aeroporto di Melbourne.
Avevo insistito tanto di andare nuovamente in questa città, prima di tornare a Sydney.
Nina si chiedeva il perché, mentre io le ripetevo semplicemente di fidarsi di me.
Sto seguendo le mie vecchie tracce.
La conduco alla stazione, mano per mano, mentre i suoi passi si confondono con i miei.
Facciamo dei biglietti al botteghino e saliamo su un treno diretto a Sydney.
Il viaggio è lungo e piuttosto silenzioso: Nina dorme con la testa poggiata sulla mia spalla, mentre le accarezzo le braccia coperte da una delle mie grandissime felpe.
È bellissima.
E per un attimo vorrei fermare il tempo, bloccarmi in questo momento, i nostri corpi stretti l'un l'altro e la felicitá ad invaderci il cuore.
È cosí che vorrei rimanere per tutta la vita.

Sono le sei del pomeriggio e il sole fa capolino oltre una fila di treni e di rotaie.
Ed eccoci arrivati a Sydney, di nuovo insieme.
Nina apre gli occhi, mentre la aiuto a scendere e mettere piede sulla terra ferma.
«Dove siamo?» la sua voce assonnata riecheggia nel vento, mentre la sua mano raggiunge la mia, per stringerla e non lasciarla più.
«Siamo al Binario Nove.»
Il luogo dove tutto ha avuto inizio, e dove ha trovato fine.

»Binario Nove; Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora