8. Sarà un'altra scusa a fermare il tempo e darci ancora un momento.

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Benjamin.

Andiamo nella camera degli ospiti in cui dormiremo io e Federico, chiudo la porta alle mie spalle e la guardo osservare la punta dei suoi piedi.

-Ti ascolto.
Le dico continuando a fissarla.
Ci mette un po' a agganciare i suoi occhi ai miei, socchiude la bocca per cominciare a parlare ma non lo fa, riabbassa lo sguardo.
Inarco un sopracciglio.
-Ti rendo nervosa?
Chiedo con un sorrisetto. Corruga la fronte e torna a guardarmi facendo una smorfia.
-Per chi mi hai presa?
Risponde sicura di sé.
-Non so, vedo che fai fatica a parlare.
Alza gli occhi al cielo e scuote la testa.
-Non farti strane idee, è che non ho l'abitudine di scusarmi.
-Scusarti? Per cosa?
Domando sorpreso.
-Per come ti ho parlato prima.
Certo che cambia opinione in poco tempo.

Hilary.

-Dicevi sul serio prima?
Chiede sedendosi sul bordo del letto.
-Riguardo a cosa?
Assume un'aria imbarazzata.
-Quando hai detto... quella frase.
Penso di aver capito a cosa si riferisce ma faccio la finta tonta.
-Quale frase?
Posa nuovamente il suo sguardo su di me.
-No, lascia stare. È una domanda stupida.
Cambia idea rialzandosi e andando un borsone da dove tira fuori degli abiti.
-E tu perchè hai finto di essere ubriaco? Ho saputo che non hai bevuto niente.
Sgrana gli occhi, non aspettandosi a questa mia frase.
-Non ho finto, non ho mai detto di esserlo.
Taglia corto.
Questa conversazione comincia a perdere il suo senso e comincio a che pensare che forse non era poi una buona idea tornare qui. Un silenzio giace nella stanza per qualche secondo.

-Allora, io vado.
Affermo avvicinandomi alla soglia della porta.
-Domani verrai anche tu alla stazione per salutarci?
Partono già domani? Perché così presto?
Mi giro e lo guardo, lui ricambia; scuoto la testa.
Non vedo il perché dovrei venire, non siamo amici.
-Non credo.
-Oh, okay. Allora... ciao.
-Ciao.
Sbaglio o è una specie di addio?
Lo guardo un'ultima volta, e poi poso la mano sulla maniglia e la giro.
Ma la porta non si apre, aspetta... la porta non si apre?

Ma che? Oggi ce l'hanno tutti con me?
-... Benjamin?
-Sì?
Risponde continuando a tirare fuori della roba dal borsone.
-Sai, è appena successa una cosa buffa. Ecco, la porta non si apre.
Dico ridendo istericamente, come se fosse una cosa da niente.
Si gira di scatto e guarda nella mia direzione.
Mi raggiunge, gira la maniglia come ho fatto io, poi sospira.
-Cavolo.
-Cosa?
Chiedo cominciando ad agitarmi.
-Che dire? Siamo bloccati.
-Cosa?!
Ripeto in preda al panico.
-Oh no, no, no, no... Io... io devo tornare a casa, c'è mio fratello e... e domani ho scuola! Non che mi importi della scuola, ma mio fratello mi uccide!
-Mi dispiace. Chissà... Forse è destino.
-Che?! Siamo bloccati qui, da soli, e l'unica cosa che riesci a dire in questo momento è "forse è destino"?! Ma che problemi hai?
Sbraito sempre più agitata, lui invece sembra tranquillissimo.

-Dai, calmati. Troveremo una soluzione, ora chiamo Yuri.
-Come puoi chiedermi di calmarmi?! Sono nei guai fino al collo! E tu domani devi partire!
Adesso siamo in due ad essere in panico, dato che dopo l'ultima frase anche lui sgrana gli occhi assumendo un'espressione preoccupata.
-È vero, cazzo. Abbiamo già preso i biglietti e... Oh, sai che ti dico? Chi se ne frega, anzi, è meglio così.
Lo guardo interrogativa.
Si avvicina al mio orecchio, come se temesse che qualcun'altro possa sentire.
-Ora abbiamo più tempo per conoscerci e chiarire meglio...
Oh cavolo, cavolo, cavolo.
Non voglio stare un minuto di più qui dentro con lui.
Chiamo Violet!
Prendo immediatamente il cellulare e cerco il suo nome in rubrica.
Dopo quattro squilli risponde:

Zitta e Baciami. [Benjamin Mascolo] {B&F}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora