Capitolo 9

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Megan uscendo dalla stanza si girò e mi sorrise mentre Ian veniva verso di me per darmi un bacio sulla fronte. Lo guardai. Aveva una maglia grigia,pantaloni neri e anfibi, stava molto bene ma la sua espressione era molto stanca. Prese una sedia e si mise affianco a me.
Non dissi niente,guardavo il muro che in quel momento sembrava interessante.
"Scusa" disse dopo un paio di minuti di silenzio.
"Non è colpa tua" risposi io.
"Si che lo è" disse stringendo le mani l'una con l'altra.
"No non lo è. É colpa mia, solo colpa mia. Non dovevi fare l'eroe solo per aiutare me, stai tra...''
''Dovevo prendere io quei pugni al posto tuo,tu non lo meritavi!'' urla interrompendo quello stavo dicendo.
''Ian.." dico imponendomi di non piangere.
"Alex,sei la mi migliore amica,l'unica che mi conosce per davvero,l'unica che sa quanto odio i popcorn pieno di burro del cinema e l'unica che sa quanto amo il tuo pigiama con i cagnolini. Per te dovevo fare solo questo. Solo questo.''
Lo guardo sconvolta.
Ha davvero preso in giro il mio pigiama con i cagnolini?
"Ian!" urlo "il mio pigiama con i cagnolini é alta moda!"
Mi guarda e si mette a ridere, " mi eri mancata tu e il tuo stupido pigiama" dice abbracciandomi e sollevandomi dal letto.
"Ahi!" urlo
"Mi stacchi la flebo così" ma ormai era troppo tardi, dal piccolo buco della flebo usciva tanto sangue così chiamai Megan, che arrivò e mise in bocca a Ian un lecca lecca evitandogli di fare altri danni.
"Alex domani puoi andartene,mi mancherai con il tuo muso lungo" disse Megan.
"Ti verrò a trovare con il mio muso lungo tranquilla."
Ian intanto era scomparso ma era tornato poco dopo con in mano un frappé al cioccolato e panna . Il mio preferito.
Mi guardava malizioso bevendo il frappé.
"Quello deve essere mio!"
"No penso che lo berrò qui,vicino alla porta,il più lontano possibile da te e dalle tue mani sporche di sangue."
A quelle parole le immagini di quella sera mi passarono davanti, loro che mi picchiavano e le mie mani sporche di sangue.
Il silenzio che si creò in quella stanza era surreale, sia Megan che Ian avevano capito a cosa stavano pensando e quest' ultimo si avvicinò a me dicendo" Oh Alex, mi dispiace, mi dispiace davvero."
Cercando di trattenere le lacrime, staccai nuovamente la flebo e saltai addosso a Ian per prendere il MIO frappé.
Megan iniziò a ridere e Ian sconvolto da quello che avevo fatto si stava avvicinando alla porta cercando di farmi scendere dalle sue spalle.
"Io voglio quel frappé!"
"Non sarà mai tuo!"
"Ma é mio di diritto" piagnucolai.
"Diritto? I soldi erano miei, la schiena é pure mia. Quale diritto avresti, sentiamo?"
" Allora da dove incomincio? Numero uno sono in un letto d'ospedale. Numero due sono molto stanca e senza forze e numero tre non sei venuto a trovarmi per giorni facendomi stare sola con Megan, senza offesa .." Megan mi fece l'occhiolino capendo dovevo volevo arrivare "quindi amico, me lo devi quel maledetto frappé."
Mi guarda in modo divertito e interdetto.
"Touché amica mia, touché."
Prendo il mio frappé dalle sue mani alzando teatralmente a mo' di trofeo e lo abbraccio dicendo " amore di mamma, sono qui con te tranquillo."
Vedo sulla porta i miei genitori.
Mi guardano divertiti.
"Mamma, papà, Ian mi ha portato GENTILMENTE questo frappé, un pensiero molto dolce vero?" dico alzando la voce per farmi sentire da Ian.
E lui risponde "genitori di Alex miei cari amici, vostra figlia é una ricattatrice nata, potrebbe unirsi ad una banda di criminali.
Lo guardo.
" Si potrei" rispondo con nonchalance.
"Si potresti, ma io poi sarei costretto s torturarti... con il solletico."
No,il solletico no.
Così salto sul letto mettendomi a urlare, cercando di non farmi prendere da Ian che correva inutilmente nella stanza cercando di prendermi.
Questo teatrino stava facendo ridere tutti. Eravamo passati a giornate senza parlare e senza sorrisi a una giornata di corse per un frappé.
Megan quasi urlava ridendo:" Hanno iniziato da un bel po, li lascerei sfogare Signori."
I miei genitori fecero cenno di sì mentre ridevano e poi uscirono salutandoci.
Io e Ian eravamo rimasti soli seduti sul letto a guardare il tramonto, l'ospedale aveva una bella posizione e i tramonti erano molto facili da vedere.
"Ian sono stanca, promettimi che non succederà mai più una cosa del genere per un semplice frappé ok?"
"Lo giuro ,non lo prometto, lo giuro. Sono distrutto. Meglio se torno a casa."
Si alzò baciandomi la fronte poi lo guardai allontanarsi.
"Ian" lo richiamai.
"Sì?"
"Domani torni?"
Sorrise:" Puoi giurarci."
Tutto questo mentre il tempo fuori era cambiato.
Lampi e tuoni.
Pioggia e grandine.
Non dormii quella notte, qualcosa mi disturbava e non era il tempo, mi sentivo osservata.

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