Capitolo 7

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Vedo una parete bianca. Non è quella della mia stanza. Ci metto un po a capire che il colore non è bianco ma verde chiaro,penso al folle che ha scelto questo colore e che forse voleva dare speranza ai pazienti,in quel momento capii di essere in una clinica privata, quella in cui mi avevano ricoverato in paio di volte per degli attacchi di panico molto forti.
Cerco di sollevarmi dal letto facendo ricadere il peso sulle braccia. Sento una mano sulla mia pancia. È Ian. Indossa l'abito di mio fratello e vedo la giacca delicatamente piegata su una poltrona. In quel momento i ricordi si fanno nitidi,quella sera,quel ragazzo,i pugni. La prima cosa che faccio è scendere dal letto cercando di non svegliare Ian, mi avvio verso una porta,sarà il bagno penso, entro e trovo gli specchi coperti. Non capisco,non ha alcun senso. Mi avvicino con una mano al telo che copre lo specchio più lungo,ho quasi paura a spostarlo,lo faccio, non avrei dovuto farlo. Tutto quello che vedo davanti a me è una ragazza con i capelli marroni con un camice d'ospedale addosso e ricoperta da chiazze violace ovunque,sulle gambe sulle braccia,lascio cadere il camice a terra per avere una mia visione complessiva,anche sulla pancia ci sono lividi che mi provocano dolore. Porto lo sguardo sul viso. Non sembro neanche io. Non sono io. Ho la faccia tumefatta, non riesco a guardarmi, scendono delle lacrime sulle guance. Provo dolore ovunque. Sento una mano sulla spalla,mi giro lentamente e vedo Ian con gli occhi arrossati. Mi abbraccia. Poi mi prende per mano e mi fa sedere su una delle sedie della camera, prende la giacca dell'abito ne strappa un pezzo,va in bagno,sento aprire il rubinetto, torna, si inginocchia e mi osserva, sono in intimo, lui poggia delicatamente quel pezzo di giacca su un livido e inizia a strofinare. Piange. L'ho visto. Strofina con più forza,non capisco. Alza il viso quando ,passando su un livido, sussulto, mi dice :"Devo cancellarli. Devo cancellare il ricordo di quella serata. È stata colpa mia,dovevo evitarlo,potevo evitarlo e non ho fatto niente. Sono un vigliacco." Scoppia in un pianto rumoroso e fa sprofondare il viso sulla mia pancia, ignoro il dolore e lo prendo dal viso. Mi soffermo ad assorverla,con le lacrime agli occhi,l'azzurro risalta ancora di più e sembra un bambino. Lo guardo con forza:"Non è colpa tua. Non lo è affatto."
I suoi occhi mi fissano.
Si alza.
Mi abbraccia per poi continuare a strofinare sui lividi.
Voleva cancellare quella sera.
Voleva cancellare i suoi errori.
Voleva cancellare il ricordo che aveva di me quella sera.
Voleva cancellare se stesso.

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