Prologo

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"Signore e signori, è il comandante che vi parla: Abbiamo iniziato l'atterraggio verso l'aeroporto di Edimburgo. Siete pregati di allacciare la cintura di sicurezza, raddrizzare i sedili e di rimanere al vostro posto sino a quando il velivolo non sarà completamente fermo. Grazie"

Guardai fuori dal finestrino ed osservai la pioggia battervi contro.
Ero tornata. 
Contro ogni aspettativa, contro ogni previsione e soprattutto contro la mia volontà, ero sul volo che mi stava riportando a casa. Più scendevamo verso il suolo e più gli occhi mi si annebbiavano di lacrime, ripensando a tutto ciò che mi ero lasciata alle spalle.
Tutte quelle speranze, quei sogni, quelle illusioni di aver finalmente costruito qualcosa. E poi l'oblio, il nulla, il licenziamento, l'orgoglio, l'affitto troppo alto, i sogni andati in frantumi e l'ardua decisione presa di tornare in Scozia.
Ma d'altra parte che avrei potuto fare?
Ero stata licenziata dopo il fallimento di una grande catena di negozi per il quale facevo la commessa ed avevo dovuto dire addio al mio buonissimo stipendio settimanale. Avevo perso la speranza di riuscire mai ad arrivare all'apice di quella carriera che amavo ed ero totalmente in crisi con il mio ragazzo.
'Jake' pensai, voltandomi ancor più verso il finestrino, in modo che nessuno mi vedesse piangere.
Ripensai al modo brusco in cui lo avevo lasciato, prima di prendere l'aereo. Ripensai a come avevo liquidato Jessica, la mia leale e testarda collega ed amica, che avevo abbandonato, solo con una mail.
Che cosa avrebbe detto la gente di North Berwick vedendomi tornare?
Ecco la fallita!
Non è stata nemmeno in grado di tenersi il lavoro!
Ma guardatela...Criticava tanto questo piccolo paese, ma ora che le fa comodo torna con la coda tra le gambe!
Iniziai a singhiozzare più del dovuto e la signora seduta accanto a me se ne accorse, ma non disse nulla e proseguì con il romanzo iniziato in volo.
Mi chiesi che cosa stesse facendo Jake in quel momento.
Stava piangendo per la mia improvvisa partenza? Era arrabbiato? Aveva letto la mia lettera?
E Jessica? Una volta atterrata avrei trovato una sua risposta, o mi avrebbe odiata per anni e mi avrebbe dimenticata? Avrebbe compreso le mie ragioni?
D'altra parte non sarei mai stata in grado di guardarli negli occhi e di dir loro addio, di ammettere che avevo fallito e che Londra non poteva più essere la mia casa.
La hostess bionda che mi aveva servito uno snack a metà volo passò di nuovo tra i sedili per controllare che le nostre cinture fossero allacciate. Era bellissima, con la sua coda di cavallo perfetta, il sorriso smagliante, gli occhi verdi ed un fisico da rivista di moda. Il suo profumo vanigliato mi stuzzicò le narici, chiusi gli occhi ed in un secondo mi tornò in mente Peter, il ragazzo che lavorava alla caffetteria all'angolo e che ogni mattina aggiungeva sempre del caramello in più al mio frappuccino. Chissà che avrebbe detto nei giorni successivi e chissà se il suo capo lo avrebbe mai scoperto.
Mi ricordai anche  della Signora Holdman, una povera signora costretta a fare l'elemosina e che ogni giorno entrava in negozio per approfittare del riscaldamento e ne usciva con solo un paio di calzini, presi dal cesto delle occasioni. O il Signor Bradford, che dopo la morte della moglie, tutte le sere, veniva a bussare alla mia porta chiedendomi un pò di zucchero per il caffè e che poi, puntualmente lo beveva a casa mia, approfittando della mia compagnia, per non passare la serata da solo.

Guardai lo schermo sopra la mia testa e mi accorsi che mancava solo un quarto d'ora all'arrivo in Scozia. Improvvisamente, non seppi più controllare i singhiozzi e me ne infischiai persino che la gente mi vedesse o mi sentisse.
'Perchè io?' mi domandai.
Perchè ero stata proprio io, a perdere i genitori così giovane, crescere senza di loro in un paesino dimenticato da Dio e senza più il loro affetto. Perchè era successo a me?
Perchè avevo perso tutto? Che cosa aveva in serbo il destino per me? Faceva tutto parte di un disegno molto più grande e complesso? E quanto ancora avrei dovuto soffrire?
Non seppi rispondermi. 
Tutto ciò che sapevo - e lo realizzai non appena toccammo il suolo - era che Londra mi sarebbe mancata. Che avrei odiato alzarmi la mattina senza il rumore dei tram, senza il frappuccino di Peter e senza la pioggia che batteva sui vetri per svegliarmi.
Quello stridio di freni fastidioso, di quel vecchio tram che portava a Church Street, mi sarebbe mancato e persino quel bambino dispettoso che ogni mattina giocava troppo vicino alla vetrina del negozio e la sporcava con le mani.
Tutto di quella città mi sarebbe dannatamente mancato.
Ma ormai era fatta, ero lì. Ero tornata in quel posto che mi era sempre stato così stretto e da cui ero voluta scappare. E mentre guardavo la spia della cintura di sicurezza spegnersi, mi chiesi per quanto tempo sarei dovuta restare.

SE SOLO SAPESSI ODIARTI [Adulti]- #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora