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Avevo passato parte del pomeriggio da Camille ed era sembrato di tornare indietro nel tempo. Eravamo state ore ed ore sedute sul suo letto a parlare delle nostre storie con Rob e Cain. E nonostante tutto non ero ancora sicura di voler mettere in atto il mio assurdo piano di spionaggio.
Probabilmente perchè mi spaventava a morte quello che avrebbe potuto dirmi. Avevo il terrore che fosse qualcosa di grosso, che avrebbe potuto rovinare ciò che pensavo di lui o peggio ancora, quello che avevamo creato.
Nonostante tutto, due ore più tardi, dopo essermi sistemata i capelli ed essere passata da Bloom's, mi ritrovai di fronte a casa di Cain con del pollo e delle patatine fritte, due bottiglie di birra e il cuore pieno di speranze. 
Quando Cain mi aprì la porta, rimasi quasi paralizzata.
Lo avevo sempre trovato un ragazzo bellissimo, ma mai al punto di sentire le farfalle nello stomaco ogni volta che si avvicinava. Quelli dovevano essere i nuovi sentimenti che provavo per lui, che pian piano si facevano strada verso il cuore.
"Entra" mi sorrise ed io lo seguii fino in cucina dove, con mia grande sorpresa, trovai un pezzo in più di arredamento.
"Vedo che è passato il Signor Doyle" 
"A dire il vero è passata Camille, con gli uomini di Doyle's" si massaggiò la nuca imbarazzato.
'Oh no...Che diavolo gli aveva detto?'
"Ti ha minacciato vero?" poggiai il cibo sul tavolo e sospirai esasperata.
"Tranquilla me l'aspettavo, in fondo siete migliori amiche" iniziò a tirar fuori le cose dai sacchetti "E poi ci è andata più leggera di quanto immaginassi" sorrise.
"Davvero?"
"Mi ha solo detto che devo stare attento a come mi comporto e che se ti spezzo il cuore, mi spezza le braccia" aggiunse, poi scoppiò a ridere "Mi ha quasi fatto paura per un attimo"
"Quella ragazza mi ama troppo"
"Scherzi? E' meraviglioso" bevve un sorso della sua birra "Avere qualcuno che tiene così tanto a te da proteggerti in quel modo" la sua voce suonò malinconica, come se fosse invidioso della cosa. E mi chiesi se non fosse quello un buon momento per aprire l'argomento scottante.
"Tu hai qualche amico a Glasgow?" chiesi. Come immaginavo, la sua espressione di rabbuiò e la paura uccise le farfalle nel mio stomaco.
"No" rispose secco fissando il pavimento "Non più"
Che voleva dire? Presi un respiro: "Come mai?"
"Quando mi sono trasferito qui, ho tagliato i ponti con tutti"
"Capisco" tagliai corto, incerta su come proseguire la conversazione "E la tua famiglia?"
"Che intendi?"
"Bhe, ho conosciuto tuo padre, ma di tua madre mi hai parlato pochissimo"
"Che cos'è, un interrogatorio, inglesina?" domandò più scontroso di quanto non volesse.
"No, è solo che continui a girare attorno al tuo passato, senza mai parlarne davvero e..." cercai le parole adatte "Vorrei solo conoscerti meglio, tutto qui"
Cain fece qualche passo verso di me, con l'aria triste e malinconica, mi carezzò una guancia e cercò di sorridermi:"Mangiamo ora, d'accordo?" poi, senza dire altro si andò a sedere.
Sapevo che quello che stavo per fare avrebbe avuto brutte, bruttissime ripercussioni sulla nostra serata, ma mi ero ripromessa di scoprire qualcosa in più sulla sua vita a Glasgow e non mi sarei arresa fino a quando non me ne avesse parlato.
"No" risposi con tono incerto.
"Come scusa?"
"Ho detto no" dissi "O meglio, sì mangeremo, ma non senza che tu mi dica qualcosa su di te e quello da cui scappi"
Ci fu un attimo di silenzio, i suoi occhi divennero scuri e la tensione si fece palpabile: "Chi dice che scappo da qualcosa?"
"Oh, per favore, Cain!" esclamai "Si vede lontano chilometri"
"D'accordo Iris, ora basta!" sbatté la bottiglia sul tavolo facendomi sussultare "Pensavo che avremmo passato una serata piacevole e non che mi avresti fatto un interrogatorio!"
Mi sentivo tagliata fuori. Poche ore insieme e stavamo già discutendo.
"Me lo hai promesso" dissi come ultima spiaggia "Ricordi quella sera al pub? Mi hai promesso che se ci fosse stato un altro appuntamento, mi avresti raccontato qualcosa in più su di te"
"Io..."
"Tecnicamente questo sarebbe il secondo appuntamento, quindi..."
"Senti, senti!" sorrise. Il mio cuore si alleggerì di colpo, al pensiero di aver smussato di poco la tensione "Che abile negoziatrice"
"Non voglio litigare, Cain"
"Nemmeno io...Ma ci sono cose di cui non voglio parlare" mandò giù una patatina fritta.
"Perchè no?" senza volere avevo alzato il tono della voce.
"Perchè ho detto no!" gridò infine, facendomi saltare sulla sedia.
E lì, forse per la prima volta da quando lo avevo conosciuto, vidi la vera natura di Cain. Avevo già assistito ai suoi scatti d'ira o ai suoi cambiamenti d'umore quando si parlava della sua famiglia.
Ma solo in quel momento - e forse per via dei sentimenti palesi che ora provavo per lui - mi accorsi di quanto dovessero essere orrendi i demoni del passato che lo tormentava. Ed erano tutti lì, in quella piccola macchia castana nella sua iride. Un segno indelebile di cui non riusciva a liberarsi nemmeno volendo.
Mi chiesi quanto dovessero far male quei ricordi, che custodiva così gelosamente in quel cuore tormentato. E nello stesso momento in cui mi diedi la risposta, capii anche che non importava con quanto impegno avrebbe cercato di far funzionare la nostra storia, non sarebbe mai riuscito a raccontarmi la verità. E per quanto ormai mi fossi affezionata a lui, non avrei potuto iniziare una relazione che sapevo già essere fondata su una bugia. 
"D'accordo Cain" dissi esasperata. Mi alzai, raggiunsi il divano ed afferrai la mia borsa:"Ma se è con una bugia che vuoi iniziare ad impegnarti con me, allora credo di non avere scelta" mi infilai il soprabito nervosamente.
"Che stai facendo? Te ne vai?"
"E che dovrei fare? Starmene qui a fingere di non aver mai sentito quello che ti lasciavi sfuggire?"
"Che vuoi dire? Cosa mi sarebbe sfuggito?"
"Oh, andiamo McColl" alzai di nuovo la voce "Prima tuo padre che viene a trovarti e sembra essere quasi un estraneo per te, poi tutte le tue affermazioni su tua madre e sui demoni del tuo passato. Che cosa dovrei pensare?"
"E quindi invece di darmi del tempo per aprirmi, decidi di mollare tutto e andartene?"
"Non è questione di tempo, Cain, non fingere!" feci qualche passo verso la porta "Credi che sia tanto stupida da non aver capito che non mi dirai MAI cosa ti sia successo di così grave?"
Seguì qualche secondo di silenzio. Lui si era messo a fissare il soffitto.
Forse cercava di trattenere le lacrime?
"Maledizione Cain, per quel che ne so potresti anche essere un ricercato!"
Le due fossette che tanto adoravo fecero capolino sulle sue guance:"Addirittura?"
"Senti, mi dispiace...Ma non posso stare con qualcuno che non posso conoscere"
Abbassò la testa. Quando incontrai il suo sguardo, il dolore che gli riempiva gli occhi mi impietrì quasi. Era davvero così dura per lui? Che aveva combinato di così grave?
"Ha così tanta importanza per te conoscermi?" usò un tono che arrivò alle mie orecchie come una presa in giro. Come se giudicasse così strano il fatto che volessi sapere qualcosa in più sul ragazzo che diceva di voler stare con me. La cosa mi ferì a morte e prima ancora che potessi reprimerlo, il mio orgoglio tornò a mettermi i bastoni tra le ruote.
"Sai una cosa? Hai ragione, non è importante" risposi voltandomi "Come non detto"
"Aspetta, dove vai?" lo sentii spostare maldestramente la sedia e venire verso di me. Ma ormai l'orgoglio aveva preso il sopravvento e fermarmi non sarebbe stato facile.
"A casa" dissi seccata.
"Quindi è tutto qui? E' finita ancora prima di cominciare?" gli tremava la voce. E la cosa mi spezzò il cuore.
'Ma che diamine!' imprecai mentalmente 'Possibile che non riesca ad odiarti nemmeno mettendoci tutto l'impegno del mondo?'
"Non mi lasci molte alternative, Cain"
Mi sentii afferrare un polso, ma non mi voltai. Sapevo che se lo avessi guardato negli occhi sarei rimasta abbindolata e non sarei più stata in grado di andarmene. Aprii la porta ed uscii di casa.
"Ti supplico, Iris" disse in un sussurro "Non farmi questo...Non adesso"
'Santo cielo!' pensai 'Cain McColl sta davvero piangendo?'
Rimasi in silenzio un paio di secondi.
"Cain, io..."
"Glasgow Royal Infirmary" mi disse infine, con tono di supplica.
"Che cosa?"
"E' l'ospedale dove mio padre lavorava" mi lasciò il polso, forse sperando che mi voltassi "Era un chirurgo"
Mi voltai più sorpresa che mai e mi trovai di fronte un Cain sofferente. Come se far tornare a galla quei ricordi gli avesse provocato un dolore immenso.
"Perchè parli al passato?" cercai di usare un tono più dolce. Gli passai una mano tra i capelli folti:"Cain, non c'è nulla che tu non possa dirmi!"
"E lo farò, te lo giuro" si avvicinò a me "Ti  prego torna a tavola, passiamo una serata tranquilla e poi risponderò a tutte le tue domande. Ti va?" 
Aveva l'aria un cucciolo bastonato. Uno di quelli che trovi al canile e che ti prega con lo sguardo di portarlo a casa con te, di sceglierlo. Quegli occhi sapevano sciogliere i nodi del mio orgoglio meglio di qualunque altra cosa. Forse era questo che lo faceva così soffrire. Forse aveva solo bisogno che qualcuno finalmente scegliesse lui.
"Certo che mi va" rientrai in casa e mi chiusi la porta alle spalle, ma prima che potessi fare un passo, mi ritrovai imprigionata tra le braccia di Cain. Mi baciò con una tale urgenza che dovetti aggrapparmi alle sue spalle salde per sorreggermi. Fu come se fosse rimasto senz'aria e la mia bocca fosse ossigeno puro.
Quando finalmente si staccò, poggiò la sua fronte alla mia:"Non farmi mai più una cosa simile!" sospirò "Sarei impazzito se te ne fossi andata"
Le sue parole mi paralizzarono. Avevamo deciso di stare insieme soltanto quel pomeriggio. Ed aveva già così paura che me ne andassi? Quanto affetto doveva essergli mancato nella sua vita, per arrivare ad attaccarsi così improvvisamente alle persone?
"Vieni..." lo presi per mano "Torniamo i cucina"




SE SOLO SAPESSI ODIARTI [Adulti]- #Wattys2017Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora