Capitolo 25 (Bonus): Cain McColl

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Ciao a tutti, 
per festeggiare con voi le 7K letture, ho deciso di regalarvi questo capitolo, visto però dal punto di vista di Cain McColl. Chi mi segue dall'inizio saprà che è la prima volta che scrivo questa storia da un punto di vista maschile, perciò mi raccomando, fatemi sapere qui sotto come lo avete trovato, se la "sorpresa" vi è piaciuta e se ogni tanto, vorreste altri capitoli del genere o, perchè no, l'intero romanzo raccontato da Cain.
Vi mando 7000 abbracci giganti e vi ringrazio come sempre.
Un bacio. DJ



Bass Rock Island.
'Che strano' pensai 'Non ha per niente l'aria di un'ex prigione o di un monastero'
Riflettei su questa cosa mentre la guida parlava. Ad essere onesti non me ne fregava proprio nulla di quell'isola.
Era bella, sì, ma non era la mia priorità. La cosa importante era essere riuscito a convincere Iris a restare un altro pó con me.
E la becera scusa di voler dare un'occhiata all'isola pareva perfetta.
In effetti era già un miracolo che avesse voluto uscire, dopo quello che ci eravamo detti nei giorni prima, ma quando aveva iniziato a guardare l'orologio, avevo iniziato a sentire qualcosa allo stomaco. Erano così pochi i momenti in cui mi ero sentito bene nella vita, spensierato. Non volevo che quella giornata finisse ed ora che Iris era lì, volevo godermi il più possibile la sua compagnia.
Mi ritrovai a fissarla, così, senza motivo. Mi capitava spesso in quel periodo.
A volte sorrideva e gli si formavano due fossette sulle guance, tanto tenere da farmi venire voglia di baciargliele.
'Ah, se solo potessi vedermi....Mi daresti dello smidollato'
Anche questo capitava spesso. Il ritrovarmi a pensare a...
'Non importa' mi dissi 'Parla con lei'
"È bellissima" fissai l'isola con gli occhi socchiusi per il vento "Non l'avevo mai vista da vicino"
Sentii la barca fermarsi e poi la guida parlare di nuovo. Ma erano tutte cose che Iris mi aveva già detto e francamente, non poteva importarmene di meno.
"Ci facciamo una foto?" mi domandò. Era rossa in volto, ma non era per il vento. La imbarazzava l'idea di essersi lasciata andare così tanto da chiedermi una foto, come fossimo una coppietta in luna di miele.
"Certo" risposi entusiasta. La risposta la mandò in confusione. Forse si aspettava un no?
La guardai afferrare nervosamente il telefono ed allungare il braccio. Fissai le nostre due figure nello schermo e per un attimo ebbi l'istinto di fare una di quelle facce buffe da selfie. Ma poi capii che non era quello che voleva lei.
Probabilmente voleva una foto da guardare e riguardare, in camera sua, mentre cercava di capire che cosa ci fosse di sbagliato in me e perchè non potessimo essere una coppia normale.
'Se solo potessi capire, Ris!'
"Sembriamo quasi una bella coppia" dissi divertito. Non lo ero affatto, ma mi sforzai di sorridere. Con la coda dell'occhio la vidi voltarsi verso di me ed osservare il mio viso. Mi sentii a disagio come mai prima, scrutato.
'Che cosa cerchi Iris? L'ombra di un ragazzo normale?'
Era assurdo che quei pensieri arrivassero proprio in quel momento. Non potevo farmi rovinare la giornata dai miei maledetti ricordi.
'Sorridi, McColl. Sorridi e falla contenta!'
Pensai ad Iris, alla gita a Nizza, a quando la stringevo tra le braccia in acqua. Sorrisi appena un tempo e sentii il suono dell'otturatore.
"Grazie di avermi portato qui" dissi senza freni. Lei mi osservò stupita.
"Figurati...È una meraviglia. Merita di essere guardata da vicino" rispose.
Sorrise, godendosi il vento salato sul volto e tra i capelli. Era spensierata, libera, bellissima. Con quelle labbra carnose incurvate in quel sorriso che fai quando ti senti bene con te stesso. Come mi mancava quella sensazione. La provavo solo quando ero con lei. Mi sentivo al mio posto. Come se finalmente fossi diventato giusto per qualcuno.
"E tu?" chiesi spostandole dal viso una ciocca di capelli.
"Io?" quanto era buffa quando s'imbarazzava.
"Anche tu sei una meraviglia"
Eccola lì, l'espressione che più adoravo vedere sul suo viso. Quella che nasceva quando le dicevo qualcosa di inaspettato. Sbarrava gli occhi, li piantava nei miei e poi socchiudeva la bocca, come fosse in cerca d'aria.
Ed ogni volta, io mi ritrovavo a volerle baciare, quelle dannate labbra.
'Massì, al diavolo tutto!' pensai in un momento di follia. Avvicinai il viso a quello di Iris, sperando che non si scostasse e posai la bocca sulla sua.
Era così bello baciarla. Mi sentivo bene.
Era come se il mondo, che fino ad allora aveva freneticamente girato, avesse rallentato di colpo. Riuscivo finalmente a vederne i colori, a sentirne l'odore. Mi sentivo parte di esso e non più un rifiuto. Era pazzesco, ma con lei riuscivo ad essere qualcuno, a sentirmi me stesso. E non avrei mai voluto che quella sensazione finisse.
Qualcuno sulla barca la spinse inavvertitamente verso di me e d'improvviso, una scarica elettrica nella mia zona inguinale mi disse che forse era meglio fermarsi. Un altro segnale che interpretai come divino, fu l'intervento della guida: "Vi ricordo che potrete trovare al nostro sportello, anche i biglietti per il museo del volo"
Quella voce al megafono la sentii appena, imbambolato com'ero a fissare Iris.
Sapevo bene che non avevo speranza di tenerla ancora per molto lontano da casa, ma ci provai ugualmente: "Vuoi andarci?" chiesi sorridendole.
"Sarebbe meglio tornare. Quel nuvolone nero non presagisce nulla di buono" rispose indicando il cielo. Non me ne ero nemmeno accorto ma si era fatto grigio, cupo.
Feci una lieve smorfia di disappunto, sperando che non la notasse e mi allacciai la giacca.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 12, 2017 ⏰

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