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L'odore di vernice fresca lo avevo sempre adorato, perciò quando mi arrivò al naso una volta entrata nell'officina di Cain, non potei non sorridere istintivamente. Era un ambiente grande e spazioso, ancora immacolato e non ancora rovinato dall'odore della benzina e dallo sporco dell'olio di motore.
Metri più in la, oltre un' Honda Civic blu metallizzata e una montagna di scatoloni pieni di ferri del mestiere ancora incartati, c'era una porta che portava in quello che doveva essere l'ufficio. Guardai attraverso il vetro della porta e lo vidi di spalle.
Indossava una paio di jeans chiari con qualche strappo qua e la, ed una felpa grigia e malconcia con il cappuccio. Lo vidi dare un'occhiata al telefono per poi spostarsi e voltarsi alla sua destra.
Soltanto in quel momento capii che stava parlando con qualcuno e quando mi spostai portando il peso sull'altra gamba e notai chi fosse, per poco non mi si fermò il cuore.
Jenny Colton era di fronte a lui, bellissima come al solito nei suoi jeans attillati e firmati e con quel sorrisetto spocchioso che faceva sempre capitolare qualsiasi ragazzo.
Portò la mano sulla spalla di Cain e poi, con una lentezza studiata e nauseante, la fece scorrere lungo il suo braccio carezzandolo ed ammiccando come solo lei sapeva fare.
Sentii una fitta al cuore ed improvvisamente mi sentii una stupida.
È vero, la mia storia d'amore con Jake non era finita perchè io potessi stare con Cain. Ma sicuramente quel ragazzo era stato uno dei motivi che più mi aveva spronata a cambiare vita.
Stargli vicina mi aveva fatto capire che la mia vita non doveva essere per forza o bianca o nera e che esistevano miliardi di sfumature diverse, oltre le barricate che mi ero costruita intorno.
E poi...certo, c'erano anche quei baci a Nizza.
E non potevo non ammettere a me stessa quanto mi avevano smossa nel profondo. Erano mesi, se non qualche anno che non venivo baciata in quel modo.
Jenny sorrise viscida e Cain si portò la folta chioma all'indietro.
Capii di essere una povera illusa nel momento in cui anche lui rispose con un sorriso.
Capii che non importava se mi avesse baciata o meno. Sarebbe anche potuto venire a letto con me, ma la sua posizione non sarebbe cambiata di certo.
Lui era un ragazzo bello ed affascinante e di certo senza la voglia di accasarsi e stare troppo tempo con la stessa ragazza.
Senza contare il suo carattere lunatico e scontroso, che lo faceva essere un ragazzo tenero e comprensivo il minuto prima ed uno stronzo misogino quello dopo.
Era ovvio ormai: Cain McColl non era il ragazzo giusto per me. E prima me lo sarei messa in testa, prima sarei andata avanti con la mia nuova vita.
Così, decisi di lasciare Cain nelle mani di Jenny e tornarmene all'hotel, dove sapevo esserci Miss Peterson ad aspettarmi con un meraviglioso thè alle ortiche.

"E tu che le hai risposto?" Chiese Lily.
"Le ho detto che la prossima volta, per i calzini, avrebbe dovuto mandare il marito!"
Lily scoppiò a ridere, rischiando di soffocarsi con il thè, mentre le raccontavo uno dei tanti aneddoti del mio periodo di lavoro ai grandi magazzini di Londra.
Iniziai anche a raccontarle la storia di come avevo quasi fatto a botte con un cliente americano, ma fui interrotta da una voce che conoscevo bene.
Che ci faceva Cain nella cucina?
"Ciao Cain, cerchi Alec?" Chiese Lily.
Lui non mi guardò.
"No, sono solo passato a prendere un paio di scatoloni"
"Bhe, credo sia arrivato il momento di rimettermi al lavoro" rispose Lily alzandosi "Ho chiacchierato abbastanza per oggi. Oh, Cain, ceni con Iris stasera, sarà qui sola?" ripulì il tavolo dalle briciole "Io ed Alec approfittiamo di avere l'hotel vuoto e ce ne andiamo a cena."
"Io, non credo sia il caso" guardò prima lei e poi me.
Ma certo - pensai - non era il caso di starmi accanto, dopo che lo avevo deluso andando a pranzo con Jake.
"Oh, andiamo...Vuoi farmi credere che hai il frigorifero pieno e che hai voglia di cucinare?"
Cain non rispose.
Lily lo aveva colto sul fatto.
"Ho preparato lo shepherd's pie* come piace a te, leggermente abbrustolito ai lati"
"Se la metti su questo piano, non posso rifiutare!" Disse sorridendole forzatamente.
"Perfetto, aggiungerò un posto a tavola allora. Corro a finire le mie faccende, è in arrivo una famiglia francese dopo-domani!"
E con un sorriso, si dileguò.
Il gelo calò nella cucina e dalla grassa risata di Miss Peterson, si passò alla fastidiosa tortura del silenzio di Cain, che nel frattempo aveva preso a sbucciare una mela, senza nemmeno degnarmi di uno sguardo.
"Tutto bene?" Chiesi nella speranza che finalmente mi calcolasse.
"Mh-mh"
"Sei sicuro?"
"Si, sono sicuro, Inglesina"
Oh, era tornato agli epiteti?
"Che ti ho fatto, Cain, si può sapere?"
Alzò gli occhi al cielo ed addentò un pezzo di mela.
"Ma che stai dicendo? Che vuoi da me?"
"Che voglio? Vorrei sapere che ti prende!" mi tirai indietro sulla sedia ed incrociai le braccia.
Mi pareva che ci fossimo avvicinati in questi giorni. E adesso invece, a stento mi calcoli."
Non disse nulla e sbucciò un altro pezzo di mela.
"Cain ti prego, parlami!" Gridai senza volere.
Lasciò andare il coltello e la sua merenda e si alzò violentemente da tavola con l' espressione di un animale ferito, facendomi sobbalzare.
"Vuoi che parliamo? Bene, facciamolo!"
E quando finalmente mi diede il permesso di aprir bocca, tutto ciò che volevo dirgli scomparve.
Forse perchè in realtà sapevo il motivo per cui ce l'aveva con me. Ma continuavo a ripetermi che non fosse giusto.
Dopotutto non ero una sua proprietà ed il fatto di avermi baciato non significava che fossi sua.
E poi era solo un pranzo ed era la MIA vita...La MIA storia d'amore.
Che diritto aveva lui di essere indispettito?
E più mi ripetevo queste frasi nella testa, più mi sentivo in colpa e stupida.
"Io...è per il pranzo con Jake, vero?"
"Onestamente Iris, non ti facevo così stupida!"
"Che vuoi dire?"
"Voglio dire che quel tipo non è mai stato adatto a te, ti ha trattata da schifo e per giunta dopo averti insultata, ti ha pure messo le mani addosso" si appoggiò col bacino alla credenza "E tu hai anche il coraggio di andarci a pranzo appena si ripresenta?"
"È un pranzo, Cain, un ridicolo pranzo!"
"Continui a farti prendere per il culo, così!"
"Si può sapere che ti importa?" chiesi indispettita "Che diavolo ti frega di come gestisco la mia vita privata?"
"Mi importa se poi non fai altro che lamentarti. Senza offesa Inglesina, ma te le vai a cercare!"
"Oh, davvero?"aveva ragione, ma stava comunque oltrepassando il limite.
"Si...Scommetto che ti ha già convinta a tornare con lui, vero? Ti ha promesso di essere cambiato, di aver capito la lezione ed ora siete di nuovo culo e camicia!"
"E invece ti sbagli!"
"Non credo proprio, conosco bene quello sguardo da cane bastonato e quelle sceneggiate del Tranquilla non lo faccio più!"
'Le conosci? E come? Forse la madre...'
Strinsi i pugni sotto al tavolo per evitare di piangere, ma Cain dovette accorgersene perchè la sua espressione cambiò di colpo e si fece più dolce.
"Non...Non è andata così"
Non rispose.
Voleva che continuassi il racconto probabilmente.
"Abbiamo pranzato, abbiamo litigato di nuovo e poi..."
"Poi?"
"Poi gli ho detto di andarsene"
"E?"
"E lo ha fatto...Mi ha salutata piangendo e mi ha detto addio"
In quell'istante mi resi conto che nei suoi occhi non c'era più la rabbia di prima, non c'era più nemmeno l'ombra di quel nervosismo che lo attanagliava.
Mi stava guardando con una dolcezza che mai avrei pensato potesse avere.
"Mi...Mi dispiace"
"Davvero?"
"Certo che si!" si mise sulla difensiva "Mi dispiace che tu soffra"
 Non dissi nulla e lo guardai mentre tornava a sedersi vicino a me.
"Ma devo ammettere che sono piuttosto felice al pensiero di non avere più Jake che mi gira attorno" sorrise ed io mi resi conto, pensando a ciò che aveva detto, che non lo avrebbe più rivisto in ogni caso, dal momento che ora abitava nel suo nuovo appartamento sopra l'officina.
La malinconia mi catturò lo stomaco e non riuscii a pensar ad altro se non al fatto che non avrei più avuto Cain che mi girava attorno o che mi teneva sveglia la notte con la musica alta nella sua stanza.
"Non lo vedresti più comunque" gli dissi, cercando di non mostrargli la mia tristezza.
"Che vuoi dire?"
"Voglio dire che adesso non sarai più nemmeno nei paraggi, con l'officina e tutto il resto"
"Che c'è'? Ti manco già, Inglesina?"
"Ora no...Sei qui" dissi titubante "Ma mi mancherai di certo, cocciuto di uno scozzese"
Si sporse verso di me con il busto ed avvicinò il viso al mio facendomi avvampare.
"Anche tu mi mancherai, sai?"
Non era una delle sue solite frasi viscide, che celavano doppi sensi volgari. Era una vera e propria dimostrazione d'affetto, fatta nel momento in cui avevo più bisogno di conferme.
Forse c'era davvero una possibilità per noi due.
Forse, al di là del suo caratteraccio e del suo essere un lunatico playboy, c'era una chance di provare ad avere una storia monogama.
"Sai Ris, credo che io e te dovremmo uscire insieme stasera!"
Uscire.
Insieme.
Io e lui.
Il mio cervello andò in tilt qualche secondo.
"Stasera? Ma, Miss Peterson..."
"Oh, andiamo!" disse sorridendo "Sono certo capirà"
"Jenny Colton sarà d'accordo?" sobbalzai non appena le parole uscirono dalla mia bocca.
Ma come diavolo mi era venuto in mente di dire una cosa simile?
"Jennifer? Che vuoi dire?"
"Io..." che cosa potevo dire se non la verità "Vi ho visti all'officina poche ore fa"
"Eri all'officina?"
"Si, ecco...Ero passata a salutare"
"Non ti ho visto"
Certo che non mi aveva vista.
Ero sgattaiolata via come un'idiota non appena avevo visto Jenny.
"Lo so, quando ho visto che eri impegnato, me ne sono andata"
Cain alzò la mano lentamente e la portò tra i miei capelli.
Li osservò, giocherellandoci e parlandomi distrattamente:"Quella presuntuosa cercava di convincermi a metterle apposto il paraurti della macchina senza sborsare un centesimo?"
"Che cosa?" spalancai gli occhi.
"Non so dove sia stata per fare un danno del genere all'auto, ma le costerà almeno un migliaio di sterline!"
"E voleva che lo facessi gratis? E' assurdo hai appena aperto!"
"Bhe, lei non la vede così"
Si gettò all'indietro sulla sedia ed incrociò le braccia.
Era così serio quando si parlava del suo lavoro che sembrava una persona del tutto diversa.
Aveva l'aria corrucciata, la mascella serrata e le labbra carnose messe ancor più in evidenza da quell'espressione pensierosa.
"Spero che tu non ti sia fatta un'idea sbagliata di me e Jennifer"
"Non dovrei?" chiesi imbarazzata
"No" rispose "Non sono per nulla interessato a lei"
Quell'affermazione, non so come, mi fece gioire interiormente facendomi staccare dal suolo, come se fino a quel momento avessi avuto della zavorra attaccata alle caviglie. Il peso del pensiero di Jennifer Colton se ne era andato, eppure in qualche modo continuavo a sentire un strana sensazione che non mi permetteva di godermi la vita quanto avrei voluto.
"Allora? Questo appuntamento?"
Cosa?
"Oh...Quindi sarebbe un appuntamento?"
"Vai a farti bella, Inglesina" sorrise languido "Ti aspetto di sotto per le sette e mezzo"
Eccola di nuovo, quella sensazione.
Quel senso di inadeguatezza.
Sapevo bene cos'era: senso di colpa.
Stavo flirtando con Cain di nuovo e dopo solo poche ore aver rotto con Jake....Di nuovo!
Ma che razza di casino potevo avere in testa?
Cain si alzò dalla sedia e tamburellò con l'indice sul tavolo, guardandomi come se mi avesse per la prima volta. Mi sorrise ed io feci lo stesso, anche se un pò incerta.
"Dove andiamo?" chiesi
"Allo Scottish Mark"
"L'ultima volta non è finita bene...Sono tornata a casa barcollando"
"Hai ragione, ma stavolta controllerò che tu non beva troppo" disse "O forse ti farò ubriacare di nuovo per approfittare di te questa volta!" ammiccò.
"Vattene, prima che ti prenda a calci" gli risposi sorridendo "Pervertito"
"Pervertito...Io?" mi domandò imbronciato. Poi si avvicinò e non mi diede il tempo di fermarmi. Si piegò verso di me, seduta ed in attesa che facesse qualcosa. Si avvicinò al mio orecchio con lentezza studiata ed io sentii il suo profumo arrivarmi dritto al cervello.
"Non hai nemmeno idea di quanto lo sia!" disse con una voce che avrebbe fatto invidia ai diavoli dell'inferno.



*Lo Shepherd's Pie è un'antica ricetta anglosassone.
Consiste in uno sformato di ragù di agnello, coperto da uno strato soffice di purè di patate.





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