Pioveva a dirotto e l'aria era fredda, ma questo non mi avrebbe certo fermato. Non quella sera almeno.
Svoltai all'angolo di Abby Church e mi fermai qualche secondo per guardare l'officina da lontano. Grazie a Dio le strade erano deserte e nessuno mi avrebbe dato della pazza per essere sotto la pioggia senza neanche un ombrello.
La Berwick Coffee House era ancora aperta e ne approfittai per entrare e comprare frettolosamente un caffè da portar via. Scuro e amaro, come piaceva a Cain.
Era tardi e con quel caffè avrei se non altro potuto farmi perdonare per il blitz a casa sua.Probabilmente sarebbe stato meglio se ne avessi presa una tazza anche per me, per risvegliarmi dal torpore dell'alcool. Ma decisi che era meglio così. D'altra parte, se non ci fosse stato il whisky a darmi tutto quel coraggio, non sarei mai riuscita a fare ciò che stavo per fare.
Notai che la sua auto era parcheggiata sotto casa e all'improvviso, l'idea che potesse essere con qualcun'altra mi riempì la mente e mi ferì nel profondo.
Se fosse andata così, non credo che mi sarei più ripresa da quell'esperienza.
Mi avvicinai all'officina e feci il giro sul retro, per poi prendere le scale che portavano al piano di sopra, alla porta del suo appartamento.
Dalla finestra - la stessa dalla quale io e Cami avevamo spiato i discorsi con suo padre -sembrava provenire una luce fioca. Era ancora sveglio.
'Vedrai che è da solo, Ris...Coraggio'
Trattenni il fiato qualche secondo e poi bussai.
Ci mise pochi secondi ad arrivare alla porta, ma mi sembrò un'eternità.
Quando mi vide, la sua espressione parlò per lui.
Rimase immobile, sorpreso e senza parole, mentre io lo osservavo in piedi, con i capelli spettinati e con soltanto un paio pantaloncini corti ed una canottiera grigia addosso.
'Ti prego dimmi che è solo!'
"Inglesina, che ci fai qui?" chiese con un mezzo sorriso.
"Scusami l'ora" dissi cercando di non dare a vedere che avevo bevuto "Io...Ti ho portato un caffè"
'Te ne esci con la storia del caffè? E balbetti come una ragazzina?'
"Che ci fai li fuori senza ombrello?" Mi osservò "Santo cielo, prenderai una polmonite, entra" mi afferrò per un braccio e al contatto con la sua pelle ebbi un fremito, ma fui abbastanza sveglia da riuscire a divincolarmi. Afferrò il bicchiere in cartone e lo appoggiò ad una mensola lì accanto.
"No, ho bisogno di parlarti e per la miseria, questa volta mi ascolterai"
"Qui? Fuori?" Chiese divertito. Probabilmente si era accorto che ero brilla, ma poco importò.
"Si, Cain...Qui"
Incrociò le braccia e si appoggiò alla porta, osservandomi mentre completamente fradicia, mi rendevo ridicola per l'ennesima volta.
"Io..."
"Tu?"
'Coraggio Cunnigham, non tirarla per le lunghe!'
"Io ti amo"
'Merda! Io...Cosa?'
"Tu, COSA?"
"Ti amo" dissi passandomi le mani sulla faccia per mandar via le gocce di pioggia "È assurdo, Cain lo so. E fidati la cosa sorprende anche me ma sono stufa di tenermi dentro qualcosa che ormai va avanti da troppo tempo."
"Iris, io..."
"No, per favore, fammi parlare" lo supplicai "Ti ho odiato da morire. Sei stato capace di farti detestare come nessun altro al mondo. E fidati ti ho detestato fino al punto di volerti quasi morto, ma...Ma poi non sono più riuscita a farlo, perchè mi hai sorriso e allora..."
'Quanto sei sfigata' pensai 'Farfugli peggio che alle interrogazioni di matematica'
"E allora io non ci ho capito più niente"
Non cercava nemmeno più di interrompermi. Mi guardava serio e la cosa mi incitò a proseguire.
"E sono arrabbiata con me stessa perchè so che sei uno stronzo e non vuoi niente di serio e..." una lacrima traditrice scappò e mi rigò la guancia. Meno male che c'era la pioggia a camuffare il pianto.
"E poi mi hai baciata e io...Aaaaargh maledetto McColl" ringhiai "Se...Se solo sapessi odiarti, sarebbe tutto così semplice!" Gli sbraitai contro.
Quelle parole che avevo farneticato suonavano strane e senza senso anche a me.
Ma volevo che lo sapesse.
Volevo liberarmi finalmente del peso che ormai mi portavo dentro da troppi mesi.
Sapevo che non sarebbe stato facile e conoscevo tutte le possibili conseguenze di ciò che gli stavo per dire. Ma mai e dico MAI, nemmeno nelle mie più profonde e nascoste fantasie, avrei immaginato una conclusione di quel tipo.
In quella che fu una frazione di secondo, mi afferrò per il gomito e mi trascinò nel suo appartamento. Non ebbi tempo di obbiettare, ne di dare un'occhiata all'interno della casa. Mi spinse contro la parete, con il bacino si sporse in avanti e con le braccia mi rese impossibile liberarmi da quella prigione.
Era eccitato, lo sentivo.
Mi guardò interrogativo, segno che aveva probabilmente capito la metà di ciò che gli avevo detto.
Ora che ci pensavo, non ero nemmeno certa di avergli detto ciò che volevo. Forse avevo solo immaginato il nostro discorso e in realtà avevo solo balbettato cose senza senso.
Sapevo solo che Cain mi stava guardando come se fossi un frutto proibito che non vedeva l'ora di assaggiare ed io non mi ero mai sentita così bella come in quell'istante.
Si avvicinò e incatenò gli occhi ai miei, facendomi avvampare.
"Correre fin qui sotto la pioggia, per giunta ubriaca, solo per dirmi che mi ami?" Chiese sorridendo "Ti piace il rischio, Inglesina"
"Non sono ubriaca" cercai di spingerlo via. Mi aveva colpita nell'orgoglio e avevo alzato improvvisamente le barriere.
Lui alzò gli occhi al cielo divertito e poi tornò a fissarmi.
"Sul serio, non sono ubriaca, volevo so..."
"Chiudi la bocca" mi disse, prima di fiondarsi su di essa e baciarmi con un'urgenza che mi fece tremare le ginocchia.
La schiena bagnata contro il muro freddo e il corpo caldo di Cain schiacciato contro il mio, mi provocarono reazioni mai provate prima.
Il bacio che mi diede sapeva di cose tenute nascoste, di paure ed aveva il sapore agrodolce di quelle decisioni che decidi di prendere comunque, anche se sai che sono sbagliate.
Si staccò da me solo dopo un bel pò di tempo e mi sorrise. Due profonde fossette gli si disegnarono sul volto, rendendolo spaventosamente tenero.
Come diavolo faceva ad essere così?
Come riusciva a farsi odiare in quel modo e l'attimo dopo a diventare così adorabile?
"Non hai nulla da dire?" chiesi, mentre cercavo di riprendere fiato e di connettere il cervello alla bocca. Cosa che sarebbe stata molto più semplice se non avessi bevuto tutto quel whisky nel tentativo di fare la dura.
Di colpo Cain si rabbuiò e la sua espressione si fece seria. I suoi occhi divennero tristi e pieni di ombre.
"Stavo finendo di cenare" disse guardando a terra "Vuoi farmi compagnia? Così almeno ti dai una sistemata" toccò i miei vestiti fradici.
Ecco fatto.
Avevo messo da parte il mio orgoglio, gli avevo aperto il mio cuore e lui...Lui non aveva nulla da dire.
Riflettei sulla sua proposta: probabilmente il suo invito era un modo per farmi entrare e parlare con comodo della faccenda.
Di sicuro non avrebbe deviato il discorso parlando d'altro, vero?
"D'accordo" dissi in imbarazzo "Fammi strada"
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SE SOLO SAPESSI ODIARTI [Adulti]- #Wattys2017
Ficção AdolescenteIris Cunnigham non sarebbe più tornata in Scozia. Se lo era giurato quattro anni prima, quando era finalmente riuscita ad andarsene da quella piccola città che le stava così stretta, per tornare nel posto in cui era nata e che adorava tanto. Ma Lond...