La giornata non era stata delle migliori: avevo litigato con Jake di prima mattina, poi c'era stato il pranzo in cui avevo dovuto sorbirmi non solo la presenza di Jennifer Colton, ma anche le frecciatine di Cain.
Poi ovviamente c'era stato il tragico ritorno di Jay, ricoperto di fango per essere scappato da una piccola ape, lo strano incontro con il signor McColl ed poi, finalmente ero riuscita a godermi un aperitivo, da sola con il mio ragazzo.
Ma anche quello non era andato per il meglio. Infatti, usciti dal locale, Harry McVayn, aveva cercato di rapinare Jake del suo orologio d'oro, senza però riuscirci. Jay stava per prenderlo a pugni, ma io lo avevo fermato. Ed in macchina c'era stato l'ennesimo litigio, nel quale come al solito mi aveva rimproverata di aver scelto un posto così schifoso in cui vivere, arrabbiandosi inoltre per la mia richiesta di non denunciare Harry, poiché era solo un ragazzo con un grave problema di handicap.
Arrivati a casa, ero salita in camera mia a cambiarmi, mentre lui raccontava la nostra disavventura all'intera tavolata. Quando ero scesa però, magicamente Jake sembrava essersi calmato e mi sorrideva come se nulla fosse successo, cosa che mi fece rilassare non poco.
L'intera cena era trascorsa tra le barzellette squallide di mio zio Alec, la scenica risata della signora Peterson, le ultime notizie dal mondo del calcio del Dottor Ross e le frecciatine di Cain indirizzate al mio ragazzo.
Prima aveva riso del suo vestito, che riteneva troppo elegante per quella serata e poi aveva avuto da ridire sull'episodio dell'orologio, sostenendo velatamente che se l'era cercata.
Jake, capendo bene quanto vino e quanta birra avesse già bevuto, aveva lasciato correre, senza rispondergli o dargli possibilità di portare avanti il suo giochetto meschino.
Gli invitati ad un certo punto avevano deciso persino di smetterla di fargli domande sull'officina che avrebbe aperto la settimana dopo, vista la sua incapacità di rispondere in modo serio."Allora Jake" interruppe il silenzio Lily "Raccontaci qualcosa di te!"
Jake tirò su le spalle, leggermente imbarazzato. Non gli era mai piaciuto troppo essere al centro dell'attenzione.
"Oh, non saprei davvero che dire"
"Andiamo Jay!" lo spronai.
"Come vi siete conosciuti?" chiese la signora Ross
"Nel negozio in cui lavorava Iris. Ero entrato per comprare una camicia da indossare per un esame molto importante all'università ed ho trovato lei. Mi sono fatto consigliare e poi, prima di uscire le ho lasciato il mio numero su di un foglietto di carta. Lei mi ha richiamato solo dopo una settimana!"
"Oh, Ris...Hai lasciato quel povero ragazzo in pena per un'intera settimana?" chiese Lily
"Bhe, io non volevo che pensasse che ero una facile!"
"Ben detto nipotina!" Alec alzò il suo bicchiere, in segno di brindisi.
"E in che cosa ti sei laureato?" domandò Jennifer, che fin'ora se ne era stata zitta, appiccicata a Cain.
"In medicina" rispose orgogliosamente Jake "Ora sono un medico!"
"Ma non mi dire!" esclamò il dottor Ross entusiasta "Allora avremo molto di cui chiacchierare io e te!" sorrise.
"Ti piace aiutare le persone allora!" disse Lily.
"Oh, si...Oggi è venuto ad aiutarmi a tagliare la legna. Non vedeva l'ora di imparare ad usare la motosega" le rispose Alec, dando a Jay una pacca sulla spalla.
"Addirittura?"
"Gia, solo che non è finita molto bene: un'ape ha iniziato a volarmi intorno ed io per scappare ho preso a correre e sono caduto nel fango!"
L'intera tavolata, compreso Jake, scoppiò in una grassa risata, ridendo sopra a quella disavventura.
"La prossima volta potresti staccare un bell'assegno al giardiniere!" disse Cain, che nel frattempo era rimasto serio. La sbronza, dopo aver mandato giù un boccone gli stava passando e stava ritornando il solito menefreghista e calcolatore. Osservò la mia espressione ed in un attimo mi fu chiaro che quella mattina aveva sentito tutta la litigata tra me e Jake.
Ma il resto della tavolata non lo sapeva e così, iniziarono altre risate su quella che ai miei occhi era una frecciata bella e buona, mentre per gli altri, non era che un'innocente battuta.
Aspettai che passasse il tempo necessario e poi, con una scusa, feci in modo che Cain mi seguisse.
"Cain, per favore, mi aiuteresti a portare dentro un pò di roba? Così facciamo spazio per la carne!" chiesi, con il sorriso più finto della mia vita. Lui lo capì, ma stette al mio gioco.
Quando fummo in cucina, posai la teglia di timballo sul tavolo e lo guardai per qualche secondo.
"Ma che problemi hai, McColl, si può sapere?"
"Come prego?"
"Perchè continui a fare allusioni e battute su Jake? Per altro poco divertenti!"
"Non faccio battute su nessuno, Inglesina, calmati!"
"Ah no? E quella di prima che cos'era? Ci ha spiati stamattina?"
"Spiati? Non ne ho avuto bisogno, urlavate come matti! Ti sei scordata di dove si trova la mia camera?"
"Non avevi comunque il diritto di dire quelle cose!"
"Senti, adesso basta, ma che vuoi da me?"
"Voglio che la pianti di rompere le scatole a me e a Jake e che ci lasci in pace. Torna dalla tua biondina!"
"Ed ecco che finalmente siamo arrivati al punto!" esclamò Cain, venendo verso di me, fissandomi con quei suoi occhi profondi ed illuminati da una luce totalmente nuova. Mi costrinse ad indietreggiare finchè non toccai il pianale della cucina con il bacino. Allora si sporse con il busto verso di me.
"Sei per caso gelosa della biondina la fuori...Ris?"
Quel modo che aveva di pronunciare il mio nome, mi fece scorrere un brivido lungo la spina dorsale e per un momento, persi il contatto con la realtà.
"Non sono gelosa di nessuno!" risposi, cercando di tenergli testa, ma era sempre più difficile, data la nostra vicinanza.
"Io credo di si. Credo che tu abbia iniziato a chiederti, nella penombra della tua stanza, come sarebbe essere al posto delle ragazze che senti gemere in camera mia. Credo che tu abbia cominciato a stufarti della monotonia della tua relazione e della tua vita a Londra, pensando a come potrebbe farti sentire una persona come me, del tutto diversa dal bamboccio seduto la fuori!"
Disse quelle parole talmente vicino al mio viso, che potei sentire il suo fiato caldo solleticarmi il labbro. Aveva insultato Jake, poi me ed infine di nuovo Jake, eppure ero lì, totalmente incapace di muovermi o di rispondergli per le rime. Nella mia mente lo avevo già preso a schiaffi, ma nel mio cuore, contro tutti i miei principi, lo stavo baciando.
Avvicinò le sue labbra alle mie, fino a quando non si toccarono quasi.
Ero ad un soffio da lui. Un millimetro, un solo fottuto millimetro e tutto sarebbe cambiato.
"Iris!" urlò mio zio dal portico "Allora? Questa carne arriva o no?" domandò divertito, interrompendo quel momento e facendo scoppiare quella bolla che aveva circondato me e Cain.
Lui mi guardò vagamente divertito, mentre io, imbarazzata e totalmente fuori dal mondo tentavo di rimettermi in sesto. Sapevo che quel mio piccolo momento di debolezza me lo avrebbe rinfacciato prima o poi.
Ma non lì, non in quel momento.
Afferrai il vassoio con la carne e lo portai in tavola alla velocità della luce.
"Eccoci qui" dissi tentando di apparire normale "Scusatemi, già che c'ero ne ho approfittato per mettere un pò in ordine in cucina!"
Poggiai la carne in tavola e mi sedetti, guardando Cain fare lo stesso, con un sorriso vittorioso dipinto in volto. In quel momento mi convinsi che non poteva andare così e che quell'istante in cucina non mi avrebbe rovinato la serata.
"Allora...Ti sono mancata?" chiesi sarcastica a Jake, per poi prendergli il viso tra le mani e baciarlo con passione di fronte a tutti e soprattutto di fronte a Cain, che a bacio finito, mi guardò indispettito e chinò la testa, senza più degnarmi di uno sguardo o di una parola fino alla fine della cena.
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SE SOLO SAPESSI ODIARTI [Adulti]- #Wattys2017
Fiksi RemajaIris Cunnigham non sarebbe più tornata in Scozia. Se lo era giurato quattro anni prima, quando era finalmente riuscita ad andarsene da quella piccola città che le stava così stretta, per tornare nel posto in cui era nata e che adorava tanto. Ma Lond...