Durante la notte fui svegliata molteplici volte a causa dei miei incubi ma, fortunatamente, trovavo sempre Luke accanto a me che mi controllava e mi aiutava nel caso avessi bisogno di qualcosa.
L'immagine dei miei genitori continuava a farsi viva nella mia mente, ma più li ricordavo, più diventava grande il dolore al petto. Mi faceva immensamente male il fatto di non poterli più vedere, e sapere che tutto questo era solo per colpa mia, mi uccideva dentro.
Dopo una delle tante urla successive ad un incubo e dopo le numerose volte in cui svegliai Luke, decisi di rimanere sveglia per non disturbare ulteriormente il ragazzo che vegliava su di me.
Mi soffermai ad osservarlo. Non l'avevo ancora guardato bene da quando lo vidi per la prima volta.
Aveva dei capelli color miele, non molto corti e spettinati e il suo viso era tenero e delicato, tanto da sembrare quasi un bambino.
Vicino all'occhio sinistro, però, notai un piccolo segno coperto in parte da ciuffetti di capelli. Una cicatrice forse.
Mi sporsi leggermente dal letto per guardarla meglio. Avevo la testa ancora dolorante, ma ero decisa a capire cosa fosse.
Così sopportai il dolore, che pian piano stava iniziando ad affievolirsi, e con le dita spostai quei fili dorati che mi impedivano di guardare la cicatrice, stando attenta a non toccare nessun'altra cosa che non fossero i suoi capelli. Non ebbi nemmeno il tempo di vederla, che lui si svegliò.
Rimase a fissarmi per qualche secondo, con quegli occhi penetranti che mi fecero venire i brividi.
«Scusami, non volevo svegliarti..» le parole uscirono dalla mia bocca così piano che quasi nemmeno io stessa le sentii.
Lui, non sapevo come, capí quello che avevo appena detto e mi sorrise, quasi come per dirmi "è tutto ok".
Mi rassicurai subito ed accennai un sorriso in risposta al suo.
«Vado a cercare qualcosa da mangiare, sarai affamata.» mi disse lui alzandosi dalla sedia che si trovava accanto al letto.
«in effetti un poco lo sono.» gli risposi io cercando di mettermi seduta sul letto.
Lui però mi vide e subito corse da me.
«No, ferma. Che stai facendo?» mi disse in tono preoccupato.
Stava per mettermi una mano dietro la schiena per sorreggermi quando lo fermai.
«Non toccarmi!» urlai.
Lui ritirò subito la mano.
«Perché?»
«N-niente.. Non.. Non hai letto la mia lettera?» chiesi io cercando di nascondermi il viso con le mani.
Una lacrima uscì dal mio viso.
Non potevo permettergli di morire a causa mia.
Un pensiero però, attraversò la mia mente. Era lo stesso che avevo avuto il giorno prima, ma che non ebbi il coraggio di dire ad alta voce.
I miei pensieri furono interrotti dalla sua voce calda.
«Quale lettera?»
Levai le mani dal mio viso e rimasi a guardarlo con gli occhi spalancati.
«Quella che ho scritto io. Era accanto a me quando mi hai colpita con il pezzo di legno.»
«Non mi sono accorto di nessuna lettera.» disse lui guardandomi negli occhi.
Quegli occhi mi terrorizzavano ancora di più. Erano così chiari, così belli, che mi sembrava che su di essi si riflettesse tutta la mia anima e quasi mi spaventavo che lui potesse leggermi nel pensiero con un solo sguardo.
«Potresti andare a controllare se c'è?» chiesi gentilmente.
«Si certo.» mi rispose lui con il solito sorriso dolce.
«Oh.. E per favore.. Non leggerla. Te ne prego.» dissi io diventando nuovamente rossa.
«D'accordo. Ti porto la lettera e poi vado a cercare qualcosa da mangiare. Tu non ti muovere.» e se ne andò nell'altra stanza per controllare.
In quel momento sperai davvero tanto che lui non la leggesse. Che avrebbe pensato di me altrimenti? Che sono un mostro?
Scacciai questi pensieri dalla mia mente mentre guardavo all'esterno dalla finestra che si trovava di fronte al letto in cui ero coricata.
Il sole illuminava il verde degli alberi, facendo sembrare tutto più armonioso.
Lentamente, mi alzai dal letto.
La testa faceva ancora molto male e non avevo tante forze a mia disposizione, ma sentivo il bisogno di sentire il calore dei raggi del sole ancora una volta sulla mia pelle.
Così, cautamente, mi avvicinai alla finestra e mi sporsi in avanti.
Il calore invase ogni centimetro del mio corpo e mi sentii come nuova.
Guardai all'esterno e sembrò come se la natura volesse festeggiare.
Un tripudio di colori avvolgeva quel paesaggio meraviglioso, e io, mi persi guardandolo.
Fu allora che sentii la voce calda di Luke.
«che ci fai in piedi?» mi chiese avvicinandosi.
«Avevo bisogno di sentire il sole sulla mia pelle.» risposi continuando a guardare all'esterno della finestra.
«D'accordo, ora però ti aiuto a rimetterti sul letto. É meglio che ti riposi.»
«Vorrei stare qui ancora un altro poco. E comunque ricorda di non toccarmi per nessuna ragione.» dissi in tono severo.
«Ma perché? Tanto ti ho già toccata quando ti ho messa sul letto e non è successo nulla..» e detto questo, si bloccò.
«che vuoi dire?» dissi avvicinandomi a lui.
L'aveva letta. Ne fui più sicura che mai.
«Mi dispiace, ero davvero troppo curioso di sapere che ci facevi con quel coltello in mano e.. Pensavo di trovare la risposta qui, e infatti così è stato.» disse lui in tono agitato.
Si vedeva che era dispiaciuto per quello che aveva fatto, ma io mi arrabbiai comunque. Gli avevo chiesto di non leggerla e lui l'aveva fatto.
«Ti avevo chiesto di non farlo!» sbottai io. Feci per tornare a letto quando inciampai su qualcosa sul pavimento.
Stavo per cadere a terra ma Luke corse verso di me e mi afferrò.
Sembrava la scena di un film: lui inginocchiato a terra con me tra le braccia. Più romantico di così..
Io rimasi con la bocca aperta. Non potevo crederci. Mi stava toccando, di nuovo. Ed era ancora vivo.
Che i miei poteri fossero svaniti?
Una serie di domande affollarono la mia testa. Come poteva essere? Forse, rimanendo incosciente per un po di giorni, la maledizione se n'era andata per una qualche inspiegabile ragione.
Immediatamente pensai ad una cosa che Luke mi aveva detto il giorno prima.
"Io non sono una persona normale."
Quelle parole rimbombarono nella mia mente più e più volte.
Forse Luke era come me. Forse per questo la mia maledizione su di lui non aveva effetto. Forse era per questo che delle persone lo stavano cercando. Per via del suo potere.
«C-come..» balbettai tenendo lo sguardo fisso su di lui.
Eravamo ancora per terra. Luke mi teneva stretta a sè e questo mi faceva sentire terribilmente vulnerabile. Non era mai capitato che qualcuno mi potesse toccare, e per me era diventato quasi come uno scudo ormai.
Nessuno poteva toccarmi, nessuno poteva farmi del male. La pensavo così.
«Non ne ho idea.» disse lui più sbalordito di me, facendo fermare, per qualche istante, il mio battito cardiaco.
«Non è possibile.» continuai a ripetere. «Non è assolutamente possibile.»
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La maledizione del ghiaccio perenne
ParanormalKyara Smith, un nome come un altro, una sedicenne come tutte. O almeno all'apparenza. Possiede un oscuro segreto che nasconde da sempre. Dentro di sé, porta il peso della sua vita e di tutte quelle che, senza volerlo, ha rubato a persone innocenti...