Il mio nome è Aurora, già, proprio Aurora. Nessuna Jessica, Anne, Rose in questa storia, nessun protagonista di origine Statunitense, magari di grandi città quali Seattle o Chicago. Assolutamente. Il mio nome è Aurora, e vivo in un paese di campagna nei pressi di Milano, la grande Metropoli. In ogni caso, questa "città" (se così posso chiamarla), non ha niente a che fare con Milano, ed in realtà, ora che ci penso, non ha niente a che fare con nessuna delle città in cui sono mai stata. La cosa non mi dispiace, tutto sommato, e questo lato inquietante del luogo in cui vivo, le sconfinate campagne, la fitta nebbia, accrescono quell'atmosfera misteriosa in stile Tim Burton che personalmente amo.
Già, forse l'avevo lasciato intendere nelle righe precedenti, ma non sono il genere di ragazza che ama le cose tradizionali, i negozi e le grandi e chiassose città. In realtà detesto questo genere di cose, e sono sempre stata solita a cercare in ogni angolo di ciò che vedo il lato macabro e misterioso, quello che in qualche modo ti fa venire la pelle d'oca. Questa mia attitudine è ben praticabile qui nel mio paese, in effetti, in quanto popolato per lo più da vecchi contadini in febbricitante attesa di raccontare ai "giovani d'oggi" qualcuna delle loro antiche leggende, ormai superate ed obsolete. Perché, parliamoci chiaro, a chi fanno più paura fantasmi e streghe cattive? Chi mai, nel ventunesimo secolo, rabbrividisce pensando a vampiri e lupi mannari? Ve lo dico io: nessuno. Ciò che manca in quelle storie dell'orrore, se così possono essere definite, è quel pizzico di innovazione che fa impazzire i ragazzi della mia età.
E io, quel pizzico di pepe, l'ho trovato. Eccome se l'ho trovato.
Era un pomeriggio di agosto, un caldissimo pomeriggio d'agosto, quando accesi il mio MacBook e cliccai due volte sull'icona "Safari". Controllai le notifiche su Facebook e su twitter, dopodiché, come al solito, cercai qualche forum in giro per Google, digitando qualche lettera e vedendo i risultati più curiosi. Quello in cui mi imbattei non fu un comune risultato, anzi. Quei due nomi mi parevano una cosa molto comica, messi lì in quell'accostamento: "Creepy Pasta". Chissà di quale sciocchezza si trattava! Pensai subito a qualcosa del genere 9gag o simili, in ogni caso una sciocchezza. Tuttavia non visitai subito il sito, e rimandai la cosa a quella sera, in quanto ero già in ritardo per un appuntamento.
Quella sera, tornata a casa, accesi nuovamente il computer, e dopo il solito rituale Facebook-Twitter, ridigitai sul motore di ricerca "Creepy Pasta", cliccando il primo risultato. Forse era per il fatto che mi aspettavo qualcosa di dannatamente comico, o forse perché ero abituata ai temi azzurri dei miei social network, o forse.. beh, non so il perché, so solo che quando la pagina si caricò, feci un salto, ribaltandomi quasi dalla sedia. Quello che vidi in quel momento non era per nulla divertente: uno sfondo nero con scritte rosso sangue, immagini spaventose con didascalie inquietanti sparse per tutto il back ground. Il cursore stesso era diventato una mano mozzata impregnata di sangue, che sostituiva la mia solita freccia bianca. Deglutii subito, e -preso coraggio- decisi di addentrarmi nei meandri del sito. Quello che vidi, strano a dirsi, mi piaceva. A quanto pare erano brevi ma intense storie dell'orrore, leggende metropolitane e storie paranormali. Divorai immediatamente la maggior parte delle storie, da "Jeff the Killer" e "Smile.jpg" alle più insignificanti storie inedite. Passai quasi tutta la notte a leggere minuziosamente quelle dosi spettrali di terrore, che diventavano poco a poco irresistibili, una vera e propria droga.
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Creepy Stories
FanfictionUna raccolta di tutto ciò che possa spaventare e inquietare anche l'animo più impassibile. Spero che ciò che scriverò in questa raccolta vi faccia venire i brividi.